Forse questa cronaca tratta da "Il Gazzettino di MERCOLEDI’ 17 Dicembre 1913" potrebbe avere qualche attinenza con la stazione di S. Andrea, anche in considerazione di quanto riportato da Stanga-Tibb nel suo intervento del 22 maggio "... il giorno dell'inaugurazione della linea Perarolo - Calalzo (18/05/1914) le popolazioni della Valle del Boite occuparono i binari e fermarono il treno inaugurale rivendicando l'apertura di questa fermata, all'epoca non esistente, e che avrebbe dovuto servire l'intera vallata".
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FERROVIA DEL CADORE - A prova di bomba!
Ieri, con l'intervento del comm. ing. De Pretto e dell'ing. Agostini, seguì una prova con due macchine ferroviarie delle più pesanti del gruppo 451, sul terzo tronco della ferrovia del Cadore.
La linea fu percorsa a velocità media di 30 chilometri all'ora.
Al ritorno le macchine percorsero il tratto dalla stazione capo linea di Calalzo a Perarolo in 25 minuti precisi. L'esito della prova fu ottimo.
L'ing. Agostini, che ci riferiva ieri sera le notizie su questa prova, ebbe anche ad assicurarmi che la linea, in confronto a quanto è stato scritto su altri giornali, è costruita per portare il materiale più pesante che esista nelle ferrovie.
Fin quì il nostro redattore bellunese; e della lieta notizia abbiamo ragioni di compiacersi perchè il Gazzettino non ha mai creduto agli allarmi, per quanto dati in buona fede, circa la stabilità della linea sopra Perarolo.
Ma se col comm. De Pretto è da congratularsi per l’esito della prova, altrettanto non si può fare circa la sua ingenerosa ostilità verso gli abitanti della vallata del Boite, cui dapprima fece sperare una fermata, che finora non venne, mentre furono accordate fermate e stazioni anche a distanza di due o tre chilometri: Longarone-Castellavazzo, Longarone-Faè.
Sentiamo cha il 19 corr. una commissione di alti funzionari visiterà il terzo tronco. Essi dovranno ben domandarsi perchè ai lati della stazione di Longarone siano state concesse altre due stazioni alla distanza di chil. 2 e mezzo o poco più; l'una (fermata con servizio merci) per un solo Comune, l’altra, una vera stazione, in località deserta e per soli due o trecento abitanti; e si domanderanno inoltre perchè si lasciano senza stazione i passeggeri della valle del Boite, che conta dodicimila abitanti.
Si dice che non solo la Deputazione Provinciale, ma anche fra i Comuni interessati sorgano opposizioni pel versamento del milione a fondo perduto.
Non sappiamo quali ragioni si accampino, ma delle buone ragioni di convenienza non mancano certamente ai cinque Comuni della vallata del Boite lasciati senza stazione.
E si vuol dare fondamento o almeno parvenza di ragione alla resistenza dei detti Comuni, ostinandosi a non costruire cinquanta metri di marciapiede, che può costare cinque lire al metro!
Si dirà che vi è la spesa del capo fermata. Ma vi è anche la perdita del provento di quattro chilometri di linea, giacchè tutti i passeggeri dei cinque Comuni, in mancanza della propria stazione, dovranno doppiare la ferrovia fino alla stazione di Perarolo.
Non se ne persuade il comm. De Pretto?
Vede! Potrebbe risparmiare anche la costruzione del casello. Il capo fermata potrebbe prendere alloggio all’osteria che rasenta la linea e che pare fatta a posta. In un paese della Calabria si è fatto provvisoriamente così. Ma il Cadore non è tenuto da tanto!
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