Ale Sasso ha scritto:
Scusa ma le monografie che citi (benché ottimamente curate) non sono fonti primarie, né lo sono i ricordi dei ferrovieri: sarebbe bene basarsi sui manuali di istruzione delle macchine.
Ed è proprio quello che ho fatto, grazie ai due corposi volumi che mi sono stati donati in DL a Genova Rivarolo. E' comunque ovvio che i manuali di istruzione, per quanto possano essere completi dal punto di vista tecnico, non lo sono minimamente per quanto riguarda tutti gli altri aspetti della storia di un gruppo (progetti originari, modifiche, evoluzione, incidenti, radiazioni, revamping, eccetera). Quali altre possibilità quindi per documentarsi?
Ale Sasso ha scritto:
Per carità, non volevo, come ho detto, criticare il Tuo lavoro. Peraltro, nel dubbio, resto dell'idea che una cosa è meglio non scriverla, o quanto meno indicare chiaramernte l'incertezza.
Per quello che mi riguarda le fonti che ho citato (Tuttotreno, Elledì, racconti di macchinisti, eccetera) le considero per forza di cose come attendibili, dato che sottomano non posso avere altro, a meno che mi si procuri una sfera di cristallo da interrogare al bisogno
Dico anche che Duegi ed Elledi non avrebbero rischiato la loro reputazione, pubblicando monografie che alla resa dei conti potevano risultare inesatte e fuorvianti.
Ale Sasso ha scritto:
Perché dici che nella nostra città le porte sono "chiuse"? Con tutti gli scrittori e i cultori di storia ferroviaria, non mi sembra!
Un conto sono gli scrittori ed i cultori di storia ferroviaria, un conto invece è avere la possibilità di accedere direttamente ai rotabili, salendoci sopra dopo aver chiesto i necessari permessi (come faccio sempre) e studiandoseli centimetro su centimetro. Come ben saprai Genova non offre questa possibilità, per cui è giocoforza macinarsi chilometri di autostrada per raggiungere luoghi dove la passione ferroviaria è vista dalle cosiddette maestranze come una cosa positiva, e non come veicolo per arrecare danno o gettare discredito sulle ferrovie italiane.