Dopo anni di lavori moolto discontinui, eseguiti con una lentezza esasperante ed inframmezzati da lunghissime pause e devastanti ripensamenti, ecco che circa a metà del lavoro (ma che fretta c'é che poi mi tocca iniziare qualcos'altro?) oso presentare su questo forum la Stazione di Varallo, riprodotta in maniera non fedele per quel che riguarda il piazzale dei binari, ma fedelissima per quello che attiene agli edifici.
Cercando di essere il meno autocelebrativo possibile, devo tuttavia premettere che, in questo hobby come nella mia attività professionale detesto essere approssimativo, e questa, credetemi é una condanna, non certo una virtù.
Dunque, molto tempo fa, ben prima che nascesse TTM, dopo aver a lungo letto e riletto tutta la produzione editoriale di settore ho preso la decisione di mettermi a costruire un plastico, per togliere i miei modelli dalle vetrine.
Per una serie di motivi che sarebbe noioso elencare mi sono da subito orientato sulla riproduzione della stazione di Varallo, avendo individuato nell'ambito delle cosidette mura domestiche lo spazio sufficiente per una installazione definitiva, escludendo dimensioni esagerate, per cercare di concludere l'opera nell'ambito di questa era geologica. Stabilite dunque le dimensioni e progettato il piano dei binari suddiviso in cinque moduli di varie dimensioni ma sempre trasportabili senza grande sforzo, mi sono dedicato alla costruzione dei fabbricati, rilevando gli edifici esistenti e cercando di riprodurli in perfetta scala. Sola autoimposizione per condurre a termine i lavori l'esclusione assoluta (con l'eccezione del solo armamento) dal far ricorso a produzioni industriali e/o artigianali: autocostruzione totale, insomma. La mia prima attenzione é stata rivolta al fabbricato viaggiatori. Eseguiti i rilievi architettonici non senza qualche difficoltà, essendomi stato inibito l'accesso al fabbricato stesso da parte dei solerti ferrovieri, ho poi riportato in scala quello che a tutti gli effetti era il progetto esecutivo. Mi é stato di grande aiuto il libro di Jacques le Plat, Saluti da Ferbach! allora appena pubblicato in italiano.
La costruzione delle facciate é realizzata a partire da quello che le Plat definisce "metodo Moniotte", effettuando un sezionamento dell'intera superficie in rettangoli, facili da lavorare, e ricomponendo il tutto "come un gioco di incastri" incollando i mille elementi con colla vinilica.
Una foto a questo punto sarà più esplicativa:

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ImageShack.usPer facilitarmi il lavoro ho costruito un torchietto formato da un piano in laminato dotato di due listelli in legno duro fissati perfettamente in squadra. Il materiale usato per le pareti é l'MDF (medium density foam board), che si lavora con tutti gli utensili e macchine da falegnameria e costa pochissimo, si carteggia si riduce di spessore alle dimensioni volute, si vernicia con acrilici e nitro senza problemi. Ne ho già parlato altrove.
Realizzate tutte le pareti e riportate alle esatte dimensioni si può procedere all'assemblaggio del volume dell'edificio, e con l'inserimento del piano intermedio assume una robustezza degna di nota.

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E con l'aggiunta delle partizioni interne consente, oltre ad ulteriore irrigidimento, anche l'eventuale illuminazione locale per locale, evitando l'effetto "grattacielo di New York" tutto illuminato.

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ImageShack.usEd ecco come si presenta l'edificio "al rustico", prima delle decorazioni, ma con qualche cornicione abbozzato, in listelli navali di varie misure:

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