Ma ecco che, d’improvviso, comparve all’orizzonte l’oceano!
Questione d’un attimo: prepotente imboccò la locomotiva il raccordo che menava al porto, imperiosa la mano del macchinista innestò sul combinatore il super parallelo, veemente si projettò la locomotiva, a cento miglia l’ora, verso il termine della banchina!
- Costui ci mena alla morte, boja d’un mond leder! La rapida, presto, la rapida!
- Ora o mai più, fascista de’ miei stivali! Creperà il Mengozzi, ma creperai tu per primo! Viva Lenin, viva Turati, viva il socialismo, viva l’anarchia! E la Macchina sia alleata, non nemica, ai lavorator …
Sulle note dell’internazione la possente GG1, terminata la corsa sulla banchina, si librò nell’aere.
Cacciò il Duce un urlo di terrore … resosi conto d’aver chiuso gli occhi, li aperse … ed al terrore subentrò la sorpresa, trovandosi Egli assiso, fianco a fianco col Pavanati e gl’altri gerarchi, in un palco d’onore del Teatro Reale dell’Opera di Roma !!!
- State bene, Eccellenza? V’eravate assopito, sognavate … e con rispetto parlando, russavate com’un tamburo. Avete avuto un incubo, nevvero?
- Macchè incubo de’ miei zebedei, Pavanati! Mi stavo annojando, sfido chiunque a tener gli occhi aperti con st’orchestra lagnosa del Toscanini: anzi, mò lo sistemo io il Maestro, così un’altra volta impara!
Minacciosamente brandì il manganello da gran sera, il n. 1bis con il manico incrostato di madreperla; balzò felinamente sul palcoscenico e: Pim! Pum! Pam! Giù manganellate sul cranio ignudo del Maestro, tra lo stupore e lo sbigottimento del pubblico tutto, sfogando la terribile tensione accumulata sull’illustre vittima inconsapevole.
- Camerati a noi, il duce ha sempre ragione! - urlò il Pavanati dal palco.
Tanto bastò: tutti si convinser all’istante, nessuno più dubitò della necessità d’un gesto tanto stupefacente quanto inatteso. Mentre il Duce inseguiva il Maestro torno torno al palcoscenico, con un solo cuore, con una sola anima tutte le bocche si schiusero in un urlo solo:
DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE! DU-CE!
Basta così, camerati carissimi. L’emozione mi impedisce di seguitare: come potete immaginare ho un gran groppo alla gola pella nostalgia!
Ad majora,
Manrico
Ultima modifica di Alalà il venerdì 1 giugno 2007, 10:17, modificato 1 volta in totale.
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