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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: giovedì 4 ottobre 2018, 21:43 
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Salve amici. Riprendo il discorso lasciato in sospeso da troppo tempo. In effetti gli ostacoli che ho incontrato nel processo costruttivo sono stati notevoli, ma con il solito piglio e caparbietà sono andato avanti senza arrendermi. Gli step costruttivi sono stati tanti, ma quello che mi ha dato più tormento è stato la messa a punto dei giunti articolati tra le carrozze intermedie, nonché l’aggancio alle carrozze 2 e 6, cioè quelle che fanno parte delle sezioni di testa motorizzate. Per cercare di rendere più accostate possibile le carrozze tra di loro ho dovuto sostenere un lavoro molto lungo e noioso di adattamento dei due carrelli di mezzo che servono a correlare le tre carrozze snodate. Questi particolari mi hanno indotto a copiare dei sistemi già collaudati su altri mezzi di origine commerciale, ma con la prerogativa di essere riprodotti manualmente. Allo scopo di rendere interdipendenti le tre carrozze intermedie facenti parte della sezione centrale del convoglio ho fatto ricorso al sistema di snodo adoperato dalla LIMA per riprodurre il suo ETR 200, che vedeva delle cavità sotto al piano di calpestio d’estremità a forma angolata a V in cui scorrono dei perni verticali poggianti sul carrello di snodo. Il carrello, quindi è munito di queste due protuberanze coniche verticali, alle estremità dello stesso, che fungono da aggancio per le carrozze contigue e da timone di allontanamento per facilitare l’ingresso in curva di raggio minimo, impedendo così il deragliamento. Insomma, un progetto che ha avuto il suo successo e che mi ha aiutato a creare il giusto collegamento tra le carrozze intermedie, anche se le stesse saranno dotate di ulteriori mantici in gomma per simulare quelli reali e a nascondere tutto il sistema, che altrimenti sarebbe visibilmente antiestetico.
Avevo escogitato un piano B per realizzare queste articolazioni, ma per il momento procederò con questo sistema. Le foto danno l’idea del progetto eseguito.


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Commento file: La carrozza centrale n. 4, cucina, con i carrelli di snodo.
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Commento file: Il sistema di articolazione tra le carrozze intermedie.
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Commento file: L'intercomunicante lato estremo della carrozza 3 e 5 in collegamento con le sezioni di testa.
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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: venerdì 5 ottobre 2018, 14:34 
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Nel costruire i carrelli così concepiti ho seguito le metodologie adottate in passato per l’ATR, avendo cura di apportare delle modifiche visibili che consistono nel rendere inclinato il piano superiore dello stesso procedendo dal centro verso l’esterno dei due lati. In questo modo ho evitato un eventuale attrito dei bordini con la faccia inferiore del piano di calpestio. Anche questo è stato rastremato all’altezza delle ruote, ricavando gli spazi utili alla traslazione degli assi.
In foto alcuni esempi di impiego. Il carro centrale munito dei carrelli mobili. Si notino gli incavi ricavati per lasciare spazio libero ai bordini.


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: venerdì 5 ottobre 2018, 14:42 
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Il piano di calpestio non è altro che un asse di forex da 3,00 mm di spessore ritagliato con seghetto da traforo che si inserisce a baionetta da un’estremità e fissato con delle viti in corrispondenza del perno di rotazione del carrello di estremità Inoltre ogni asse di forex è stato munito di una zavorra costituita da un blocchetto di stagno- piombo ritagliato e incollato sul lato inferiore allo scopo di rendere più stabile la carrozza, che altrimenti si rivelerebbe troppo leggera. La fase di collaudo del complesso centrale è durato a lungo, poiché si rilevavano ripetutamente delle impuntature nelle curve di raggio più stretto, e ciò finchè non ho raggiunto il risultato di una scorrevolezza sciolta ed uniforme. Lavoro molto lungo e noioso per la verità, ma che mi ha dato numerosi spunti di riflessione nello sviluppo di ulteriori modelli futuri.
Una volta raggiunto l’equilibrio necessario nella marcia, anche nelle curve più strette, sono passato a sviluppare l’aggancio con le sezioni di testa, cioè quelle motorizzate che non sono dotate di mantici avvolgenti, ma solo di quelli di intercomunicazione tradizionali. Qui ho deciso di utilizzare degli agganci di vecchia concezione per rimanere nel campo della sicurezza di funzionamento, anche se avrei desiderato utilizzare i timoni di allontanamento del tipo edito da ROCO. Lo spazio di alloggiamento sotto il piano di calpestio, però, era troppo esiguo e trovavo difficoltà a reperire dei ganci estremamente sottili che si potessero annidare alle estremità senza interferire con il moto di rotazione dei carrelli interessati. La cosa mi ha costretto ad ulteriori fasi di collaudo con snervanti prove di andata e ritorno su curve di raggio minimo. La difficoltà maggiore era quella di rendere il gancio maschio-femmina in forma flessibile o solidale con il telaio del carrello. A volte questo tipo di gancio si rivelava troppo corto e le estremità delle carrozze si trovavano a confliggere, con conseguente deragliamento del convoglio. Ho dovuto provare e riprovare diverse lunghezze prima di arrivare a quella giusta, che non facesse soffrire troppo l’occhio dell’osservatore.


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Commento file: Il risultato della tornitura interna della ruota LIMA.
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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: venerdì 5 ottobre 2018, 14:48 
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Alla prova di marcia in entrambe le direzioni il convoglio stentava ad avanzare, causa il peso delle carrozze centrali che erano state zavorrate per necessità di stabilità. Ho ritenuto allora necessario la sostituzione di due assi motori, uno per ogni sezione di testa, con degli assi muniti di anello di aderenza in gomma. La cosa non mi sembrava facile da risolvere, visto che occorrevano ovviamente delle ruote di uguale diametro delle altre a cui veniva accoppiata nel carrello motore. A questo punto ripartiva la ricerca e tra le opzioni possibili ho scelto di usare delle ruote con cerchiatura della LIMA, derivate da un carrello motore G, con diametro 11,50 mm, giusto quello che si adattava meglio al diametro delle ruote tedesche. Il fatto è che tali ruote sono munite dal lato interno di una ruota dentata che si innesta nel sistema di motorizzazione tipico delle vecchie LIMA. Senza darmi per vinto, ho smontato le ruote dagli assi del motore G e le ho bloccate con una vite a bullone dello stesso diametro, tale da poter inserire l’asta della vite nel mandrino del trapanino da banco. Facendo girare il trapanino come un tornio ho assottigliato la ruota dentata in plastica e l’ho portata alla misura di un tappino, simile a quello che serve da isolante. Fatalità, il foro porta asse della ruota è dello stesso diametro dell’asse tedesco ed è stato semplice inserire la ruota nel carrello tedesco. Pazienza sul fatto di aver dovuto mettere fuori uso due carrelli motori G per poter sfruttare le ruote con anello di aderenza, ma “ubi maior, minor cessat”. Alla prova di marcia tutto il moto è migliorato definitivamente e con questo anche l’occhio ha la sua soddisfazione. Per questo step si guardi l'intervento precedente.
Inoltre ho eseguito le prime corse di collaudo per la sezione 1-2 in linea.

https://youtu.be/xsM8mbo3ZDw




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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: venerdì 5 ottobre 2018, 15:17 
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Sono sempre raggi da 480-540 mm ?


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: venerdì 5 ottobre 2018, 18:23 
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Cita:
Sono sempre raggi da 480-540 mm ?



Questa volta credo di essere sceso sotto i 450 mm di raggio, ma ho dovuto sacrificare la parte alta delle fiancate carrelli per mantenere la bombatura delle fiancate carrozze. Ma per avere la giusta impressione bisognerà attendere il collaudo definitivo, previsto per la fine dei lavori di equilibratura e fluidità del convoglio. Ho ancora alcune cose da mettere a punto, visto che coordinare il giusto movimento con due motori alle due estremità non è cosa da poco.
Saluti.


Ultima modifica di claudio50 il domenica 7 ottobre 2018, 11:48, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: sabato 6 ottobre 2018, 18:08 
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Salve amici, è con grande soddisfazione che posto adesso il risultato di un lungo ed impegnativo lavoro di equilibratura, di adattamento e di aggiustaggio dei tanti elementi del convoglio "Settebello", che ho sempre desiderato di possedere. Il convoglio è naturalmente lungi dall'essere finito, ma la meta oggi raggiunta è fondamentale per il prosieguo dell'opera.

https://youtu.be/UyeAzy1KLzo


Spero che si possa godere tutto il videoclip senza interruzioni. Si tratta comunque di una corsa di collaudo che sarà seguita da altre prove in linea ed in curva. Che fatica!
Nel video si distinguono alcuni carrelli muniti già delle fiancate carrelli operativi, in particolare delle sezioni d’estremità, mentre devo ancora adattare e applicare le stesse sui carrelli della sezione centrale. Fino ad ora ho dato precedenza al compromesso di sacrificare parte della fiancata carrelli per rendere agevole la rotazione all’interno della sede propria. Per quel che riguarda i carrelli delle articolazioni credo di poter preservare la fiancata, ma è il tema del prossimo step.
Al prossimo step.


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: sabato 6 ottobre 2018, 20:03 
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E che soddisfazione :shock:
Viaggia ottimamente !


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: domenica 7 ottobre 2018, 7:22 
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Località: Milano
Ottimo lavoro, complimenti.
Marco


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: domenica 7 ottobre 2018, 8:30 
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Messaggi: 2703
Località: Bracciano (Roma)
Bravo Claudio, ottimo risultato: viaggia alla grande e senza impuntamenti di sorta!!!


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: domenica 7 ottobre 2018, 11:45 
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Grazie ragazzi. In effetti ho sudato cento camicie per ottenere questa scorrevolezza. C'è ancora molto da fare, ma il peggio sembra passato. Certamente mettere in linea un convoglio di questo tipo senza inceppamenti (ricordo che ci sono due motori in coppia che spingono e trainano a turno) è stata un'impresa. Il difficile della cosa è stato trovare due motori che girino alla stessa velocità, o per lo meno ad una velocità assolutamente simile e gli esperti che conoscono i valori dell'elettricità sanno di cosa parlo. Il rischio è che alla lunga uno dei due motori possa bruciarsi, ma questo si vedrà con il tempo. Comunque i carrelli motore clonati sembrano lavorare in modo ineccepibile e per me questo è un successo fondamentale.
Prossimi steps sono: il completamento di tutte le fiancate carrelli, la verniciatura, l'applicazione del finestrini e le rifiniture di rito. Immagino già le domande su come realizzerò i finestrini! Sarete sorpresi.-
Saluti circolari.


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: venerdì 26 ottobre 2018, 9:16 
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Torno a descrivere i miei passi avanti, cercando di essere più chiaro possibile. Dall'ultimo punto dello stato dell'arte ho ottenuto alcuni successi negli esperimenti che porto avanti ed in particolare sulla produzione dei finestrini. Per ciò che riguarda le fiancate carrelli di cui sopra confermo che non è stato necessario rastremare troppo sulla parte alta degli stessi, tant'è che è possibile intravvedere i particolari in evidenza.
Tornando ai finestrini, punto cruciale dell'estetica di un modello in scala, ho voluto sperimentare un procedimento non nuovo come idea, ma più decisivo nella procedura. Come si vede in foto ho preparato dei rettangolini di plasticard trasparente da 1,5 mm di spessore che ho poi contornato con dei listelli dello stesso materiale bianco da 0,5 mm di spessore, lasciando un rilievo a forma di cornice intorno al vetrino iniziale. Poi ho replicato questi vetrini con l'aiuto del sempre valido silicone e ne ho prodotti una certa quantità, in modo che ne potessi avere una batteria da ricopiare con altro stampo siliconico. Infine ho utilizzato una resina di nuova generazione che è in grado di rimanere perfettamente trasparente dopo la catalizzazione. Le precedenti resine trasparenti non erano soddisfacenti in quanto dopo breve tempo diventano opache e non danno un bell'effetto. Dopo prove e confronti ho deciso di adire questa strada per la riproduzione dei finestrini con il vantaggio di avere anche le cornici metallizzate (o almeno di colore argenteo). Per il risultato finale bisogna attendere qualche giorno di volta in volta, poiché questa resina ha un tempo di catalisi di 72 ore complessive, prima di poterla trattare con lima e carta vetro. I primi risultati sembrano confortanti, ma per un giudizio definitivo attenderò la fine dei lavori.
Altro punto fondamentale è la riproduzione del complesso di vetri che circonda tutto il belvedere ed anche qui ho cercato di applicare la stessa metodologia. Dalle foto si può capire come ho proceduto a riprodurre la cornice superiore ed inferiore che segue la curva della vetrata. Ho dovuto dare la forma iniziale alla curvatura della vetrata, utilizzando degli spezzoni di resina e aiutandomi con una “machette” del modello, ancora grezzo, ho provato e riprovato fino ad avere la giusta complanarità con il resto della carrozzeria. La cosa più importante è la lucidatura del prodotto finito, poiché la copia replicata dovrà avere la stessa levigatura con la resina trasparente. Qui ho usato a varie passate delle lime da “manicure” che sono di varia grana, fino ad arrivare ad uno stick con superficie tipo “pelle”. Il processo garantisce una levigatura ottimale. Non nascondo che ho ancora perplessità sul risultato finale, visto che i vetrini vengono fuori leggermente opachi dalla parte che sarà quella esterna, mentre sono perfettamente lucidi e cristallini dalla parte interna. Per la vetrata del belvedere, ovviamente, la lucidatura dovrà essere creata anche all'interno. La differenza sui vetrini sta nel fatto che lo stampo è concepito a cielo aperto, cioé la colata avviene senza controstampo e quindi la superficie a contatto con il silicone risulta leggermente opaca, mentre quella libera superiore è perfettamente lucida. Da qui credo di poter ottenere lo stesso risultato anche sulla superficie opaca solo dopo aver montato tutti i vetrini sul modello finito, ricoprendoli poi con un sottile strato di resina trasparente libera. Ma vedremo in seguito. Concludo confermando che tutto ciò è comunque un esperimento che sottopongo al vostro giudizio e impressione, consapevole che i risultati finali sono tutti da valutare.


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: domenica 18 novembre 2018, 9:39 
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Torno a descrivere il mio lavoro dopo tanto tempo, ma con giustificati motivi. E' giunto il momento della verniciatura e qui devo descrivere un problema che forse qualcuno ha incontrato nella sua carriera modellistica. Il fatto è questo: come descritto in precedenza ho dovuto far ricorso alle carrozzerie di un mio vecchio progetto che erano uguali a coppie tra loro, cioè due testate e due intermedie (quelle servite per l'ETR 250 per intenderci). Ebbene dopo aver apportato le doverose modifiche per ottenere le varie differenziazioni presenti sulle tre carrozze intermedie oltre che sulle due carrozze in coda alle testate (roba di poco conto, solo l'eliminazione di un finestrino grande sostituito da due finestrini piccoli) mi sono attivato per la verniciatura finale. Tutto sembrava andare per il meglio quando la vernice in alcuni punti non si asciugava affatto, anche dopo 48 ore e oltre. Là dove avevo apportato le modifiche, in quei punti di aggiunte di pezzi di resina con l'aiuto della colla ciano-acrilica e poi della epossidica, con stuccatura a dovere, non c'era verso di far asciugare la vernice, mentre su tutto il resto del convoglio le cose procedevano al meglio. Che cosa causava questo fenomeno, visto che la vernice in quei punti tendeva a rimanere appiccicosa? Ho perso tanto tempo ad eliminare quel pattume e a carteggiare nuovamente fino ad ottenere una superficie perfettamente liscia e a riverniciare. Ma il diavolo ci metteva il suo fatidico zampino: il fenomeno si ripeteva! OK: Ho deciso di rifare il lavoro eliminando ogni traccia di vernice e stucco e rifacendo il processo fin dall'inizio, utilizzando un aggrappante acrilico. A questo punto il fenomeno sembrava sparire e dopo l'ennesima verniciatura la superficie sembrava più solida e disseccata. Ora vorrei attendere qualche giorno ancora prima di continuare con la sovrapposizione del verde magnolia, per timore che il grigio primario tenda a scrostarsi. Qualcuno ha mai riscontrato questo fenomeno?


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: domenica 18 novembre 2018, 11:09 
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Fermo restando che ci vuole un chimico esperto nei materiale e nelle vernici che usi (in concreto chi le ha formulate), il problema è dovuto agli ingredienti di resina e vernici, e capita anche con le colle.
Oltre alla non asciugatura, hai notato anche surriscaldamenti nella zona dove la vernice non asciuga?
Non insistere troppo, si potrebbe alterare la resina fino a crepare o peggio sciogliersi.
All'atto pratico si creano due fenomeni principali, magari anche conteporaneamente: un ingrediante fa da solvente all'altro fino a quando non è tutto evaporato, si crea una reazione termica fra i diversi elementi chimici.
Magari provare con sottofondo alla nitro o/e utilizzare stucchi per carrozzerie di autoveicoli, potrebbe eliminare il problema, magari prova su pezzi di risulta.
Prova a dare una letta alle schede dei dei materiali che usi, se non sono nelle confezioni le dovresti trovare in rete, poi magari chiedi a un chimico.


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 Oggetto del messaggio: Re: Un elettrotreno di classe: l' ETR 300.
MessaggioInviato: domenica 18 novembre 2018, 12:07 
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Grazie Marco per le info, in effetti tutti i sospetti mi sono passati per la mente e quello che dici ha un senso. Visto che a oltre una settimana dalla mia ultima verniciatura non si è più verificato questo maledetto fenomeno, spero proprio che l'accidente sia passato e appena posso continuo con il verde sulle fasce interessate. Allego una foto delle carrozze interessate che adesso sembrano addomesticate. Credo di aver fatto la cosa giusta, visto che tu suggerisci una verniciatura preliminare alla nitro ed io ho usato l'acrilico. Probabilmente questa base di acrilico ha sostituito il colore alla nitro o comunque ha sortito l'effetto giusto. Ma!
Per ciò che riguarda il calore posso dire con certezza che non si è sviluppato alcun riscaldamento delle parti in questione. Grazie ancora.


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