Ecco la storia della Marklin (incentrata sulla produzione ferroviaria, per il resto c'è un'altra scheda). MARKLIN Le ferrovie giocattolo sono nate insieme a quelle vere: fin dagli anni ‘40 dell’Ottocento, mentre in tutta Europa cresceva la ragnatela di rotaie su cui sbuffavano le prime locomotive, hanno cominciato ad essere prodotte delle riproduzioni in miniatura che spaziavano dai trenini di legno da trascinare sul pavimento con una cordicella fino a fedeli e costosissimi modelli realmente funzionanti a vapore. Una delle prime fabbriche di giocattoli destinate a mettere sul mercato dei trenini di latta con movimento a orologeria viene fondata da Theodor Friedrick Wilhelm Marklin e da sua moglie Caroline nel 1859 a Norimberga, in quella che solo undici anni più tardi diventerà la Germania. Nel 1888 i suoi figli Eugen e Karl modificano il nome dell’impresa in Gebruder Marklin (Fratelli Marklin) e nel 1891 - con una iniziativa che segna indelebilmente la storia del modellismo ferroviario - varano un sistema completo, composto oltre che da locomotive e vagoni, da binari e scambi componibili a piacere. Da questo momento, sebbene la ditta abbia prodotto anche ogni altra specie di giocattoli meccanici - Marklin diventa sinonimo di ferrovia in miniatura. I trenini che recano il logo composto da una G e una C affiancate e da una M sovrimposta (Gebr. Marklin & Co), costruiti esclusivamente o prevalentemente in metallo e ancor oggi caratterizzati dal funzionamento “a tre rotaie” in corrente alternata, hanno fatto e continuano a fare la felicità di milioni di bambini di qualsiasi età. Il grande successo commerciale riscosso dai suoi prodotti fa sì che la Marklin si imponga, già ai prini del Novecento, come leader del giocattolo ferroviario, dettando le prime norme tecniche della nascente industria del settore. Spronati dalla Marklin, i vari produttori tedeschi (all’epoca sono attivi nomi come Doll, Issmayer, Bing, Carette e diversi altri) si mettono d’accordo per realizzare dei binari con misure prefissate di scartamento, in modo che siano compatibili con i treni giocattolo dei diversi marchi. Si giunge così a definire gli scartamenti I = 45 mm, II = 60 mm e III = 75 mm. Visti con l’ottica odierna sono enormi. E giganteschi erano infatti i treni di latta che correvano su questi binari: una locomotiva a scartamento I è lunga mediamente mezzo metro, figuriamoci una a scartamento III! Si tratta di ferrovie adatte alle abitazioni dell’alta borghesia della Bella Epoque, dove lo spazio non era risicato. Nel 1912 vede la luce il primo treno elettrico Marklin: non come possiamo intenderlo oggi, bensì, alimentato direttamente nell’elevato e pericoloso voltaggio presente all’epoca nelle case, ovvero a 120 volts in corrente alternata. In alternativa c’è la versione a 4 volt in continua, proveniente da batterie al piombo, anche qui non esattamente il meglio per giochi di bambini. Nei tardi anni Venti compaiono i primi trasformatori, che riducono il periodo di folgorazioni alimentando i trenini con corrente a 20 volts. Accanto a questi, continuano comunque ad essere prodotti modelli con funzionamento ad orologeria o a vapore vivo, alimentati con fornelli a spirito. Raffinati e costosissimi, destinati a pochi privilegiati, i modelli Marklin di questo periodo sono oggi disputati dai collezionisti per cifre esorbitanti: una stazione ferroviaria del 1923, in lamierino, dipinta a mano, è stata battuta all’asta recentemente per 35.000 euro!
I progressi tecnologici che consentono di miniaturizzare i componenti, e la necessità di allargare il mercato anche agli appassionati che dispongono di minori risorse economiche e di meno spazio, induce la Marklin a realizzare ferrovie in miniatura sempre più piccole. Fin dal 1901 l’azienda realizza modelli per lo scartamento 0 (Zero, scala 1/43) di 32 mm, che a partire dagli anni ’30 si affermerà decisamente sul mercato, e nel 1912 propone un sistema chiamato Liliput-Bahn o Midget Trains, a scartamento di 26 mm, che tuttavia incontra scarso successo. La gamma dei modelli ferroviari Marklin costruiti fra le due guerre mondiali è straordinariamente ampia e comprende dei veri e propri capolavori, come i vagoni passeggeri dal tetto apribile per consentire di osservare agevolmente il minuzioso arredamento interno realizzato in cartapesta finemente decorata. Negli anni Trenta, dopo aver considerato la possibilità di costruire trenini in scala S (1/64, scartamento 22,5 mm), Friedrich Rieker, grande progettista e padre del leggendario “Coccodrillo” Marklin, sceglie la scala 1/90 e adotta lo scartamento H0 di 16,5 mm, così detto in quanto è (all’incirca) la metà (Halb, in tedesco) dello 0 di 32 mm. All’inizio, tuttavia, la dizione è 00. Solo dopo il 1950 viene definitivamente impiegata la sigla H0. Nell’autunno del 1935, alla Fiera di Lipsia, Marklin svela il proprio sistema di ferrovia elettrica in miniatura a scala 00, completa di due tipi di motori, carri merci e carrozze passeggeri e un ricco assortimento di scambi e rotaie. La Elektrische Miniatur-Tischbahn 00 viene presentata in questi termini: “Dopo lunga preparazione e studi, abbiamo coronato il sogno di realizzare una nuova ferrovia elettrica in miniatura. Ed è una ferrovia da tavolo. Ma è anche Marklin, disegnata per essere completamente sicura e facile da usare. E’ come i veri treni, solo più piccola”. I primi mezzi di trazione offerti sono una vaporiera (R700), con un tender a due assi e un’altra locomotiva elettrica (RS700), assomigliante molto vagamente ad un prototipo elettrico svizzero. Entrambe sono realizzate in pressofusione con leghe allo zinco, mentre la successiva elettromotrice TWE700 è in lamiera stampata. Seppure previsti per la corrente alternata a 16 volts, possono funzionare anche a corrente continua. C’è poi un assortimento di carri e carrozze, tra le quali la modesta vettura a due assi (327), che prende spunto dalla famosa “Donnerbuchsen” (la Scatola Tuonante, così detta per il rimbombo della cassa quando le ruote passavano sui giunti del binario). Per i servizi espressi ci sono cinque vetture a quattro assi di lunghezza 175 mm, rispettivamente una carrozza normale, due ristorante, due carrozze-letto. Una ristorante ed una letto portano le insegne della Compagnia Mitropa, cioè la versione tedesca della famosa Compagnia Internazionale “Wagon Lits” (CIWL). Come carri merce la scelta è fra quattro carri a due assi, uno aperto a sponde alte, una cisterna con marchio Shell, uno chiuso ed uno aperto a sponde basse con stanti. Un anno dopo la presentazione viene introdotto il primo segnale con controllo dell’alimentazione, dando quindi la possibilità di un realistico comando dei treni. Altri accessori si aggiungeranno in seguito, come la prima catenaria perfettamente funzionante, o ancora la piattaforma girevole, prima manuale e subito dopo elettrica. I binari scelti da Marklin, con la terza rotaia centrale continua, interamente metallici, molto solidi, affidabili, semplici da collegare tra loro, rimarranno in produzione moltissimi anni, pur con la evoluzione successiva del sistema di contatto a punti. I trasformatori dell’epoca non hanno reostati graduali bensì quattro uscite di distinto voltaggio. Solo nel 1937 viene introdotto un trasformatore con funzionamento senza salti, e all’incirca allo stesso periodo risale il sistema di commutazione della direzione di marcia con un ralais. Negli anni 1938-39 viene lanciata la locomotiva a vapore E800LMS, una 2-2-0 con la caldaia e la cabina di stile britannico. In pressofusione, di color rosso ruggine con la parte anteriore della caldaia nera, porta la sovrascritta in oro della compagnia LMS (London, Midland & Scotland). Nel 1939, infine, arriva il tipico gancio automatico con dentino e asola di chiusura. La sua caratteristica è quella di poterne comandare in modo remoto l’apertura quando si trova in corrispondenza dello speciale binario di sganciamento, cui Marklin in seguito aggiungerà anche la segnalazione luminosa. Dopo la parentesi bellica, la produzione riprende e nel 1947 viene presentato il mitico Coccodrillo in scala 1/90, versione miniaturizzata di quelle, leggendarie, a scartamento 1 e 0, varate nel 1933. Non che la prima edizione del CCS800, dotata finalmente di tutti gli assi della macchina reale, sia meno preziosa: se risparmiato dalla “peste” dello zinco, un Coccodrillo Marklin del 1947-1948 ha oggi quotazioni da capogiro. Il motore usato è quello classico con collettore a disco, che nel Coccodrillo viene posizionato trasversalmente e non longitudinalmente, con l’aggiunta di particolari ingranaggi che trasmettono il moto ad entrambi i gruppi di trazione. Negli anni successivi, con l’aumento della produzione, il modellino diventa più accessibile, ma neanche tanto: nel 1954 costa in Italia 25.000 lire, ovvero l’equivalente di un buono stipendio mensile. Nel frattempo, dal 1951, è iniziata la produzione di modelli con soprastruttura in termoplastica. I primi ad arrivare sono tre carri merci, ed il vantaggio - rispetto al lamierino o alle fusioni metalliche - di riproduzioni molto accurate e relativamente economiche porterà progressivamente alla generalizzazione del processo. Nel 1958 vengono introdotte le confezioni color azzurro con impresso un bel disegno del modello, oggi molto ricercate, che dureranno fino ai tardi anni Settanta. Di fronte al galoppante successo dell’HO, la produzione di modelli a scartamento 0 termina nel 1952, quindi, per quasi vent’anni, la Marklin, trasferitasi nel frattempo a Goppingen, nel Baden-Wuerttemberg, commercializza esclusivamente ferrovie in miniatura in scala 1/87, evolvendole in vario modo, come attraverso l’introduzione, nel 1969, del nuovo binario K (da Kunststoff, plastica in tedesco) che si affianca al vecchio binario metallico M con massicciata incorporata. Poi, nell’ambito della generale corsa alla miniaturizzazione, la ditta stupisce tutti snobbando la scala N e inventando nel 1971 la Z, con microscopici convogli in scala 1/220 che corrono su binari a scartamento 6 mm. Gli anni ’70 sono quelli di una continua espansione: vengono aperti nuovi stabilimenti a Gyor, in Ungheria, e nel 1980 viene ripresa la costruzione di modelli ferroviari in scala 1/32 (scartamento 1, 45 mm). L’acquisizione del marchio Trix, nel 1996, consente di disporre di un vasto catalogo in scala N e di integrare il tradizionale sistema H0 in corrente alternata con modelli in corrente continua (più efficacemente di quanto abbia fatto in precedenza la produzione a marchio Hamo, iniziata nel 1965). Sin dalla seconda metà degli anni ’80, Märklin si fa pioniera del funzionamento digitale degli impianti e delle loco, contribuendo ad una radicale rivoluzione del mondo del modellismo ferroviario che renderà in poco tempo obsoleto il vecchio mondo analogico, oggi per lo più confinato al settore collezionistico. Agli inizi del 2006, Märklin acquisisce la ditta LGB, produttrice dei trenoni da giardino in scala 1/22,5. Sembra l’apice del successo: la produzione della Casa di Goppingen spazia su tutte le scale e gli scartamenti, i suoi cataloghi sono veri e propri libri con centinaia di pagine, eppure la crisi è dietro l’angolo: l’11 maggio 2006, un comunicato stampa rende noto che il controllo dell’azienda è passato al fondo britannico Kingsbridge Capital e alla banca d'investimenti Goldman Sachs. Per la prima volta in quasi 150 anni di storia, la famiglia Marklin è esclusa dal management. Viene avviato un piano di ristrutturazione, con la chiusura di una filiale a Sonneberg, in Germania, dove lavoravano 400 persone, ma non è sufficiente: scaduti i termini delle linee di credito, gli istituti bancari non prorogano i prestiti, e nel 2008 la Marklin, che accusa un passivo di 21 milioni di euro, è costretta alla amministrazione controllata. Il fallimento viene tuttavia scongiurato e l’attività prosegue. Il 21 dicembre 2010, il Commissario Michael Pluta annuncia la fine dell'amministrazione controllata. I creditori avviano trattative per la cessione delle attività, e nei primi mesi del 2013 la proprietà della Marklin passa alla tedesca Simba Dickie Group. Il gruppo nasce nel 1993, dalla fusione della Simba Toys (fondata nel 1982 a Furth da Fritz Sieber e suo figlio Michael) con la Dickie Toys (fondata nel 1971 da Wolfgang Sauerborn) ed ha acquisito con gli anni diversi altri produttori di giocattoli, arrivando ad occupare più di 3.200 persone. Il nuovo management assicura il proprio impegno a far sì che la Marklin possa mantenere la leadership mondiale nel settore delle ferrovie in miniatura ed accrescere ulteriormente il suo prestigio attraverso una produzione di altissima qualità. Per inciso, se desiderate saperne di più a proposito degli altri articoli prodotti dalla Marklin in oltre un secolo e mezzo di attività, aprite la relativa scheda marca nelle sezioni dedicate ai Giocattoli o alle Macchine e macchinine.
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