ITALIANI!
Dopo 75 anni d'oblio la verità viene a galla!
EccoVi dunque, in anteprima assoluta, un documento inedito, che v'aprirà gli occhi su di una vicenda sinora mantenuta nel massimo riserbo.
Lèggere! A noi!
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Dopo le sperimentazioni negli USA e le prime applicazioni, in occasione dell’elettrificazione della prima tratta ferroviaria (da Benevento a Foggia) con quello che si prospettava dovesse divenire il sistema di trazione di punta delle nostre ferrovie in alternativa al sistema a corrente alternata trifase, le Ferrovie dello Stato nel IV dell’ E.F. commissionarono alle aziende Italiane nuove locomotive elettriche a sei assi motori. Una caratteristica, questa, che avrebbe contraddistinto le differenze concettuali delle nuove locomotive, evidenziando il concetto di massima aderenza, unito al sistema di trasmissione più semplificato possibile - di derivazione tranviaria - col motore montato direttamente sulla sala motrice, agente sulla trasmissione a ruota dentata calettata sull’asse stesso (sospensione “per il naso”).
Nasceva il gruppo E625 / E626, costruito in ben 448 esemplari, ripartiti in 4 serie. Nel VIII venne lanciata la prima produzione di serie, 85 esemplari consegnati nei due anni successivi: e, sempre nel VIII, il positivo risultato degli esperimenti sulla linea Benevento-Foggia consigliò l'adozione della trazione elettrica a corrente continua di 3000 Volta.
Non ostante cotale successo, in taluni ambienti delle Ferrovie seguitava a serpeggiare una fortissima diffidenza ne’ confronti della trazione a corrente continua. A Firenze, segnatamente, un circolo d’ingegneri – valentissimi, ma di indole assai tradizionale – fieramente s’opponeva all’adozione della continua: a guisa di carbonari, cospiravano essi segretamente riunendosi ne’ sotterranei dell’Ufficio Studi Locomotive sotto di un’illustrissima guida, vale a dire l’ing. Giuseppe Bianchi in persona.
D’origine romagnola, nato ad Imola il 26 agosto 1888, il Bianchi si laureò in ingegneria meccanica ed elettrotecnica a Torino nel 1912. Assunto dalle Ferrovie dello Stato, venne dapprima assegnato all'Unità Speciale di elettrificazione di Roma; nel 1920 venne trasferito all'Ufficio Studi Locomotive del Servizio Materiale e Trazione, che aveva ed ha tuttora (sebbene sotto di un’altra denominazione) sede a Firenze.
Benché il Bianchi si sia distinto per progetti di locomotive a vapore di grandi prestazioni, la sua opera è centrale per il passaggio dalla trazione a vapore a quella elettrica. Già durante la prima parte della sua carriera egli contribuì a migliorare locomotive elettriche del sistema a corrente alternata trifase (3600 Volta, 16 periodi) e successivamente diresse la progettazione di nuovi gloriosi tipi di locomotive: i gruppi E432 e E554.
Portiamoci or senza indugio indietro nel tempo. Siamo nell’anno X, ubicati in un fuligginoso scantinato dell’Ufficio Studi Locomotive. In maniche di camicia, la cravatta allentata sul colletto stazzonato, gli occhi pesti pella stanchezza e pella tensione, il Bianchi conduce un’adunata de’ suoi fedelissimi.
- Compagni (n.d.a.: è noto ch’egli impudentemente rifiutò la tessera del PNF), ecco finalmente il progetto fatto disegno! Si può fare! Piglieremo uno di que’ trabiccoli, caveremo dalle sue viscere i motori in continua, li cambieremo con quelli pella trifase … strapperemo dal tetto i pantografi e, in vece loro, monteremo i captatori ad asta! Deh, noi si mostrerà a tutti cosa può farsi colla trifase … e dopo, voglio proprio vedere cosa dirà quel gran presuntuoso!
- Bene! Bravo! Evviva! Ma, compagno, noi s’è tutti ingegneri! Dite: una volta mutata l’E626 in locomotiva trifase, chi la condurrà nell’impresa?
(continua)
Ultima modifica di Alalà il martedì 17 luglio 2007, 15:00, modificato 2 volte in totale.
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