Scali merci: ecco come li cambieremo Mario Castaldo, direttore di Trenitalia Cargo, disegna la nuova rete degli impianti in una intervista al periodico TuttoTrasporti 21 gennaio 2009
Troppo polverizzata e inadatta ai traffici di lunga percorrenza: è questo lo stato dell’attuale rete degli scali ferroviari merci che il direttore della Divisione Cargo di Trenitalia evidenzia in una intervista a TuttoTrasporti. Si tratta perciò di portare a compimento il processo di razionalizzazione di un reticolo logistico che negli anni ‘90 contava sul territorio nazionale ben mille scali e che a partire dal 2000 è stato ridotto a 450, per passare a 314 nel 2007 fino ai 199 odierni. Soprattutto al sud, nell’Italia meridionale, dove molti sono gli scali non sostenuti da una adeguata domanda di trasporto da parte delle aziende del territorio. Questo è il motivo per cui è allo studio un ulteriore ridimensionamento, a meno che le aziende non siano disposte a pagare prezzi maggiori. Anche perché – aggiunge Castaldo – con il taglio di 60 milioni di euro al trasporto merci su rotaia previsto nella Finanziaria 2009 non potremo più applicare quei prezzi, molto al di sotto di quelli di mercato, che fino ad oggi abbiamo praticato ai clienti perché supportati da contributi pubblici.
Il direttore di Trenitalia Cargo cita l’esempio della Sicilia e dell’Abruzzo. Nell’isola, che conta oggi ben 13 scali, una ulteriore razionalizzazione va fatta anche se alcuni piccoli scali potranno essere mantenuti se garantiti da appositi contributi statali. A conferma di quanto asserito da Castaldo, nello stesso servizio del giornale è riportata l’opinione di Pino Bulla, presidente della Fai siciliana e vicepresidente della Società Interporti di Catania, secondo il quale, molto perentoriamente, la merce diretta in Sicilia via treno, una volta arrivata nell’hub ferroviario di Catania può proseguire via camion per qualsiasi altra destinazione sull’isola; tutti gli altri scali non servono praticamente a niente, meno che mai agli autotrasportatori. Stesso discorso in Abruzzo, dove – afferma Castaldo - era in predicato per la chiusura anche lo scalo di Vasto-San Salvo, ma che fino a quando sarà sostenuto da una buona domanda, compatibile con i costi di produzione, resterà operativo. Anche qui l’intervista a Castaldo è integrata con l’opinione del segretario generale della Fai abruzzese, Carlo Antonetti, secondo il quale sono tutti gli altri scali merci della regione ad essere sottoutilizzati. Anche perché sulla linea adriatica, la galleria di Cattolica, troppo bassa, non consente un ampio ricorso alla ferrovia sia per il trasporto di container che per l’autostrada viaggiante.
In definitiva, i grandi scali merci sui quali Trenitalia intende puntare per il futuro sono dieci: Torino, Alessandria, Novara, Milano, Brescia, Modena-Marzaglia, area di Roma, Marcianise, Bari-Ferruccio e Catania-Bicocca, che vanno tutti in gran parte potenziati, a cominciare da quello di Brescia, per il quale esiste già un progetto esecutivo che consentirà a breve di far partire i lavori con un investimento di 30 milioni di euro. Ma, continua il direttore di Trenitalia Cargo, gli scali merci non sono solo troppi: sono anche carenti di attrezzature per il trasporto intermodale, soprattutto al Nord. Hanno ancora le “selle di lancio”, dove i vagoni vengono smistati da un treno all'altro da una collina artificiale. I futuri grandi centri di smistamento (hub) dovranno avere invece gru e carroponti per gli scambi treno-camion, una maggiore capacità per treni lunghi anche 700 metri e magazzini più ampi. Infine, l’alta velocità/alta capacità Torino-Salerno, che vedrà il suo completamento a fine 2009, consentirà un maggior utilizzo della vecchia linea lasciata libera dai treni passeggeri mentre il raddoppio della Bologna-Verona permetterà di potenziare i traffici attraverso il Brennero. Oggi, Trenitalia Cargo produce mediamente circa 850 treni al giorno che, se ci fosse richiesta, potrebbero essere anche di più. In conclusione, Castaldo rivolge un appello agli autotrasportatori a sottoscrivere insieme con la committenza un accordo pilota che, per almeno un’area del paese, preveda il trasporto per ferrovia sulle lunghe distanze e con il camion sulle brevi. Ciò, non solo per contrastare il caro gasolio ma anche perché i vincoli europei sull’ambiente si faranno più stringenti.
Semplicemente scandaloso. Dicono di voler ridurre ad una decina in tutta Italia gli scali e poi tremano dalla paura per le direttive europee.
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