Da molti anni sto eseguendo una ricerca storica su una linea ferroviaria, mentre seguivo una delle tante "piste" mi sono imbattuto in un articolo di giornale che ho reputato essere molto interessante. Potenzialmente il suo contenuto potrebbe interessare una buona quantità di appassionati ho quindi deciso di riportarlo nel forum. Non potendo inserire la foto dell'articolo (la restrizione sulle dimensioni degli allegati non ne permetterebbe la lettura) inserisco il documento in formato testo. Non conoscendo i vincoli previsti dai diritti d'autore, nel caso ce ne sia il bisogno, prego i moderatori di eliminare il tutto.
Buona lettura Roberto
LA NUOVA STAMPA Martedì 28 Agosto 1945 Sul primo treno Torino-Roma Impressioni di viaggio - Le venti ore previste sono diventate trentadue
Ci telefonano da Roma: Nell'anno di grazia 1945, un viaggio in treno da Torino a Roma — quando da tanti anni eravamo abituati alle rapidissime comunicazioni con "direttlssiml", con automobili e perfino con aeroplani — diverrebbe, a rigor di logica, un argomento umoristico, se questo treno non rappresentasse, dopo una lunga sosta, il primo collegamento regolare tra l'Italia settentrionale e la Capitale. Collegamento troncato dalla guerra che ha arrecato danni incalcolabili e sepolto sotto cumuli di rovine lunghi tratti delle nostre linee di comunicazione. Questo primo viaggio — iniziato la mattina di sabato 25 corrente alle ore 4,45 dalla stazione di Porta Nuova, assume perciò particolare importanza.
Milanesi in vagone-letto Per tema di trovare il treno già gremito, ci siamo recati alla stazione assai prima dell'ora fissata per la partenza. La maggior parte dei viaggiatori ci aveva preceduto. Parecchi avevano passato la notte sul duro legno dei sedili delle carrozze di terza classe. Constatiamo che la legge è uguale per tutti, anche per coloro che sono in possesso dei biglietti preferenziali. Passiamo dall'una all'altra vettura osservando i nostri compagni dì viaggio e la partenza del treno ci sorprende durante questa ispezione. Il convoglio acquista ben presto un'andatura veloce, di buon auspicio. I viaggiatori sono nella grande maggioranza, militari, partigiani, lavoratori. Dai loro discorsi si apprende che ritornano alle loro famiglie dalle quali sono rimasti separati dall'8 settembre. Vi sono anche donne e bambini. In men che non si dica siamo ad Asti. Sale altra gente. Il treno passa a più lenta andatura su alcuni ponti danneggiati dalle incursioni aeree, poi riprende velocità e poco prima delle dieci sostiamo alla semidistrutta stazione di Alessandria. Alcuse signorine offrono ottimi panini imbottiti con prosciutto e sorrisi in cambio di poca moneta; altri viaggiatori salgono. Quattro nuove vetture provenienti da Genova vengono agganciate alle tre partite da Torino. I genovesi sono più fortunati: dispongono di un vagone di seconda classe e le terze sono più moderne e più comode delle nostre. Non mancano i commenti, ma tutti si consolano pensando che alla mezzanotte saremo a Roma. Dal pensare alle scomodità del i viaggio siamo distratti dalle constatazioni che si fanno guardando dai finestrini. Il binario che correva parallelo al nostro non c'è più: l'hanno portato via i tedeschi insieme alla linea aerea per la trazione elettrica. Siamo trainati infatti da una macchina a vapore ed è forse con questa che arriveremo alla Capitale. Attraversiamo lo Scrivia su di un altissimo ponte paurosamente scricchiolante. A mezzogiorno raggiungiamo Piacenza e il convoglio si arricchise di altre quattro vetture provenienti da Milano. I milanesi sono stati trattati ancor meglio dei genovesi. Dispongono di un lussuosissimo vagone letto e di una carrozza di seconda classe. La notizia si diffonde in un attimo fra i torinesi che da ben sette ore se ne stanno seduti sul duro legno e non si compiacciono del trattamento... preferenziale. In corsa tra le macerie Piacenza ci offre un ben triste spettacolo: interi parchi ferroviari sono stati ridotti in cumuli di rottami. Di molti edifici non rimangono che muri sbrecciati; alla periferia montagne di macerie ingombrano le strade. Anche la stazione è stata quasi completamente distrutta: vetture e vetture accavallate costituiscono un groviglio inestricabile alto come una casa. Corre voce che arriveremo a Roma con qualche ritardo, ma la voce non trova credito. Modena e Bologna ci appaiono ancor più di Piacenza straziate dalla guerra. La commozione che produce questo spettacolo ci fa dimenticare che sarebbe ora di mangiare qualcosa. E' meglio dimenticare perchè in queste due stazioni nessuno offre vettovagliamenti. Una sosta: la locomotiva è stanca; viene sostituita con un'altra americana, una delle tante che fanno servizio nell'Italia centrale. Arrivano intanto tradotte cariche di prigionieri. C'è chi è in viaggio da dieci e chi da qunidici giorni. A Roma... finalmente! Finalmente si riparte dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua... calda pagata solo 10 lire. Al calar delle tenebre siamo a Firenze. Qualcuno, anche nell'incomoda posizione in cui si trova comincia a dormicchiare. Verso Livorno il buio è rotto da fasci di luce delle autocolonne militari transitanti di continuo sull'autostrada che corre parallela alla ferrovia. Di tanto in tanta fuochi rossastri gettano bagliori su vasti raggruppamenti di tende: sono fuochi di bivacchi militari. Gli occhi si chiudono; il sonno ci vince. Quando ci ridestiamo splende il sole. Dove ci troviamo? Nei pressi di Grosseto. Il malcontento è generale. « Altro che arrivare a Roma alla mezzanotte! ». Il personale ferroviario interpellato risponde ehe nessuno poteva prevedere un tale ritardo. Vi sono state durante la notte fermate supplementari, ma ne ignoriamo la ragione. Ma a che giovano le discussioni? Osserviamo il paesaggio. Solito spettacolo di desolazione: paesi interamenti distrutti nel quali non c'è più ombra di vita. Poche case rimangono ancora in piedi a Civitavecchia. Non si vedono che macerie, macerie, sempre macerie. Il malumore per l'enorme ritardo è scomparso; tutti sono stanchi ma contenti: appaiono le rovine della stazione di Roma Ostiense, poi quelle di Roma Prenestina. Tutti si affrettano a radunare i baga- gli: scendono finalmente dopo 32 ore di viaggio!
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