Attenzione: le immagini che seguono contengono treni.
Solo che non si vedono.
Sono i treni che immaginavo arrampicarsi lenti su per la Val di Landro e discendere placidi su Cortina, mentre percorrevo in mountain-bike il sedime di questa splendida linea. Pedalando, rivedevo le elettromotrici bianche e azzurre sferragliare sulle curve tra gli abeti, intrufolarsi nelle gallerie, fermare presso le piccole stazioni; ne ascoltavo il ronzio da vecchio tram all'avviamento, lo stridio dei freni a ceppi nelle lunghe discese e alle fermate nelle piccole stazioni immerse nel verde. E poi, ripercorrendo la linea al contrario, sulla salita al Passo Cimabanche sentivo lo sbuffare sincopato delle piccole locomotive a vapore Feldbahn, il cigolio delle carrozzette a due assi sulle strette curve, il martellare di tanti assi sugli infiniti giunti delle rotaie. La mia fatica sui pedali era come quella del fuochista sulla vaporiera; mi fermavo anche io ogni tanto a "fare acqua" dalla mia bottiglia riempita a una fontana presso Sorgenti (lapalissiano!) come le locomotive facevano nelle stazioncine.
Un altro volo della fantasia, ed era un elegante elettrotreno ad attraversare al posto mio il passaggio a livello della statale, mentre il traffico stradale era fermo al lampeggiare delle due luci sotto la croce di Sant'Andrea, poco dopo essere sfilato lungo le acque opaline del lago di Landro.
Ho scattato qualche foto: spero che sarete clementi con me per la qualità discutibile delle mie immagini. Sono tutte del 29 luglio 2009. Vi invito a ripercorrere questa bella e sfortunata ferrovia del passato come ho fatto io, con gli occhi della fantasia.
La stazione di Dobbiaco della SFD, davanti a quella FS:

La linea in uscita da Dobbiaco, verso la Val di Landro:

Il Lago di Dobbiaco, come doveva apparire ai passeggeri del treno:

Ciò che resta della stazione di Lago di Dobbiaco: il f.v. era sopraelevato rispetto ai binari, che dovevano essere raggiunti dai viaggiatori scendendo questa gradinata:

Quasi ovunque sono ancora visibili le fondazioni dei pali della trazione elettrica:

La linea corre nel verde lungo la Val di Landro; poco prima di Sorgenti, in corrispondenza di un passaggio a livello, la pista ciclabile abbandona il sedime ferroviario, che si perde nei prati per qualche centinaio di metri, e piega a destra, su un percorso piuttosto accidentato:

La ex stazione di Sorgenti:

Riallacciatasi al sedime ferroviario, la ciclopista attraversa un torrente con un ponticello costruito appositamente, dato che il ponte metallico della ferrovia è stato demolito: si vedono le spalle del ponte ferroviario in pietra:

Un passaggio a livello sulla statale, presso Landro:

Il forte di Landro, seminascosto dalla vegetazione, visto dal treno delle Dolomiti:

Nei pascoli presso Landro:

Le leggendarie Tre Cime di Lavaredo, così come le vedevano i passeggeri del treno in arrivo alla stazione di Landro:

La stazione di Landro:

Il lago di Landro, una visione quasi incantata:

Poco a monte del lago, recenti piene hanno distrutto il sedime ferroviario. La pista è stata sistemata alla bell'e meglio, con la ruspa, ma è difficile da percorrere:

Al passaggio a livello di Carbonin, dove la strada per Misurina attraversa la Ferrovia delle Dolomiti, le vecchie rotaie riaffiorano sotto l'asfalto:

Della stazione di Carbonin-Misurina / Schluderbach non rimangono che le tracce delle fondamenta e dei pali della t.e. in un ampio prato:

Ancora pochi giri di pedale e siamo al culmine della linea. Sullo sfondo, l'imponente mole della Croda Rossa:

Dopo tanta fatica, finalmente comincia la discesa: ecco la stazioncina di Cimabanche, sull'omonimo passo, a 1528 metri s.l.m.:

Un casello abbandonato al km 47:

Un altro bellissimo laghetto tra i boschi, proprio a fianco della linea SFD:

Due viste della bella (con gli occhi della nostalgia!) stazione di Ospitale:


La galleria di Podestagno, corta e non illuminata, dalla sagoma a scartamento normale (fatto curioso, dato che tutte le altre opere d'arte della linea non lo sono):


Il ponte sul Rio Felizon, a strapiombo su una gola di 70 metri d'altezza. Sullo sfondo s'intravvede la "nuova" galleria Pezovico. Purtroppo le reti verdi di protezione inibiscono la vista del torrente sottostante:

Beh, ci provo lo stesso: un angolo di torrente si intravede, giù in fondo, fra le travi d'acciaio del ponte:

La "nuova" galleria Pezovico, entrata in servizio nel 1925 (i paravalanghe in cemento sono stati aggiunti negli anni '50) e, sulla destra, il vecchio tracciato del 1921, abbandonato perché troppo soggetto a valanghe:

La vecchia galleria Pezovico, in servizio solo per pochi anni; dopo la realizzazione della nuova galleria, venne ancora utilizzata per il ricovero di materiale rotabile. Notare la curiosa forma a "pera": perché la costruirono così?
Scusate il manubrio della bici... non disponendo di cavalletto, per questo scatto ho dovuto appoggiare la fotocamera sul sellino!

Imbocco sud della vecchia galleria Pezovico:

Il paesaggio si apre verso la conca di Cortina; in questa zona la linea corre in quota, sul costone della montagna, molto più in alto della parallela strada statale:

La piccola stazione di Fiammes, isolata nel verde, lontana dall'abitato e dal trambusto:


Entrando a Cortina, la pista diventa una passeggiata asfaltata ed attrezzata con illuminazione e panchine:

La magnifica vista delle Dolomiti dalla linea SFD presso l'Istituto Codivilla (ospedale), dove esisteva una fermata con tanto di scambio e binario per il carico e scarico delle merci:

Un casello in rovina nel bel mezzo dell'abitato di Cortina, a circa 1 km dalla stazione:

Per dirla come la Settimana Enigmistica: "la meta della nostra gita"!

Oggi il piazzale e il f.v. di Cortina servono come stazione degli autobus. Il piazzale (segno dei tempi) è invaso da una quantità indescrivibile di automobili...

La ex sottostazione elettrica di Cortina:

Edifici adibiti a dormitorio, officine, deposito:

Non può finire così... ho fatto qualche metro in più, fino al viadotto Bigontina. Questo è il panorama di Cortina per i viaggiatori che arrivavano in treno da Calalzo:



...ma questo è un altro viaggio...
Ciao
Andy
