Adesso non resta che chiudere gli anelli dei binari, collegandoli alla zona del luna park, dopodiché il primo convoglio può finalmente transitare sul plastico.

Collocati i pannelli di rivestimento, il plastico D comincia ad assumere un aspetto abbastanza serio.

Adesso tocca sistemare il supporto per lo sfondo della stazione secondaria.

Per ricostruire un diorama anni ’60 occorre uno sfondo fotografico di quelli che si potevano acquistare all’epoca. Faller e Volmer li hanno ancora oggi in catalogo, ma c’è un problema: sono alti al massimo una cinquantina di centimetri, mentre a noi ne servono 90. Allora tocca fare un collage, unendo lo sfondo ad una gigantografia di cielo appositamente realizzata, e sovrapporre le due immagini cercando di sfumare la giunzione con una serie di nuvolette che piazzeremo qua e là.

Ottenuto il collage, adesso bisogna incollarlo sul supporto. Ci attrezziamo con un rullo autocostruito per poterlo svolgere e stendere più facilmente e procediamo, in fantozziano gruppo laocoontico, due sul trabattello e altri di rinforzo ai lati.

complimenti, non si vede niente, siete anche dei pittori oltre che ferromodellisti.

Verissimo !
Dalla foto in cui si vedono i due fondali sovrapposti pre trattamento, pensavo ne venisse un papocchio.
Invece il risultato finale e' sorprendente, non si nota affatto la linea di giunzione e c' e' una perfetta continuita' tra le due parti.
Complimenti.
Stefano.

Evviva! Ci siamo: l'effetto complessivo non è malaccio. La stazione è Kibri, di latta, binari e catenaria Marklin.

Grazie Stefano. Poi farò vedere come abbiamo realizzato i fondali degli altri plastici, da quello anni '50 completamente dipinto, a quelli realizzati con photoshop...i

In effetti, il fondale del plastico anni '50 è stato direttamente dipinto (da mia moglie Antonia) come si doveva fare all'epoca.

Qui si vede la mano d' artista...
In stile un po' naif... Credo, voluto, cercato... Che ben si sposa con un plastico del bel tempo che fu'...
Complimenti a te ed alla tua Signora. Ed al tuo team, ovviamente.
Buon we
Stefano.

Dove eravamo rimasti? Ah, sì: armati di caschetto protettivo per darci un contegno, adesso passiamo a rifinire ulteriormente il paesaggio.

Spargiamo l’ “erba” utilizzando l’attrezzo che carica i filamenti di elettricità statica e li fa piovere dritti dritti sul “terreno” cosparso di colla.

Prepariamo i “cespugli” con frammenti di spugna di vari colori e dopo averli collocati l’effetto generale migliora.

Ecco i tre passaggi: dal nudo (stuccato e pitturato) all’erba, ai cespugli.