Riporto su perchè ieri, dopo una (ennesima) visita a Pietrarsa, ho scritto una lettera di protesta a Repubblica (sapendo che sarebbe stato inutile scrivere alle FS, figuriamoci!), e vorrei sentire il vostro parere:
Museo di Pietrarsa: potenzialità sprecate.
Gentile redazione, scrivo per denunciare lo stato in cui versa una delle più grandi riserve di patrimonio culturale del nostro Paese: il Museo Ferroviario Nazionale di Pietrarsa. Come alcuni sanno, questo museo ha sede nei capannoni dell'ex opificio borbonico, ed in queste officine venne costruita la prima locomotiva italiana. Da qui si mosse nel 1839 il primo treno italiano, ed ora questi locali ospitano una ingente collezione di rotabili storici, le cui condizioni però non fanno sperare per il meglio: l'aria salmastra del luogo, che affaccia direttamente sul mare, infatti è un pericolo per la conservazione dei rotabili. Molte locomotive hanno parti visibilmente arrugginite, indice di cattiva manutenzione; la sorveglianza, inoltre, è pari a zero (come ho potuto verificare durante la mia visita di ieri). In particolare, nel capannone dedicato al modellismo, c'è un grande plastico, l'un tempo famoso "Trecentotreni", realizzato nell'arco di 15 anni dall'artigiano Otello Brunetti, totalmente impolverato e del tutto esposto al capriccio dei visitatori, ed infatti molti dei modellini presenti su di esso denunciano vistose rotture. Nel dicembre del 2009 ci fu una grande cerimonia di re-inaugurazione, alla presenza dei massimi vertici delle Ferrovie, con grande successo di pubblico; in essa, venne espressa la volontà da parte delle Ferrovie di valorizzare e tutelare questo patrimonio. Poco o nulla di fatto. A differenza dei musei ferroviari dei principali Paesi d'Europa, come quello inglese di York o quello francese di Mulhouse, dove i rotabili sono perfettamente conservati ed attraggono ogni giorno numerosi visitatori, al Museo di Pietrarsa non va quasi nessun visitatore, ed altrettanta attenzione. Una rivalutazione di questo Museo permetterebbe la creazione di ulteriori posti di lavoro (manutenzione, visite, pubblicità...), e beneficerebbe della straordinaria collocazione geografica, al centro del Golfo di Napoli, con un colpo d'occhio che può spaziare da Capri a Posillipo; inoltre, i treni dell'importante linea Napoli-Salerno fermano proprio a fianco dell'installazione, fornendo già ora un collegamento molto efficiente. Rivalutare questo Museo è un dovere, nell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia, perché nulla ha mai unito il nostro Paese quanto la ferrovia, e perché in questo momento la nostra collettività ha bisogno di conoscere e ri- conoscere quelli che sono i nostri beni comuni. E' davvero possibile che questa amministrazione abbia tempo e risorse solo per l'alta velocità, trascurando i collegamenti a lunga percorrenza, i servizi locali ed il nostro patrimonio storico?
Lorenzo Fattori
*Perdonate la piccola imprecisione, ho scritto dicembre e non ottobre 2009 e non so neanche io perché.
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