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Il trasporto ferroviario nel nuovo governo di centro-sinistra. L’esperienza della Toscana
Nel nuovo quadro politico uscito dalle elezioni del 9 e 10 aprile - che ha finalmente decretato la fine del peggiore governo del dopoguerra - la ventilata ed auspicabile assegnazione ai Verdi del Ministero delle Infrastrutture apre nuovi orizzonti anche per quanto riguarda il trasporto ferroviario, che esce a pezzi da cinque anni di mal governo politico ed aziendale; il suo rilancio appare invece assolutamente essenziale proprio nell’ottica di una politica ambientalista, che deve privilegiare tutti i mezzi di trasporto alternativi a quello su gomma, a cui dobbiamo la gran parte dello smog che quotidianamente soffoca le nostre città, causando malattie e decessi (basti pensare alla nube di polveri provenienti dall’autostrada che soffoca Firenze).
In questo senso, l’esperienza dei Verdi della Toscana potrebbe forse fornire un piccolo contributo. Molte e di vario tipo appaiono infatti le iniziative promosse dai Verdi su questa scottante materia. Da un lato, si è cercato di stimolare e di favorire il trasporto delle merci su ferro, che in Italia riveste ancora uno spazio marginale rispetto a quello su gomma. Nel 2004 siamo riusciti infatti a spostare su rotaia (verso l’Interporto di Guasticce a Livorno) una parte del traffico dei mezzi pesanti trasportanti il materiale di scavo dei cantieri dell’AV a Firenze, evitando così almeno in parte di intasare le nostre strade di camion altamente inquinanti. Sempre nello stesso anno, l’iniziativa di Duel promossa da Fabio Roggiolani, che metteva in competizione il traffico su gomma con il cabotaggio ha chiaramente dimostrato la convenienza e l’economicità di quest’ultimo, che nel nostro paese (che pure è una penisola!) appare estremamente sotto utilizzato: ecco un’altra priorità per la nuova (si spera verde!) politica infrastrutturale.
Dall’altro lato, abbiamo alacremente lavorato per migliorare la qualità e la sicurezza del trasporto ferroviario nella nostra regione, specialmente di quello delle decine di migliaia di pendolari che quotidianamente usano il treno (e non il mezzo privato!) per recarsi al lavoro o a scuola o all’università, compiendo una scelta eco compatibile che andrebbe sostenuta ma che, al contrario, il governo nazionale e Trenitialia hanno scelto di penalizzare in favore delle grandi opere e dei treni super lusso. Abbiamo anche in questo caso ottenuto un risultato politico importante, con l’approvazione (all’unanimità) da parte del Consiglio Regionale della mozione “Sulla qualità e sulla sicurezza del trasporto ferroviario”, che vincola la Regione a far inserire nel contratto con Trenitalia il ripristino della figura del capotreno, che in molti casi è stato purtroppo sottratto alla sua funzione di controllo e di assistenza sui vagoni e dirottato in cabina di guida come aiuto macchinista, il tutto al fine (ovvviamente) di risparmiare sul personale eliminando la figura del secondo macchinista. E’ proprio questa politica di tagli selvaggi al personale ed al materiale rotabile (ormai fatiscente e causa principe dei ritardi e delle soppressioni dei treni) che occorre combattere anche sul piano nazionale, e l’adozione da parte del nuovo governo della clausola suddetta potrebbe essere un buon inizio. Come potrebbe essere un buon inizio invertire la rotta in merito alla politica sugli impianti situati in Toscana, regione che (forse per ritorsione politica…?) si è voluto pervicacemente boicottare: dalla dismissione dell’importantissimo impianto di viale Spartaco Lavagnini a Firenze al ventilato traferimento del centro di controllo sull’AV da Firenze Campo di Marte al clamoroso sotto utilizzo dell’impianto per la riparazione dell’Osmannoro, la Toscana ha infatti pagato e sta pagando anche in termini di perdita di posti di lavoro la disastrosa politica del governo e di Trenitalia.
Un cambio di rotta appare infine necessario anche per quanto riguarda l’opera dell’AV: visti i precedenti, a Firenze la sua realizzazione desta più di una preoccupazione in merito ai rischi di tipo idrogeologico, ambientale (rumori, polveri, emissioni, ecc.), di danneggiamento degli edifici limitrofi, senza contare la spesa spropositata (1.330.000 euro) ed i tempi biblici previsti per la sua realizzazione (il 2017). Senza chiusure ideologiche e pregiudizi, si vorrebbe però che sulle modalità di realizzazione di tale opera il nuovo governo adottasse il metodo della concertazione e dell’ascolto delle ragioni dei tanti comitati e cittadini comprensibilmente allarmati.
Mi viene voglia di prendere a schiaffi quella faccia da c**o di quel sole falso-ridente...