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 Oggetto del messaggio: SEGRETISSIMO – E626 TRIFASE
MessaggioInviato: venerdì 6 luglio 2007, 18:37 
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ITALIANI!

Dopo 75 anni d'oblio la verità viene a galla!
EccoVi dunque, in anteprima assoluta, un documento inedito, che v'aprirà gli occhi su di una vicenda sinora mantenuta nel massimo riserbo.

Lèggere! A noi!
_______________________________

Dopo le sperimentazioni negli USA e le prime applicazioni, in occasione dell’elettrificazione della prima tratta ferroviaria (da Benevento a Foggia) con quello che si prospettava dovesse divenire il sistema di trazione di punta delle nostre ferrovie in alternativa al sistema a corrente alternata trifase, le Ferrovie dello Stato nel IV dell’ E.F. commissionarono alle aziende Italiane nuove locomotive elettriche a sei assi motori. Una caratteristica, questa, che avrebbe contraddistinto le differenze concettuali delle nuove locomotive, evidenziando il concetto di massima aderenza, unito al sistema di trasmissione più semplificato possibile - di derivazione tranviaria - col motore montato direttamente sulla sala motrice, agente sulla trasmissione a ruota dentata calettata sull’asse stesso (sospensione “per il naso”).

Nasceva il gruppo E625 / E626, costruito in ben 448 esemplari, ripartiti in 4 serie. Nel VIII venne lanciata la prima produzione di serie, 85 esemplari consegnati nei due anni successivi: e, sempre nel VIII, il positivo risultato degli esperimenti sulla linea Benevento-Foggia consigliò l'adozione della trazione elettrica a corrente continua di 3000 Volta.

Non ostante cotale successo, in taluni ambienti delle Ferrovie seguitava a serpeggiare una fortissima diffidenza ne’ confronti della trazione a corrente continua. A Firenze, segnatamente, un circolo d’ingegneri – valentissimi, ma di indole assai tradizionale – fieramente s’opponeva all’adozione della continua: a guisa di carbonari, cospiravano essi segretamente riunendosi ne’ sotterranei dell’Ufficio Studi Locomotive sotto di un’illustrissima guida, vale a dire l’ing. Giuseppe Bianchi in persona.

D’origine romagnola, nato ad Imola il 26 agosto 1888, il Bianchi si laureò in ingegneria meccanica ed elettrotecnica a Torino nel 1912. Assunto dalle Ferrovie dello Stato, venne dapprima assegnato all'Unità Speciale di elettrificazione di Roma; nel 1920 venne trasferito all'Ufficio Studi Locomotive del Servizio Materiale e Trazione, che aveva ed ha tuttora (sebbene sotto di un’altra denominazione) sede a Firenze.

Benché il Bianchi si sia distinto per progetti di locomotive a vapore di grandi prestazioni, la sua opera è centrale per il passaggio dalla trazione a vapore a quella elettrica. Già durante la prima parte della sua carriera egli contribuì a migliorare locomotive elettriche del sistema a corrente alternata trifase (3600 Volta, 16 periodi) e successivamente diresse la progettazione di nuovi gloriosi tipi di locomotive: i gruppi E432 e E554.

Portiamoci or senza indugio indietro nel tempo. Siamo nell’anno X, ubicati in un fuligginoso scantinato dell’Ufficio Studi Locomotive. In maniche di camicia, la cravatta allentata sul colletto stazzonato, gli occhi pesti pella stanchezza e pella tensione, il Bianchi conduce un’adunata de’ suoi fedelissimi.

- Compagni (n.d.a.: è noto ch’egli impudentemente rifiutò la tessera del PNF), ecco finalmente il progetto fatto disegno! Si può fare! Piglieremo uno di que’ trabiccoli, caveremo dalle sue viscere i motori in continua, li cambieremo con quelli pella trifase … strapperemo dal tetto i pantografi e, in vece loro, monteremo i captatori ad asta! Deh, noi si mostrerà a tutti cosa può farsi colla trifase … e dopo, voglio proprio vedere cosa dirà quel gran presuntuoso!

- Bene! Bravo! Evviva! Ma, compagno, noi s’è tutti ingegneri! Dite: una volta mutata l’E626 in locomotiva trifase, chi la condurrà nell’impresa?

(continua)


Ultima modifica di Alalà il martedì 17 luglio 2007, 15:00, modificato 2 volte in totale.

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MessaggioInviato: venerdì 6 luglio 2007, 18:41 
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Galeazzi direbbe: MI-TI-CO!


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MessaggioInviato: venerdì 6 luglio 2007, 18:47 
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Attenzione. o prode! Ho scritto Galeazzi, non GALEAZZO! Non è un errore di digitazione. :lol: :wink:


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MessaggioInviato: venerdì 6 luglio 2007, 21:35 
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Cita:
....Dite: una volta mutata l’E626 in locomotiva trifase, chi la condurrà nell’impresa?

Chi? Chi mai potè impavidamente cimentarsi alla condotta di tale locomotore? Domanda retorica!


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MessaggioInviato: sabato 7 luglio 2007, 9:44 
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^______^


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MessaggioInviato: sabato 7 luglio 2007, 16:10 
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Non ritengo opportuno l'uso di un rito atropopaico per disvelare la ventilata Identità del Conduttore del novello artifizio elettromeccanico di locomozione.. :wink:
Al colto ed all'inclito affannomi a palesare un personale dubbio: ma le E554 et similia erano davvero "trifasi" oppure macchine bifasi?
Lunga vita a chi saprà sciogliere il gordiano dubbio...
Saluti.


Ultima modifica di facchino il sabato 7 luglio 2007, 21:25, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: sabato 7 luglio 2007, 17:26 
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Località: Palazzago (BG)
°_____°
Macchine bifasi???
Per via della corrente captata dai bifilari???


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MessaggioInviato: sabato 7 luglio 2007, 21:53 
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Località: Hogwarts 9¾
Una macchina elettrica si chiama trifase se presenta tre conduttori alimentati da una tensione elettrica concatenata e sfalsata tra fase e fase di 120°.
Nelle nostre abitazioni giungono talvolta anche quattro conduttori, chiamati R, S, T e Neutro. La tensione è così ripartita: tra una qualunque Fase e il Neutro abbiamo una d.d.p. pari a 220V, tra una Fase e l'altra invece abbiamo 380V. :arrow: (moltiplica il 220 per il prodotto della radice quadrata di 3 :twisted: )
Nell'esempio ferroviario abbiamo 2 Fasi, ovvero quelle che capta(vano) gli archetti: la terza fase, un ritorno, era il binario. Ma sappiamo bene che non vi erano rotaie elettrificate: quindi il mio dubbio, per quanto accademico, resta.
Dall'Elettrotecnica sappiamo che un motore trifase può essere alimentato:
in trifase, con il massimo del rendimento;
con due sole fasi o bifase(la terza può essere un neutro; rendimento mediocre);
in monofase con inserzione di condensatore (genera uno sfasamento di 90° ma presenta notevoli problemi di spunto all'avviamento e basso rendimento).
Saluti asincroni.


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MessaggioInviato: domenica 8 luglio 2007, 10:17 
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facchino ha scritto:
Una macchina elettrica si chiama trifase se presenta tre conduttori alimentati da una tensione elettrica concatenata e sfalsata tra fase e fase di 120°.
Nelle nostre abitazioni giungono talvolta anche quattro conduttori, chiamati R, S, T e Neutro. La tensione è così ripartita: tra una qualunque Fase e il Neutro abbiamo una d.d.p. pari a 220V, tra una Fase e l'altra invece abbiamo 380V. :arrow: (moltiplica il 220 per il prodotto della radice quadrata di 3 :twisted: )
Nell'esempio ferroviario abbiamo 2 Fasi, ovvero quelle che capta(vano) gli archetti: la terza fase, un ritorno, era il binario. Ma sappiamo bene che non vi erano rotaie elettrificate: quindi il mio dubbio, per quanto accademico, resta.
Dall'Elettrotecnica sappiamo che un motore trifase può essere alimentato:
in trifase, con il massimo del rendimento;
con due sole fasi o bifase(la terza può essere un neutro; rendimento mediocre);
in monofase con inserzione di condensatore (genera uno sfasamento di 90° ma presenta notevoli problemi di spunto all'avviamento e basso rendimento).
Saluti asincroni.


Per un trifase servono tre conduttori giusto? Due fili di contatto + il binario. Inoltre, per ragioni di sicurezza, il binario è collegato al potenziale si terra per ovvie ragioni di sicurezza.
Usando il gergo tecnico trattasi di rete trifase a neutro isolato con cortocircuito monafase a terra. Il termine cortocircuito non deve però spaventare, perchè in questa configuazione è un regime di guasto che non provoca correnti elevate ma solo lo spostamento del potenziale verso terra dei centri stella delle apparecciature e, di conseguenza, delle fasi non in guasto. Infatti, in questa configurazione, la corrente di cortocircuito si può richiudere solo attraverso le capacità verso terra delle fasi "aeree", che è proporzionale alla lunghezza delle sezioni di alimentazione. Dato che l'estensione delle singole sezioni sezioni è modesta e la frequenza di 16 2/3 Hz è particolarmente bassa, ne consegue che l'impedenza capacitiva è elevatissima, di conseguenza la corrente di cortocircuito monofase risulta bassissima, e tutto sta in piedi...

Ciao!


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MessaggioInviato: domenica 8 luglio 2007, 22:58 
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Grazie dola.
Non si finisce mai di imparare. :wink:
Adesso la Parola torna, qualora lo volesse, al Maestro Manrico con il prosieguo della storia. Indubbiamente pregna di sorprese e verità misconosciute. :D
Saluti trifasici. :lol:


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MessaggioInviato: martedì 10 luglio 2007, 10:26 
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Cita:
Nel IIX venne lanciata la prima produzione di serie


Nel IIX?
Volevate forse dire nel VIII?
E poi qui manca del tutto LUI, che si firmava "M."

Vate, non mi sembrate più voi... anche in questo racconto mi par che manchi il solito "M"...anrico.
Confortatemi e risollevatemi con il vostro consueto senso dell'ironia, vi prego.

Ossequi
Andy


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MessaggioInviato: mercoledì 11 luglio 2007, 13:43 
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Grazie per avermi letto (in Wikipedia)...


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MessaggioInviato: mercoledì 11 luglio 2007, 16:09 
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Toh!
Ecco finalmente due lettori scrupolosi e zelanti!
Onore dunque all'Andicoc, il solo accortosi del numero Romano da me artatamente scritto in modo errato; ed onore al Crisafulli, ma col benefizio d'inventario: sarà egli realmente l'autore della paginetta elettronica cui attinsi le notizie biografiche sul Bianchi?

M.


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MessaggioInviato: mercoledì 11 luglio 2007, 20:47 
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Località: Cremona
Alessandro Crisafulli ha scritto:
Grazie per avermi letto (in Wikipedia)...


...veramente non ho mai letto nulla di tuo in wikipedia, ma se mi dai il link a quello che hai scritto gli do un'occhiata volentieri!

Ciao


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MessaggioInviato: giovedì 12 luglio 2007, 10:42 
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Località: Palermo
Egregi Signori,
la voce “Giuseppe Bianchi”, integrata da me, è in Wikipedia.it. In essa, sub “cronologia”, “modifiche” e “discussione” sono rintracciabili gl’interventi e gli Autori.
Com’è evidente il mio desiderio, qui e ora, non è tanto quello di rivendicare diritti ma semmai, compiacendomi per la fertile inventiva del simpatico scopritore di aspetti ignorati del ventennio nero, per tributare ancora una volta un omaggio alla sagacia del compianto Erminio Mascherpa, del quale sono debitore per i dati lì riassunti (omaggio esteso a Mario Loria, ovviamente).
Aspetto volentieri di leggere il seguito della storia.
Saluti cordiali (e repubblicani…), Alessandro Crisafulli


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