Molte rotaie di fabbricazione anglosassone (CW e USA) finirono sulle nostre linee man mano che l'esercito alleato avanzata lungo la Penisola durante l'ultimo conflitto mondiale. Esigenze logistiche preminenti facevano si che grandi scorte di materiale d'armamento seguissero i corpi del genio per riattivare quanto prima le linee interrotte per azioni belliche; le medesime scorte rimasero tali anche nel dopoguerra, dal momento che a fronte dell'ipotesi di restituzione, si preferì lasciarle alle FS per gli stessi scopi appena detti.
Queste rotaie erano caratterizzate da un alto tenore di carbonio, pertanto difficili da saldare con i consueti metodi italiani (saldatura alluminotermica) e anche la realizzazione di fori per l'ancoraggio con ganasce non risultava agevole. Fu così che, passata l'emergenza, furono presto rimpiazzate da prodotti nostrani una volta riattivati i cicli produttivi nelle acciaierie del Paese e quelle in oggetto relegate a ruoli secondari (scali) ovvero utilizzate per realizzare rinforzi ai ponti con il metodo dei "fasci di rotaie" o, ancora, per realizzare portali d'ancoraggio per la linea aerea ai binari tronchi. Il loro profilo era simile al tipo 46 FS, per cui, quando in opera era difficile individuarne la provenienza senza leggere la marca del produttore, impressa sui fianchi.
Se ne trovano ancora, sparse in qua e là, proprio con queste funzioni, ovvero ancora ad armare binari perduti o addirittura affogati con nel caso segnalato.
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