Italiani!
Smanioso di gettar una lama di luce sulle fatidiche vicende del Ventennio, lusingato dalle lodi ancorchè ingiustamente ricevute, senza indugiare propongo a voi la parte terza ed ultima:
- Nemmeno per sogno. Sarò IO a condurre l’ETR 200 nel cimento fatale che infrangerà la barriera dei duecento all’ora. A me la celerità, a me la snellezza, a me la possanza di codesto veicolo su rotaja, vanto dell’operosità dell’industria autarchica del Paese, onore dell’eccellenza della tecnica e della scianza Italiane, testimone audacissimo del fervore fascista della nostra Patria invitta, ora e sempre! PAVANATI! A tutti diremo ch’il treno sarà condotto da quel tal Cervellati: soltanto al trionfale arrivo nella città pontina mi svelerò, isporgendomi dal finestrino della cabina di guida in camicia nera! (e qui dette una gran manganellata sullo scrittojo).
Cosa poté la saggia prudenza del Pavanati contro l’audacia e lo sprezzo del pericolo così prepotentemente manifestati dal Dux? Nulla. Una volta giunto il momento fatale, celato ne’ panni del macchinista Cervellati, coadiuvato dal Pavanati ubicato al Suo fianco a guisa di ajuto macchinista, trovavasi il Duce colla mano fremente sulla manetta del combinatore. Alle loro terga l’ingegner Bianchi, sfilata la matita mal temprata da dietro l’orecchio, compitava calcoli su calcoli.
- Capostazione, spicciati a darmi il via libera, boja d’un mond leder! E voi, Bianchi: non mi fido de’ vostri conti. Voglio ch’il voltaggio venga innalzato sino a 4500 Volta, sì da non rischiar di fallar il cimento: datene l’ordine prima che si parta, perdiana!
- Ma, Eccellenza …
Il rimbombar del manganello sulla paratoja della cabina, non disgiunto dall’avvertimento: “badate, Bianchi …“ risolse qualsivoglia dubbio. Alzaron il voltaggio gli operatori delle sottostazioni, dette il via libera il capostazione, si segnò colla Croce il Bianchi timoroso, toccossi fugacemente i virili attributi il Pavanati … Tempestiva come una nerbata la mano mancina del Duce saggiò le tacche del reostato escludendone via via gli elementi, mentre la mano dritta si cimentava col combinatore. Veemente, possente, inarrestabile l’ETR s’avventò fragoroso sulle rotaje, bramoso di porre il suggello ch’affermasse, ora e sempre, il predomino assoluto d’Italia sull’altre potenze, ancorché alleate. Ad ogni stazione drappelli d’avanguardisti porgevan il saluto; ad ogni casello l’agente di guardia prorompeva un’ EJA; ad ogni balcone delle città attraversate, massaje festanti sventolavan i grembiuli.
- Eccellenza, non per portar jella o jattura, ma mi par d’odorare puzzo di bruciato … non staran forse soffrendo i motori, così duramente cimentati?
- Manco per sogno, Pavanati. Non percepisci l’orgoglio d’elettroni ed joni, infinitamente minuscoli partecipi dell’impresa, che alla velocità della luce percorron instancabili le spire di rame de’ motori? Bubbole, Pavanati: tutto procede pel meglio. E se poi accadesse qualcosa di nefasto, il Bianchi qui presente ne pagherebbe senza indugio le conseguenze: no, non abbiam nulla da temere. Seguitare! Procedere! Vincere!
Tuttavia, per una volta, il Pavanati aveva visto (anzi: odorato) giusto. Nel mentre ch’il treno divorava le rotaje a ducento chilometri l’ora, il formidabile calore sprigionato negli avvolgimenti elettrici, non adusi a siffatto voltaggio, tradimentoso peggio della carie de’ denti molari inesorabilmente coceva la bachelite degli isolamenti. Sin quando l’isolante suddetto, non più sopportando l’ingiuria, simultaneamente ne’ sei motori, alfin prese foco.
- All’armi! Bruciamo! Deh, un vile attentato! Di sicuro l’anarchico Mengozzi … PAVANATI ! Chi t’ha autorizzato? Via la mano dal freno, perdiana!
- Ma, Duce …
- Mancan soli chilometri due a Latina, boja d’un mond leder! Ce la faremo! Vincere !!!
Il Duce, com’è ben noto, non s’arrendeva mai: l’ETR proseguì implacabile la corsa, avvolto dal fumo, colle vampe ch’uscivan d’ambo i lati appiccando il foco alle divise di avanguardisti e squadristi che, sulle banchine, romanamente salutavano il convoglio che fragoroso irrompeva nelle stazioni.
Mancavan soli metri cinquecento alla meta quando, con un lampo accecante, il separatore d’Arbela posto sull’imperiale rese l’anima a Dio. Il treno, oramai privo di forza vitale, procedé sull’abbrivio penetrando, finalmente, nella stazione pontina. Quivi fendette due ali di popolo osannante, spontaneamente convenuto pell’occasione, e quando esso s’arrestò centomila tacchi fecero un solo TOC, centomila braccia scattarono nel saluto Romano, centomila bocche proruppero nel grido fatale:
DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE!
Orgoglioso, trionfante, il petto in fuori, il mento proteso innanzi, lo sguardo sprezzante, il Dux dischiuse il finestrino e, mentre la folla taceva da non sentirsi volare un mosca, esclamò:
- Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili! La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia! Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo Italiano!
- Pssst … Duce, avete sbagliato discorso! Non è ancora giunta l’ora d’attaccar battaglia!
- Hai ragione, perdiana. (Rivolto alla folla:) Camerati: scherzavo, boja d’un mond leder! Suvvia, si dia di piglio a tortellini e cotica di majale, ch’abbiam fatto le ore una! Pavanati!
- Sono costernato, Eccellenza … il calore de’ motori arroventati, ed il gran fumo, han irrimediabilmente guastato le derrate pronte all’uso nella carrozza ristorante. Tortellini, zampone, cotechino, lenticchie, ciccioli fritti, lambrusco … non resta più nulla, tranne codesta piadina, un po’ bruciacchiata ma ancor quasi intatta: essa è per Voi, Duce.
- Fanne l’uso che sai di quella piadina, perdiana, boja d’un mond leder!! Tutta colpa del Bianchi, che volle impudentemente alzar il voltaggio oltre i limiti dell’osabile! PAVANATI ! A me il manganello numero 3, quello elettrodinamico, coll’impugnatura d’ebano e l’estremità caricata a diecimila Volta!
La collera del Duce, in ispecie collo stomaco vuoto, è cosa da non augurare a nessuno. Si scagliò egli, brandendo il manganello n. 3, sull’orme dell’ingegner Bianchi, che terrorizzato correva a perdifiato sclamando:
- Non adiratevi, Eccellenza! Fallimmo coll’elettrico: vinceremo col Diesel! Ho già pronto un progetto, trattasi d’un motore turbocompresso che …
PIM! PUM! PAM! Le note del manganello conclusero la vicenda, che al ricordarla, mi prende un groppo alla gola da non riuscire più a scrivere!
Alla prossima, camerati! Vincere!
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