Mi unisco al coro di quelli che dicono che sulla linea litoranea di Ponente stanno creando uno scempio di immane proporzioni.
Sono stato in gita scolastica a San Remo e in Francia nei giorni 5, 6, e 7 aprile. Abbiamo sempre pernottato nella città del Festival.
Da mesi mi ero prefissato un obiettivo: vedere dal vivo la ex Stazione di San Remo, constatare di persona l'orrendo scempio commesso in questa bellissima zona.
Già prima di arrivare all'albergo, ad Arma di Taggia, comincio a notare una serie inconfondibile di pali M che continuano lungo la costa, serpeggiano tutt'uno con la linea delle maree, gli scogli... Penso: "Mio Dio, che c.... hanno combinato questi deficienti? Perché, perché hanno tolto la ferrovia?"
I pali continuano il loro scorrere della memoria, del passato e del tempo che fu lungo quella che si ostinano a chiamare Statale, che di Statale ha ben poco. Entriamo in San Remo, subito oltre quella striscia di sassi noto una serie di parcheggi a ridosso del mare. Le strade solo libere di arrivarci, i tanto odiati PL ammazza bambini non ci sono più, ogni tanto notavo, dimenticata sul ciglio di queste strade, la colonnina che sosteneva la girandola e che conteneva la campanella.
La ferrovia sprofonda sotto il livello stradale, corre più in basso. Il mio albergo si trova proprio qui, a neanche 200 metri dalla ex Stazione. Affacciandomi alla finestra potevo vedere quel grande fossato con il niente in fondo, a parte uno strato di sassi e i pali M della memoria. Una grande trincea sul passato, un passato glorioso che sapeva di trifase e di continua, di Caimani e di E.636. Fantasticavo di affacciarmi e vedere fischiare le E.431 con sferraglianti 1921 in castano - Isabella o i Caimani in XMPR. Sono ormai solo sogni.
La sera siamo usciti e dopo essere passati dal Casino ci siamo diretti sul lungomare, da Lei, la Stazione, quella vera, di San Remo. Spettacolo desolante, dove una volta c'erano i marciapiedi e PL era tutto un mega parcheggio, adibito pure a pullman! Una colata d'asfalto infinita, spettrale, cupa, tetra nella sera di aprile. Dietro, il mare scintillante come non mai sotto la Luna.
In Stazione, sull'ex marciapiede del primo binario le luci erano accese, come se dovesse passare il Treno. Il Treno che non esiste, un Fantasma, un'Entità mitologica che vorrebbe lanciare il Fischio assordante della Vendetta contro questa politica che tutela gli interessi dei votanti e non del territorio. Il Treno che invano vorrebbe riappropriarsi di ciò che è stato tolto. L'atrio non era più tale, è diventato una biblioteca per ragazzi, di originale è rimasto solo il bar. L'ufficio movimento è un deposito di materiali, un garage, ci butto l'occhio dentro: un motorino, due bici e ferraglia varia. Neanche il piano caricatore si è salvato, rimaneggiato e ridipinto come meglio pareva a loro.
Ci fermiamo sulla passeggiata poco più avanti, oltre la balaustra il nulla della ferrovia e poi il porticciolo di un circolo nautico. Mi affaccio, sorpresa: i sassi non ci sono più, c'è una strada, accompagnata sempre dai pali M della memoria. Immagino quegli str... del circolo, scommetto che sono stati loro a volerla, quella strada. Mi sono immaginato le foro facce gonogolanti quando sono venuti a togliere i binari. E il sindaco non si è fatto attendere, li ha subito accontentati. Non aspettavano altro che quel giorno. Per loro la ferrovia era un ostacolo, chissà, ora potranno anche espandersi, crearsi il ristorantino, tanto che problema c'è? (Continua...)
Ultima modifica di Appassionato Cronico il sabato 13 gennaio 2007, 15:18, modificato 6 volte in totale.
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