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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: mercoledì 14 aprile 2021, 16:40 
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Date un'occhiata alla valutazione di un treno Ives del 1915 data, ad un mercatino di Rochester NY, da Noel Barrett della della casa d'aste “Noel Barrett Antiques & Auctions Ltd. Carversville, PA “

https://www.pbs.org/video/antiques-road ... n-ca-1915/

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Noel Barrett, appassionato di giocattoli vintage, ha trasformato il suo hobby in un business. È diventato un antiquario di successo e promoter di aste.
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Ha scritto numerosi articoli per varie pubblicazioni di collezionisti, in particolare Antique Toy World, ed attualmente è il presidente degli Antique Toy Collectors of America.

All'esaustiva lectio magistralis dell'egregio amico Joker, aggiungo che ancor oggi il marchio Ives è di proprietà di Lionel LLC.
Data la popolarità dei suoi vecchi modelli di treni,

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a partire dagli anni '70, c'è stata una notevole richiesta di quelli più ambiti. Pertanto Lionel concesse a terzi autorizzati alcune riproduzioni occasionali.
Williams Trains duplicò il n.1694 del 1932,

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Varney & Sirus il set passeggeri Ives Black Diamond.

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Negli anni '80, Rich-Art ha rifatto la locomotiva bipolare elettrica Ives Model n. 3245L Cascade della fine degli anni '20.

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e le versioni delle carrozze 241 Club, 242 Parlor e 243 Observation.

Più recentemente, M.T.H. Tinplate Traditions ha rifatto alcune locomotive classiche degli anni '20 e '30 tra cui la famosa 3236 Ives Electrics,

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la 3245R,

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il set passeggeri Ives Black Diamond, il set passeggeri Ives National Limited 240 e la versione Ives della locomotiva 1134 4-4-2 Steam Outline. Nel 2007, M.T.H. ha rifatto la Lionel-Ives 1694E e la 1764E. Anche James Cohen e Pride Lines hannorieditato alcuni modelli.

Notevole questo set MTH di quattro pezzi degli anni '20, composto da una locomotiva marcata "The Ives Railway Lines - 3243 N.Y.C. & H.R." carrozza "Buffet" carrozza "Parlor Car", ed una "Observation".

Tutti sono di latta litografata con accessori placcati. La locomotiva ha un telaio in ghisa con carrelli pilota articolati nella parte anteriore e posteriore, le carrozze hanno porte scorrevoli apribili.

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Il tutto può essere acquistato da siti specializzati


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: mercoledì 14 aprile 2021, 18:49 
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Restiamo in America, e parliamo di un altro marchio fondamentale: LIONEL.
Quando, nel settembre del 1900, Joshua Lionel Cowen fonda a New York la sua piccola azienda è ben lungi dal pensare di aver posato la prima pietra di quello che nel giro di mezzo secolo diventerà un impero. La Lionel inizialmente produce piccoli apparati elettrici; il primo modello di treno, l’Electric Express, fabbricato nel 1901 e mosso da un motorino a pile progettato per un ventilatore, non è pensato per essere venduto al dettaglio bensì come ornamento per le vetrine dei negozianti di casalinghi. Il trenino che corre su rotaie di ottone attira però fortemente la curiosità dei clienti, molti dei quali chiedono di acquistarlo.
Lionel decide pertanto di mettersi a produrre treni giocattolo e nel 1906 offre binari a tre rotaie, che semplificano l’inversione di marcia, in uno scartamento (2 pollici e 1/8, pari a circa 54 mm) diverso da tutti quelli usati da altri fabbricanti a partire dal 1891. Lionel lo chiama Standard Gauge e lo brevetta come tale. Come diversi altri concorrenti americani ed europei, a partire dal 1915 Lionel adotterà an che il più piccolo scartamento 0 (Zero, 32 mm), ma solo per i modelli più economici del proprio assortimento.
Per quanto i suoi prodotti non siano molto realistici né raffinati (non sono litografati ma semplicemente verniciati, in improbabili vivacissimi colori) alla fine della prima guerra mondiale Lionel è già uno dei tre maggiori produttori di ferrovie giocattolo degli Usa. Nel 1920 supera American Flyer ed Ives (che andrà in fallimento nel 1928) e diventa leader del mercato nazionale, ma dopo meno di dieci anni gli effetti della grande depressione seguita al crollo della borsa di Wall Street nel 1929 minacciano di mandarlo al tappeto, A salvare la Lionel Corporation è una draisina a molla con Topolino e Minnie che sembrano premere alternativamente la leva: in un paio di anni se ne vendono 250.000 esemplari, e dal 1934 i bilanci della ditta tornano in attivo.
Nel 1939 cessa la produzione Standard Gauge, per far posto al più abbordabile scartamento 0 e al nuovo 00, introdotto nel ’38 ma non più ripreso nel dopoguerra. Imitando la rivale American Flyer, Lionel punta anche sulla scala S (1/64) che diventerà assai popolare in America ma resterà praticamente sconosciuta in Europa.
Nel ’42 Lionel smette di produrre giocattoli per fornire materiali alla Marina Militare Usa. Al termine della seconda guerra mondiale, nel 1945, torna a immettere sul mercato ferrovie in scala ridotta (solo in 0) e un nuovo sistema di costruzioni meccaniche in alluminio.
La decade 1946–1956 corrisponde al periodo di massimo fulgore per l’azienda, quando praticamente in ogni casa degli Stati Uniti entra almeno un treno Lionel trainato da una doppia motrice diesel EMD F7 nella squillante livrea rossa, gialle e argento della Santa Fe. Nel suo periodo d’oro, intorno al 1950, la Lionel arriva a vendere 25 milioni di dollari l’anno di trenini elettrici. Da allora, negli Stati Uniti il suo marchio è sinonimo di ferrovia in miniatura.
Il vento, tuttavia, cambia rapidamente: all’inizio degli anni Sessanta i progressi della tecnologia e i profondi mutamenti sociali determinati dalla diffusione della televisione e di nuove modalità di intrattenimento, associati all’inizio della conquista dello spazio con il lancio dei primi satelliti e all’avvento di giocattoli come le slot car e i kit in plastica da montare determinano una progressiva disaffezione nei confronti del modellismo ferroviario nelle scale maggiori dell’H0.
La diffusione a macchia d’olio di grandi punti di vendita porta alla sparizione dei piccoli negozi specializzati, ma le grandi catene richiedono solo confezioni a basso prezzo, con ridottissimi margini di guadagno per i produttori, e non offrono alcuna assistenza tecnica agli utenti. Per cercare di restare sul mercato, A. C. Gilbert e altre case produttrici riducono la qualità dei loro modelli, ma in questo modo si innesca una spirale al ribasso che allontana ulteriormente la clientela.
A nulla valgono gli sforzi del management per frenare il declino della Lionel: né l’accordo (siglato nel ’57) con l’italiana Rivarossi per costruire su licenza i più realistici modelli in H0, né i tentativi di abbattere i costi dei prodotti in 0 ricorrendo largamente alla plastica sortiscono effetti positivi e dal 1958 in poi la ditta registra crescenti perdite. Nel 1959, Cowen vende al pronipote Roy Cohn le sue azioni e si ritira. I fan considerano il ’59 l’ultimo anno dei “very treni Lionel”.
L’azienda si riorganizza, passando a produrre anche una linea di giocattoli educativi (piccolo chimico, microscopi), a marchio Lionel-Porter, che sarà in catalogo dal 1961 al 1968. Nel 1967, il tentativo di rilevare la American Flyer dopo il fallimento della controllante A. C. Gilbert Company porta a sua volta la Lionel alla bancarotta. E’ un triste epilogo per la più vecchia casa produttrice americana, che nella sua lunga storia ha venduto nel mondo qualcosa come 50 milioni di "trenini".
Marchi ed impianti vengono ceduti alla produttrice di cereali General Mills, che amministra una grande catena di negozi di giocattoli. Dopo essere passati per diverse altre mani, fra cui quelle del magnate immobiliare Richard Kughn, i marchi Lionel e American Flyer finiscono alla Lionel LLC, che li usa per commercializzare pregevoli modelli ferroviari in grande scala, costruiti in Cina.
Sfruttando il fattore nostalgia, la nuova Lionel sforna pregevoli repliche dei supergiocattoli degli anni d'oro del modellismo ferroviario americano, migliorati negli stampi e aggiornati per funzionamento digitalizzato e provvisti di effetti sonori. Si tratta di pezzi indubbiamente ragguardevoli, come la fedele riproduzione del mitico modello della GG1 elettrica della Pennsyslvania Railroad, ma i prezzi sono molto elevati per quelle che tutto sommato restano delle copie.
Un brutto colpo alla ditta, stretta fra la concorrenza asiatica ed europea, arriva alla fine degli anni ’90, con una sentenza della Corte federale del Michigan che impone alla Lionel LLC una pesantissima penale di 40,8 milioni di dollari per aver copiato i disegni costruttivi di un modello prodotto dalla rivale MTH (Mike's Train House, di Columbia, Maryland).
A salvare la Lionel LLC sarà la riproduzione del fantascientifico treno protagonista del film Polar Express, una fiaba natalizia interpretata da Tom Hanks, messa in vendita sugli scaffali dei negozi a 249 dollari e andata letteralmente a ruba.


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: giovedì 15 aprile 2021, 16:09 
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The Sopranos - "The Blue Comet"

Il Blue Comet era un treno passeggeri gestito dal 1929 al 1941 dalla Central Railroad del New Jersey, tra l'area metropolitana di New York (Jersey City) ed Atlantic City.

Percorreva il tracciato della New York & Long Branch Railroad ( NYLB ) fino a Red Bank, per poi proseguire sulla Southern Division Main Line fino a Winslow Junction, dove, tramite i binari della Atlantic City Railroad, raggiungeva Atlantic City.

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I colori scelti per la locomotiva e le carrozze passeggeri del Blue Comet sono stati il ​​blu oltremare e il Packard Blue, il crema, ed il nichel. I biglietti per il treno erano blu, le sedie del vagone ristorante erano rivestite di lino blu e anche i facchini erano vestiti di blu.

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" The Blue Comet " è l'85 ° e il penultimo episodio della serie televisiva The Sopranos che si rifà al relativo modello della Lionel.

Versione del 1935
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Vedi commento.

https://www.pbs.org/video/antiques-road ... n-ca-1935/

versione moderna
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In questo filmato della fiction si vede Bobby che sta comprando un modello Lionel del Blue Comet.
Robert "Bobby Baccalà" Baccalieri, è uno dei personaggi principali, un caporione della Famiglia DiMeo, cognato del boss Tony Soprano.

Bobby tiene in mano un modellino Lionel del Blue Comet, e fa una brutta fine

https://www.youtube.com/watch?v=tOavuDuOnDQ

https://www.youtube.com/watch?v=5SRa7QedBSs

L'episodio è stato girato nel “Trainland store” situato al 293 Sunrise Hwy, Lynbrook, NY, il secondo punto vendita del mio defunto amico Peter Bianco. Egli aprì il primo nel 1968, denominandolo “TrainWorld”, al 751 di McDonald Ave, Brooklyn, NY, il più grande negozio discount di trenini in America.


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 Oggetto del messaggio: Re: I TRENI FRA ARTE E CULTURA: quadri foto poster film ecc
MessaggioInviato: venerdì 16 aprile 2021, 17:01 
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Se siete abituati ai sofisticati modelli contemporanei in scala 1:87, questo strano, argenteo rotabile, considerevole nei suoi 43 cm di lunghezza ma assai più somigliante ad un siluro a rotelle che ad una locomotiva, può sembrarvi un grosso giocattolo di pura fantasia, di quelli fabbricati in Cina o ad Hong Kong che si possono ancora trovare sulle bancherelle delle fiere paesane.
Ebbene, vi sbagliate di grosso, perché siete di fronte ad una riproduzione piuttosto fedele, in scala 1:45, fabbricata a partire dal 1939 dalla americana Lionel, della celebre locomotiva aerodinamica K-4 “Torpedo” della Pennsylvania Railroad (PRR).
Sebbene semplificato nel rodiggio, con un asse anteriore portante in meno rispetto alla Pacific che vorrebbe rappresentare, si tratta di un modellino di tutto rispetto, dotato di un potente motore elettrico con inversore di marcia comandabile a distanza, realizzato interamente in metallo (telaio e cassa del tender in lamiera, ruote motrici e soprastruttura aerodinamica della macchina fusi in una lega particolarmente resistente) e, last but not least, provvisto di un ingegnoso dispositivo sonoro che imita il fischio rauco tipicamente americano.
Capace di girare docilmente all’infinito su un circuito di binari di latta a scartamento 0 (32 mm), con la terza rotaia centrale isolata da pezzetti di sughero, questa Lionel che reca il numero di catalogo 1668E sarebbe già più che soddisfacente, ma in più è in grado di suscitare un autentico interesse da parte degli appassionati di storia delle ferrovie, perché sia pur con tutti i limiti della tecnica modellistica degli anni precedenti la seconda guerra mondiale riproduce assai fedelmente un prototipo reale: la PRR K4 n° 3768 disegnata dallo stilista di origine francese Raymond Loewy, lo stesso al quale si deve, fra mille altre cose, la forma della bottiglia della Coca Cola e la linea delle Studebaker degli anni Cinquanta, le più europee fra le automobili americane dell’epoca.
Costruita nel 1920 negli stabilimenti PRR di Altoona, la 3768 è una delle 425 vaporiere della serie K4 impiegate dalla “Penn” per il traino dei suoi più prestigiosi treni passeggeri come il Broadway Limited. Nel febbraio del 1936 la nostra locomotiva viene profondamente modificata nell’aspetto, ad opera del succitato Loewy, ricevendo una “carrozzeria” aerodinamica caratterizzata da una copertura ogivale della camera a fumo, che le frutterà il soprannome Torpedo da parte del personale di macchina.
Anziché assumere la consueta livrea PRR verde scura DGLE (Dark Green Locomotive Enamel), la macchina viene inizialmente dipinta in color bronzo ed accoppiata ad un tender a sei assi della stessa tinta.
Esposta con successo nel 1939-40 alla World's Fair di New York (accanto alla gigantesca PRR S1 Duplex e all’elettrotreno ETR 200 Breda delle nostre FS) la 3768 manifesta in servizio le problematiche tipiche di tutte le locomotive carenate, ovvero una grave difficoltà di accesso alla meccanica che rende laboriosa la manutenzione. Sin dai primi anni Quaranta, la profilatura aerodinamica viene pertanto rimossa.
L’avvento della trazione diesel segna la prematura fine anche per la Torpedo, che viene ritirata dal servizio nell’ ottobre del 1953 ed ingloriosamente demolita.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 10:49 
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L'amico Pierpaolo mi sprona a ripubblicare qui un mio vecchio articolo sui cataloghi di modellismo ferroviario. Bene, ecco qui:

TRENI DI CARTA

La prima volta che vidi un Coccodrillo fu nei pressi di Wassen, sul San Gottardo, giustamente. Ma allora (era il 1959 e avevo 11 anni) non sapevo che quello fosse il suo habitat naturale.
Un coccodrillo con la 'c' minuscola, in carne e ossa, lo avevo visto allo zoo (ma forse era un caimano) e un altro, piccoletto, alla Tv in bianco e nero, fra le braccia di Andalù, il Lothar di Angelo Lombardi.
L'animale lo conoscevo comunque abbastanza bene, per via delle illustrazioni dei vari sussidiari. Il locomotore svizzero, no.
Dei Coccodrilli con la 'C' maiuscola sapevo l'esistenza da talune scatole color arancione, con la scritta ''Maerklin'' e la sigla CCS 800, che occhieggiavo talvolta sugli scaffali dei negozi di giocattoli.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 10:54 
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Ciascuna di esse costava 25.000 lire, equivalenti a un terzo circa del pur discreto stipendio mensile di mio padre. Ed era questa l'ottima ragione per cui quelle scatole, per me come per quasi tutti i miei coetanei, erano sempre rimaste chiuse, e ignoto il contenuto.
C'erano però i cataloghi, dove l'immagine del Coccodrillo (una fotografia molto ritoccata, o forse proprio un disegno) verde scura, con tante ruote nere dal bordino argenteo, occupava una pagina intera.
Non so nella vostra, ma nella letteratura della mia infanzia i cataloghi hanno avuto una parte fondamentale. Collodi, Vamba e Verne non sono stati degnati, complessivamente, che di una trascurabile frazione del tempo dedicato a quelle pagine patinate dai brillanti colori, in cui vivevano affascinanti ed esotiche creature.
Paragonate alla scelta che c'è oggi, erano poca cosa, ma allora parevano una moltitudine: vaporiere nere con le ruote rosse, locomotori italiani in castano-isabella, svizzeri e tedeschi verdi o blu, americani come fuochi artificiali.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 10:57 
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Hiawatha, argento e arancione sgargiante, era la playmate del catalogo Rivarossi. Batteva l'elettrotreno olandese EL verde della Trix e la rossa V200 tedesca della Fleischmann, ma nulla poteva contro il fascino indiscreto del Coccodrillo Marklin, dispiegato sul paginone del catalogo del centenario: 1859-1959, cento pagine, doppio formato, copertina metallizzata. L'ho consumato, a forza di sfogliarlo.
Eppure, come le altre, il Coccodrillo restava per me una creatura di carta. Così, quando la Ce 6/8, ululando in salita a 30 chilometri orari in testa a un treno merci, passò due metri davanti al cofano della '1100' di famiglia, ferma al passaggio a livello sulla linea del Gottardo, rimasi choccato.
Era come se avessi incontrato Tex Willer nel bar sotto casa. Con tutto il cavallo. Come Edward G. Robinson di fronte alla donna del ritratto, ma quello, si scopre alla fine del film, era un sogno.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 11:02 
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Per me, invece, fu la prima di una serie di rivelazioni, che dura ancora oggi, ogni volta che mi capita di riscontrare l'esistenza del corrispondente reale di un mio vecchio giocattolo. A voi non è mai successo?
Volete farmi credere che non vi ha emozionato la vista di un ''Badoncinò' verde e rosso, accantonato fra le erbacce, proprio uguale a quello 80 volte più piccolo che avevate ricevuto per Natale, magari nel '61... Che non vi ha turbato riscontrare l'esistenza ''in naturà' di una ''Sogliola' che avevate visionato increduli sulla protostorica rivista ''H0 Rivarossì'?
Alzi la mano chi ha visto prima un locomotore trifase ''vero' di uno in foto, o di un modello della Bissel. Qui vado sul sicuro, perché se qualcuno c'è, all'età che ha, causa l'artrite, la mano la tiene giù lo stesso.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 11:06 
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Il problema è comunque multigenerazionale. Se per me era difficile incontrare un Coccodrillo, figuriamoci quanto possa essere avara di soddisfazioni la vita per mio nipote, al quale (tanto per restare fra i rettili) piacciono molto i dinosauri.
O meglio, no: i dinosauri ''live-in-action'' lui li vede al cinema e li ammazza con la Playstation, mentre una vaporiera vera non l'ha mai vista. Ed è per questo che il mio trenino non lo emoziona affatto. Nè interessa ai suoi coetanei.
Noi, invece, non avevamo la televisione (di sicuro non avevamo la Playstastion). Disponevamo solo di qualche rivista, e dei cataloghi.
Sognavamo dei treni di carta, e ogni tanto ce ne veniva regalato uno (di plastica e zamac). Nondimeno, sospettavamo che in una dimensione parallela a quelli piccoli, esistessero anche i corrispondenti treni ''grandì'. Proprio come accadeva per la 1100 FIAT di papà e quella della ''Mercury'', dalla scatolina rossa e celeste.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 11:10 
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Con le automobili, la verifica era abbastanza facile. Con i treni, molto più complessa.
Già estinte, o quasi, le vaporiere dai binari, i musei ferroviari italiani ancora di là da venire, i riscontri col reale erano ardui, anche per problemi di ordine geografico-sociale.
Una 424 o una Littorina si potevano anche trovare, non lontano da casa, ma, per esempio, le diesel americane Fairbanks-Morse in livrea Santa Fe o Burlington Route, contemporanee ai modelli Rivarossi e Marklin degli anni '50, circolavano al di là dell'Atlantico. E le famiglie italiane di quell'epoca, se attraversavano l'oceano non lo facevano per un ''Fly and drive", bensì per aprire un pizzeria a Brooklyn (se andava bene).


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 11:19 
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Qualcosa di simile avveniva per i treni tedeschi, francesi e belgi che parimenti entravano nella produzione modellistica corrente: se non si era figli di emigrati, restavano giocattoli, senza un corrispettivo a grandezza naturale.
Anche la meravigliosa CC7107, quella del record mondiale di velocità pre TGV, per quanto ci era dato allora di sapere, poteva essere un frutto esclusivo della fantasia di Arnaldo Pocher. Ma il dubbio non ci impensieriva più di tanto. Nè, a pensarci bene, mi impensierisce adesso.
Anzi, come Fantozzi riguardo alla corazzata Potemkin, vi dirò che i treni veri mi interessano fino a un certo punto. Mi piacciono davvero solo se mi ricordano un giocattolo della mia infanzia, posseduto o solo sognato in effigie fa lo stesso.
Una 626 mi affascina perchè mi riconduce a quella rozza Rivarossi in bakelite; una 428, alla tuttometallo della Fleischmann; una V36 ex val Seriana a quella marroncina della Trix; un Arlecchino all' ''Elettrotrenò' Conti, etc.


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MessaggioInviato: sabato 17 aprile 2021, 11:22 
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Se in Francia scorgo una BB12.000 ''Ferro da stirò', il pensiero corre al modellino della Hornby; un pomeriggio nella valle del Reno rievoca intere annate di pubblicazioni Marklin; un viaggio nelle Highlands britanniche pareggia i conti con le scatole di montaggio in plastica della Kitmaster.
Sulle colline dell'Harz ho ritrovato le BR 99 della Bemo; nella Zillerthal austriaca ho visto passare la Liliput Hoe della Parenzana; girovagando per gli Usa ho rintracciato quasi tutta la produzione americana Rivarossi e un giorno, se avrò fortuna, in Oklahoma o nel Kentuky sono certo che incontrerò perfino l'ascendente della mitica Consolidation L 280/R, al traino del treno di Dumbo...
Cosa avete da ridere, voi che magari avete pagato il biglietto per visitare la casa di Sherlock Holmes?


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joker ha scritto:

La PRR K4 n° 3768 disegnata dallo stilista di origine francese Raymond Loewy,
Costruita nel 1920 negli stabilimenti PRR di Altoona, la 3768 è una delle 425 vaporiere della serie K4 impiegate dalla “Penn” per il traino dei suoi più prestigiosi treni passeggeri come il Broadway Limited. Nel febbraio del 1936 la nostra locomotiva viene profondamente modificata nell’aspetto, ad opera del succitato Loewy, ricevendo una “carrozzeria” aerodinamica caratterizzata da una copertura ogivale della camera a fumo, che le frutterà il soprannome Torpedo da parte del personale di macchina.


A propsito del BROADWAY LIMITED, il treno della Pennsylvania Railroad che collegava New York a Chicago. a pag 5 del thread: Film di Treni su Youtube,

viewtopic.php?f=39&t=102437&start=60

in quinta posizione potete veder il film omonimo del 1941 denominato in italiano “Una gabbia di matti”. ed un approfondimento su detta locomotiva.

La pellicola appartiene al genere “screwball comedy”, il termine inglese (letteralmente commedia svitata), si riferisce ad un tipo di commedia cinematografica statunitense in voga negli anni trenta e primi quaranta.
La storia è poco credibile, tuttavia è l'unica possibilità di vedere in azione la versione 1938 del Broadway Limited.

film completo in inglese
https://www.youtube.com/watch?v=8UoeuGKaJDQ


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Per la serie MURALES

Trains Mural di Jeff and Gregory Ackers situato a Columbus, Ohio creato nel 1989.


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Bello questo mural raffigurante la EMD E8A 4005 della " Chesapeake & Ohio", locomotiva nata nell'agosto del 1951.

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Le E8 erano locomotive diesel-elettriche, in configurazione A1A-A1A , impiegate essenzialmente per il servizio passeggeri, ma in seguito anche per quello merci. Vennero prodotte, dall'agosto 1949 al gennaio 1954, dalla divisione Electro-Motive (EMD) di General Motors a La Grange, Illinois. Furono allestite due versioni: la E8A con cabina di guida (447 pezzi), e la E8B solo motori (46) pezzi.

L a serie EMD E8,

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che era dotata di due motori GM 567B eroganti 2.250 cavalli, costituiva un aggiornamento della precedente E7 (rodidiggio B-B). Esternamente differiva per la presenza di una griglia lungo tutto il corpo, e per l'aggiunta di quattro oblò, ma aveva lo stesso caratteristico muso "bull dog nose" dell'E7,

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Le unità B erano locomotive che, come suggerisce il termine, non avevano una cabina, servivano per potenziare la forza di trazione e venivano combinate in set A-B-A o A-B-B-A. Negli anni '50 le unità B caddero in disuso perchè le compagnie iniziarono ad acquistare i nuovi mezzi singoli più potenti allora disponibili.
La Chesapeake and Ohio Railway (C&O)

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era una compagnia ferroviaria nata nel 1869 in Virginia dalla fusione di aziende minori. Nel 1972 entrò a far parte del sistema Chessie , insieme alla "Baltimore & Ohio "ed alla "Western Maryland Railway". Il sistema Chessie è stato successivamente implementato assorbendo la "Seaboard Coast Line" e la "Louisville & Nashville divenendo, negli anni '80, una parte fondamentale del CSX Transportation (CSXT).

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Modellismo

Le EMD 7 e 8 sono state prodotte da molte aziende comprese le italiane Lima e Rivarossi,

Rivarossi dal 1967 al 2001 presentò le unità A nelle livree: Northern Pacífic, Chesapeake & Ohio, Illinois Central, Pennsylvania (rossa), Wabash, Santa Fe, Amtrak, Lackawanna, Milwaukee, Southern, Northern Pacific, Baltimore & Ohio, New York Central, Colorado Eagle, Great Northern, Chicago & Alton, Southern Pacific, Union Pacific, Burlington, Canadian Pacific, Frisco, Gulf Mobile & Ohio, New Jersey Transit, Richmond Fredericksburg & Potomac, Pennsylvania (verde), Rio Grande, "Golden State" Southern Pacific, Delaware & Hudson, New Haven, Reading, Milwaukee Road, Norfolk & Western, Lehigh Valley, Chicago & North Western, Rock Island, "Colorado Eagle" Missouri Pacific, Louisville & Nashville, Erie Lackawanna, Great Northern, Monon, Via, Atlantic (Seabord) Coast Line, Erie, Kansas City Southern, "Blue Comet" Central New Jersey, Florida East Coast, ed anche nella versione undecorated,
mentre produsse le unità B solamente nel 1988.


Per quanto riguarda le Chesapeake & Ohio

Rivarossi E8A

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Broadway Limited E8A

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WalthersProto E8A

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WalthersProto E7A

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Con Cor E8A

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Stewart Hobbies E7A

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Lilma E7A scala N

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