Ugo Fermi ha scritto:
Tra l'altro, nelle foto da setellite di google maps sembra di vedere le tracce di un altro raccordo sempre a Cambiano, verso l'autoparco militare: qualcuno ne sa nulla?
Io nel '92 lì ci facevo il capoposto. In quell'anno l'impianto è stato declassato a Parco Veicoli Inefficienti (in pratica, un vero e proprio autodemolitore militare) e la sorveglianza, da armata che era (in carico al 3° Alpini) è passata ad un semplice piantonaggio (e passata a noi del 1° Nizza). Prima, infatti era un deposito di veicoli Efficienti - lì venivano consegnati i veicoli nuovi prima che venissero destinati ai reparti.
Quello che ricordo della storia dell'impianto, che ero riuscito sommariamente a ricostruire, è all'incirca questo. La struttura nasce come fabbrica di automobili, poi convertita in fabbrica di mezzi militari e rilevata dalla SPA. Lì venivano costruite le autoblindo destinate alla guerra d'Africa (parlo delle campagne di Giolitti e successive) e di lì è uscito il blindo che ancor oggi è monumentato (funzionante) nella piazza d'armi della "Litta Modignani" di Pinerolo.
Fallita la SPA, un paio di capannoni furono adibiti a fabbrica di munizioni: molto evidente la protezione degli edifici utilizzati a questo scopo mediante gabbia di Faraday. Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale l'intero comprensorio - da sempre di interesse militare - è poi stato acquisito dall'Esercito ed utilizzato per gli scopi accennati all'inizio. Dopo il congedo sono tornato lì un paio di volte, poi non ho più avuto occasione di passare ed adesso ignoro se il "PVI Cambiano" sia ancora attivo.
All'interno corre una fitta rete di binari: tutti i capannoni sono muniti di piano caricatore e serviti da relativo binario, come si conveniva ad un impianto industriale del primo Novecento.
Tutto il complesso ricordava, in piccolo, i Docks Dora - ma non erano presenti piattaforme giracarri, perchè non necesssarie.
Lo stabilimento era allacciato alla rete presso la stazione di Cambiano: durante il servizio perlustrai a piedi tutto il raccordo (che già allora era invaso da vegetazione, rovi, sterpi e piante d'alto fusto) il quale piegava a destra (spalle al comprensorio) e saliva per portarsi alla quota della Torino-Genova. Il tratto che ho percorso era ancora armato; il binario arrivava, allora, sino alla quota della ferrovia, poi spariva completamente, inghittito dalla vegetazione e probabilmente anche smantellato. Ritengo che originariamente proseguisse in quota fino a raggiungere la stazione, dalla quale distava ormai poche decine di metri.