Concedetemi una leggera divagazione sul tema iniziale, ma tutto fa parte di questo delirio modellistico che mi pervade da quando ho avuto per le mani la serie di scocche alla rinfusa.
Le mie Ale 840.
E' per lo meno superato parlare adesso delle Ale 840, dopo che la ViTrains ha già prodotto un modello di serie con relativo rimorchio e con una unità anfibia (Lebc 840) che completa il quadro modellistico, oltre alle Ale 840 con finestrini Klein, e non sarebbe neanche argomento dell'attuale relazione sulle automotrici elettriche di prima generazione ma visto che c'ero ho voluto utilizzare le tre scocche che mi sono giunte in maniera un po' rocambolesca, poiché giacevano inutilizzate presso la sede del DLF, eredità di nostri cari amici che non hanno avuto il tempo materiale per mettere mano alla costruzione di queste automotrici elettriche. Se non ricordo male, e un intervento poco sopra lo conferma, queste scocche erano in vendita parecchi anni fa, pubblicizzate dalla indimenticata rivista di modellismo e treni reali “Italmodel Ferrovie” (la prima rivista che trattasse di modellismo ferroviario e di ferrovie reali dopo il compianto Italo Briano), che apparve per tanti numeri e lasciando un grande rimpianto. Chi avesse ancora questi numeri li conserva con grande cura per il valore tecnico di allora, e affettivo adesso, che ha suscitato nei modellisti. Ebbene, avendo per le mani queste scocche, mi sembrava un peccato lasciarle abbandonate a se stesse, senza approfittare dell'occasione per esercitare ancora una volta la passione che mi perseguita da tutta la vita. A tal proposito mi corre l'obbligo di precisare che mio parere non ci sono errori su queste carrozzerie, contrariamente a quanto scritto dal recensore del trafiletto su menzionato, a parte forse le misure un po' eccessive. La mia intenzione originaria era quella di realizzare tre rimorchiate da poter affiancare ai modelli della Vitrains o almeno da collocare inattive in qualche tratto di binario di sosta presente in tutte le stazioni di media grandezza. Poi però mi sono trovato a considerare la possibilità di motorizzare almeno un elemento, con l'aiuto di una motorizzazione già esistente. Fatalità, cercando tra i vari resti di passate costruzioni, ho potuto verificare l'esattezza del passo carrello della Ale 840 confrontando le sagome in acciaio dei carrelli di una mia precedente realizzazione: i carrelli della automotrice tedesca SV 137, che avevo copiato in ottone, ma con passo più corto per motorizzare l'ETR 303. Confrontando quindi queste paretine, che presentano una distanza di passo carrelli identica a quella dell'automotrice 840, ho ritenuto possibile ricostruire un carrello adattabile alla bisogna. Inoltre potevo rendere il modello motorizzabile su entrambi i carrelli, visto che le paretine in acciaio erano quattro. Mi sarebbe bastato riprodurre gli elementi in plastica che servono da supporti per le ruote dentate di rinvio e copiare così, pari pari, la motorizzazione originale tedesca. Come ulteriore vantaggio potevo usare un motore originale PIKO eredità accantonata delle mie precedenti trasformazioni, che possiede due perni di rotore che distribuiscono il moto su entrambi i carrelli. Dopo tutte queste considerazioni preliminari mi sono accorto, leggendo le monografie di Lippolis ed il volume di Cornolò (già citati), che le dimensioni erano uguali a quelle di una scocca di Ale 883, almeno per quel che riguarda la sezione centrale interessata dalle due porte pneumatiche. Allora ho pensato di preservare una scocca per la modifica in una rimorchiata di un convoglio di Ale 883, prossimamente in cantiere e di cui relazionerò come al solito. A questo punto mi sono messo all'opera e dalle prime foto si può notare la prima modifica apportata alle scocche: l'aggiunta dei respingenti di origine PiErre, ditta ormai scomparsa, che produceva aggiuntivi in ottone in scala H0 abbondante, e l'incisione delle porte d'accesso di estremità. La terza scocca così modificata è stata successivamente riconvertita, per cui non ne parlo più in questo thread. Io ho preferito la versione originaria di queste automotrici, che avevano quattro porte a battente (due per lato) all'altezza delle cabine di guida, verniciate a quel tempo in castano, e l'incisione delle botole di accesso sulle testate, che permettevano il passaggio da una carrozza all'altra. Oltre a ciò avevano un predellino disassato rispetto alla porta d'accesso alla cabina, eliminato in una successiva modifica e sostituito con una scaletta in corrispondenza dell'unica porta rimasta per lato. Il lavoro di incisione non è stato facile e per questo ho utilizzato la sega circolare montata sul trapanino da banco. A queste aperture virtuali bisognava aggiungere altri particolari, come le maniglie e alcune modanature alle botole dell'intercomunicante. In aggiunta ho forato le testate per inserire i tubicini di ottone da 2,00 mm di diametro ad imitazione dei fari, come si vede dalle foto finali.
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