Osservazione sulla rimessa in funzione della 691: già con i normali treni storici restano spesso a terra migliaia di appassionati che non possono parteciparvi a causa dell'elevatissimo numero di richieste a fronte dei pochi positi disponibili. Posto che sarebbe sensato far circolare la 691 sulle linee che la videro operativa a suo tempo, cioè la Milano - Bologna e la Milano - Venezia, e che di treni speciali non se ne potrebbero effettuare più di tanti, date anche le spese e gli impegni di organizzazione dei convogli, quante persone potrebbero goderne? Mi spiego: oggi, se io - non milanese - voglio vedere la 691, so che al Museo della Scienza e dalla Tecnica la possovedere in ogni momento, posso salirci, posso fotograrafmela in tutti i modi. Se venisse tirata fuori da là, prima di tutto passerebbero anni in qualche deposito prima di essere rimessa in ordine di marcia - come insegna il caso della 746. 038, portata via da anni da Verona, dove almeno la si poteva vedere dal viale della stazione di Porta Vescovo, e "internata" a Pistoia in attesa di restauri che chissà se e quando verranno portati a termine - e poi verrebbe utilizzata per pochi treni in poche linee. Il che vuol dire, in parole povere, che l'80% degli appassionati che oggi può ammirarla a Milano non avrebbe più la possibilità di vederla. Non trascurerei nemmeno il problema degli incidenti o dei guasti: è un esemplare unico, e se finisse danneggiata in un incidente dovremo spiegare alle generazioni future che l'unica 691 l'abbiamo rotta utilizzandola come un giocattolone, invece di conservarla con la dovuta cura in un'istituzione museale dove tutti avrebbero potuto vederla per i decenni a venire. I mezzi meccanici sono stati concepiti per essere utilizzati, ma se si decide di conservarli per i posteri (e quindi di mutare la loro destinazione d'uso), meno si utilizzano e meno si usurano. Insomma, consideando improponibile farne una copia da far circolare preservando l'originale, per me la 691, così come la 746, sta bene là dov'è, e da appassionato mi "accontento", si fa per dire perché non è affatto un ripiego, delle 685, 640 e 740 in ordine di marcia. Non sono la stessa cosa, certo, ma di fronte alla proprità di conservare la 691 la cosa diventa secondaria. Lo stesso Pedrazzini, nel suo volume sulla 691 (690 - 691 - Il mito della velocità), riporta un'intervista a chi le 691 le aveva condotte davvero, negli ultimi anni di servizio di queste macchine sulla Milano - Venezia e sulla Venezia - Udine, ed ecco la risposta: "Nell'improbabile ipotesi di una rimessa in servizio, forse la 691 potrebbe anche essere guidata da quei bravi e appassionati ragazzi...Consumerà acqua e carbone in quantità spaventose, ma non dovrebbe neanche fermarsi per strada...Qualche problema potrebbe darlo il forno: se si compie qualche manovra sbagliata è affare di un attimo bruciarlo, e questo vorrebbe dire sostituirlo...Danni da milioni, non so se rendo l'idea...Beh, sono molto perplesso (...) Lei capisce che non si può pretendere da un macchinista di oggi l'abilità di guida di una 691 che avevamo noi dopo anni, decenni di pratica". E Pedrazzini aggiunge: "Proviamo a immaginare che cosa sccederebbe se la locomotiva rientrasse in circolazione. Anzitutto si potrebbe riprenderla quasi esclusivamente alla testa del solito treno composto dalle solite carrozze d'epoca ridipinte di fresco, ma l'operazione non è delle più semplici. Bisogna abilmente sfruttare l'attimo in cui la macchina sia libera da coloro che non resistono alla tentazione di farsi immortalare sul pancone anteriore prima da soli, poi con la moglie, poi con i pargoli. L'unica alternativa è la ripresa in linea. A parte questo, i viaggi che potrebbe compiere la Regina sarebbero pochissimi nell'arco di un anno, non foss'altro che perché i suoi consumi li renderebbero costosissimi, oltre che disagevoli per l'organizzazione, e di conseguenza anche il prezzo dei biglietti aumenterebbe in proporzione, limitando drasticamente l'affluenza. Finito il viaggio, la locomotiva verrebbe ricoverata in un deposito , si spera al coperto, e lì rimarrebbe, irraggiungibile fino al prossimo viaggio. All'appassionato intenzionato a vederla da vicino si presenterebbe un percoro di guerra irto di difficoltà (...). Stabilito che è quasi impossibile ottenere l'autorizzazione ufficiale per la buona ragione che non si trova l'interlocutore, tutti dichiarandosi incompeenti al riguardo, non rimane che la via diretta. Operazione temeraria: normalmente si viene accolti da numerose e garbatissime domande "Lei chi è? Che cosa vuole? Perché vuol vedere la loomotiva? Che cosa importa a lei?"), seguite subito dalla precisazione che chi le porge è un pubblico ufficiale, affermazione che sottintende il concetto che può comportarsi come meglio crede (...). Se tutto va per il verso migliore, il malcapitato viene messo alla porta con la cortese raccomandazione di non farsi più vedere nemmeno nei paraggi, diversamente si vedrà minacciato di sequestro della macchina fotografica, verranno chiamate le forze dell'ordine per l'identificazione e trascorrerà una spiacevole mezza giornata (...) a chiarire che non è né un terrorista né un sabotatore. (...) Cosa potrebbe accadere alla Pacific dopo la sua effimera rimessa in circolazione? Effimera, sì; e provo a dimostrarlo. Usandola, è sicuro che prim o poi qualche guasto, anche serio, la immobilizzerà. Cosa accadrà in quella triste ma ineluttabile occasione? Proviamo ad esaminare un caso analogo avvenuto in Germania, proprio ad una Pacific di particolare pregio e interesse storico, la S 3/6 delle Ferrovie Bavaresi. La Regina d'Oltralpe fu sottoposta ad un restauro condotto quasi a livello d'orologeria e a un costo astronomico e aveva ripreso a correre sulle grandi direttrici tedesche per la gioia degli appassionati accorsi dai quattro angoli del Pianeta per salutarla. Purtroppo (...) com'era ineluttabile, nel 2004 la Pacific s'è guastata. Danno grave, anzi gravissimo, la cui riparazione è talmente costosa da essere rinviata in attesa di um monento finanziariamente più favorevole. Nel frattempo è stata ricoverata in un Museo, dove viene accudita con ogni cura e dove è possibile a chiunque ammirarla, fotografarla, studiarne i più minuti dettagli in attesa di rivederla in attività. Provate ora a immaginare che cosa avverrà quando la stessa cosa capiterà alla 691.022 tornata in servizio. Ho usato l'indicativo e non il condizionale, perché è ineluttabile che, usandola, prima o poi l'evento si verificherà: è solo questione di tempo. La regina verrà ricoverata in qualche rimessa (se la sorte sarà benigna, altrimenti sarà lasciata arrugginire alle intemperie) e sparirà alla vista dei suoi ammiratori, forse per sempre" (C. Pedrazzini, 690 - 691 - Il mito della velocità, pp. 176 - 177). Del resto, non insegna nulla la vicenda della 746 un tempo monumentata alle officine di Verona (ma visibile a tutti dal viale della stazione di Porta Vescovo) e ora "internata" da anni a Pistoia in attesa di una sua rimessa in servizio che chissà se e quando avverrà?
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