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Da "L'Arena" del 17 febbraio 2007.
"Chiusa l’indagine sul disastro di Crevalcore
La Procura di Bologna ha chiuso l’inchiesta sul disastro ferroviario di Bolognina di Crevalcore, nel Bolognese, che il 7 gennaio 2005 provocò 17 morti, tra cui due veronesi Matteo Sette e Bruno Nadali, e decine di feriti.
Per lo scontro sulla linea Bologna-Verona tra un interregionale e un merci, il procuratore Enrico Di Nicola e il pm Enrico Cieri hanno depositato tre richieste di archiviazione per i vertici di Rfi. Si tratta di Mauro Moretti, all’epoca amministratore delegato di Rfi, attualmente Ad delle Ferrovie dello stato, Michele Mario Elia, ex direttore tecnico Rfi e attualmente amministratore delegato e Giancarlo Paganelli, dirigente di movimento.
Contestualmente sono stati depositati sette avvisi di fine indagine, un atto che solitamente prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, a carico degli altrettanti dirigenti locali di Rfi indagati con le ipotesi di accusa di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime.
Ai sette dirigenti locali destinatari di avvisi di fine indagine, tre della direzione compartimentale di Bologna e quattro della direzione movimento, vengono imputate condotte omissive diverse per lo scontro tra i due treni.
L’inchiesta della Procura di Bologna addebita ai tre dirigenti compartimentali l’aver predisposto una stazione a binario unico «telecomandata» e automatizzata negli incroci tra treni, pur senza aver previsto cautele e misure idonee a prevenire incidenti: avrebbero cioè sottostimato un evento prevedibile e prevenibile, «montando» un sistema tecnologicamente raffinato su una struttura, la linea Bologna-Verona, antiquata e inadeguata.
Un altro profilo contestato dai magistrati è stata la mancata predisposizione di sistemi di orientamento per i macchinisti in caso di scarsa visibilità: sulla linea dove una volta erano i petardi a segnalare l’arrivo in stazione, non c’erano nemmeno le tabelle catarifrangenti di orientamento utili in caso di nebbia.
Ai quattro dirigenti di movimento, invece, viene imputata la mancata segnalazione via telefono circa la presenza del treno merci sulla linea. Da alcune interviste a personale di Trenitalia, era infatti venuta fuori la prassi e l’abitudine di avvertire il macchinista con una telefonata in caso di anomalie sul percorso.
Quella mattina la presenza del treno merci rappresentava un evento inatteso: il macchinista, che conosceva bene quella tratta, confidava che non ci fosse alcun treno. Il giorno della strage nessuno fece quella telefonata.
L’inchiesta ha potuto contare su cinque consulenze tecniche, tra cui quella dinamica del professor Giorgio Diana del Politecnico di Milano, che ha stabilito che a causare lo scontro sul binario unico di Crevalcore fu un errore umano, il mancato rispetto di un segnale giallo e del successivo rosso, entrambi «bucati» dal macchinista dell’interregionale 2255 diretto alla stazione centrale di Bologna e schiantatosi contro un treno merci carico di putrelle d’acciaio proveniente dalla direzione opposta.
Gli accertamenti degli esperti hanno però evidenziato una concausa nella mancanza della predisposizione di un «paracadute» d’emergenza, sistemi tecnologici e segnali adeguati, in caso di errore umano e in presenza di particolari situazioni atmosferiche.
Quella mattina nella zona c’era una nebbia fittissima con visibilità ridotta anche a 50 metri. Nei confronti dei vertici nazionali di Rfi, per i quali è stata chiesta l’archiviazione, i magistrati avevano ipotizzato più omissioni. La mancanza principale era stata quella di aver omesso di istituire sulla linea dispositivi tecnologici adeguati (come lo Scmt, il sistema controllo della marcia del treno, la ripetizione del segnale in cabina e il raddoppio della linea), e quanto altro sarebbe servito per un moderno concetto di sicurezza non affidato esclusivamente alle prestazioni del doppio agente in cabina.
Ai vertici di Rfi veniva sostanzialmente rimproverato l’utilizzo di una filosofia di sicurezza antiquata e stanziamenti inadeguati per migliorare la linea. Mauro Moretti, all’epoca amministratore delegato, aveva spiegato d’aver stanziato nel 2001, all’atto dell’insediamento in Rfi, diversi milioni di euro per il periodo ’99-2005 con l’espressa previsione di dotare l’intera rete ferroviaria italiana di adeguata tecnologia di sicurezza. Lo stanziamento era stato approvato dal Cipe il 20 dicembre del 2004, diciassette giorni prima del disastro. I magistrati hanno comunque ritenuta adeguata la difesa dei vertici di Rfi chiedendone l’archiviazione."
Mi astengo, momentaneamente, da commenti perché sarebbero irriferibili.
Resto dell'opinione che il vero problema siano i periti, i consulenti, gli esperti a cui si affidano i magistrati.
E continuo a domandarmi: se ad un incrocio stradale che conosco bene trovo il semaforo rosso e nessun vigile urbano mi telefona per avvisarmi che dal lato con il verde sopraggiunge un veicolo che di solito non circola, posso tirare dritto nonostante il segnale di stop?
Omnibus
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