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 Oggetto del messaggio: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: lunedì 28 gennaio 2013, 22:38 
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Dopo anni di lavori moolto discontinui, eseguiti con una lentezza esasperante ed inframmezzati da lunghissime pause e devastanti ripensamenti, ecco che circa a metà del lavoro (ma che fretta c'é che poi mi tocca iniziare qualcos'altro?) oso presentare su questo forum la Stazione di Varallo, riprodotta in maniera non fedele per quel che riguarda il piazzale dei binari, ma fedelissima per quello che attiene agli edifici.
Cercando di essere il meno autocelebrativo possibile, devo tuttavia premettere che, in questo hobby come nella mia attività professionale detesto essere approssimativo, e questa, credetemi é una condanna, non certo una virtù.
Dunque, molto tempo fa, ben prima che nascesse TTM, dopo aver a lungo letto e riletto tutta la produzione editoriale di settore ho preso la decisione di mettermi a costruire un plastico, per togliere i miei modelli dalle vetrine.
Per una serie di motivi che sarebbe noioso elencare mi sono da subito orientato sulla riproduzione della stazione di Varallo, avendo individuato nell'ambito delle cosidette mura domestiche lo spazio sufficiente per una installazione definitiva, escludendo dimensioni esagerate, per cercare di concludere l'opera nell'ambito di questa era geologica. Stabilite dunque le dimensioni e progettato il piano dei binari suddiviso in cinque moduli di varie dimensioni ma sempre trasportabili senza grande sforzo, mi sono dedicato alla costruzione dei fabbricati, rilevando gli edifici esistenti e cercando di riprodurli in perfetta scala. Sola autoimposizione per condurre a termine i lavori l'esclusione assoluta (con l'eccezione del solo armamento) dal far ricorso a produzioni industriali e/o artigianali: autocostruzione totale, insomma. La mia prima attenzione é stata rivolta al fabbricato viaggiatori. Eseguiti i rilievi architettonici non senza qualche difficoltà, essendomi stato inibito l'accesso al fabbricato stesso da parte dei solerti ferrovieri, ho poi riportato in scala quello che a tutti gli effetti era il progetto esecutivo. Mi é stato di grande aiuto il libro di Jacques le Plat, Saluti da Ferbach! allora appena pubblicato in italiano.
La costruzione delle facciate é realizzata a partire da quello che le Plat definisce "metodo Moniotte", effettuando un sezionamento dell'intera superficie in rettangoli, facili da lavorare, e ricomponendo il tutto "come un gioco di incastri" incollando i mille elementi con colla vinilica.
Una foto a questo punto sarà più esplicativa:

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Per facilitarmi il lavoro ho costruito un torchietto formato da un piano in laminato dotato di due listelli in legno duro fissati perfettamente in squadra. Il materiale usato per le pareti é l'MDF (medium density foam board), che si lavora con tutti gli utensili e macchine da falegnameria e costa pochissimo, si carteggia si riduce di spessore alle dimensioni volute, si vernicia con acrilici e nitro senza problemi. Ne ho già parlato altrove.
Realizzate tutte le pareti e riportate alle esatte dimensioni si può procedere all'assemblaggio del volume dell'edificio, e con l'inserimento del piano intermedio assume una robustezza degna di nota.

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E con l'aggiunta delle partizioni interne consente, oltre ad ulteriore irrigidimento, anche l'eventuale illuminazione locale per locale, evitando l'effetto "grattacielo di New York" tutto illuminato.

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Ed ecco come si presenta l'edificio "al rustico", prima delle decorazioni, ma con qualche cornicione abbozzato, in listelli navali di varie misure:

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Ultima modifica di capolinea il giovedì 31 gennaio 2013, 21:18, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: martedì 29 gennaio 2013, 0:43 
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complimenti!!!


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: martedì 29 gennaio 2013, 22:01 
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è antisismica ?

:lol:

scherzo.....comunque è un bel metodo di costruzione......lo userò anche io :)


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: mercoledì 30 gennaio 2013, 20:42 
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Iscritto il: venerdì 20 gennaio 2006, 18:43
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Ho già avuto modo di apprezzare la tua abilità con la maquette industriale... in questo caso credo che il materiale da te scelto sia un pò "duretto" da lavorare, o mi sbaglio?
Forse anche più del legno, almeno è questa la mia impressione, in ogni caso da scordarsi l'uso di bisturi vari, credo...
F.


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: mercoledì 30 gennaio 2013, 20:44 
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Iscritto il: venerdì 9 novembre 2007, 19:21
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Puoi dirci qualcosa in più sul metodo "Moinotte"?

Ho qualche dubbio sulla tenuta degli incollaggi, ma il tutto si mostra veramente solido...antismico come ha detto Citation2008...


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: mercoledì 30 gennaio 2013, 22:41 
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Iscritto il: giovedì 24 gennaio 2008, 18:40
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franco mi ha scritto:
in questo caso credo che il materiale da te scelto sia un pò "duretto" da lavorare, o mi sbaglio?

Si lavora con utensili da falegname, sega a nastro, circolare, alternativo, seghetto da traforo, può essere piallato, fresato, forato, avvitato, dcc. é nato per fare mobili. Nessuna deformazione, mai. Eterno.
paolo1954 ha scritto:
Puoi dirci qualcosa in più sul metodo "Moinotte"?

Domani metterò qualche foto per spiegare, le devo preparare apposta.

paolo1954 ha scritto:
Ho qualche dubbio sulla tenuta degli incollaggi, ma il tutto si mostra veramente solido...antismico come ha detto Citation2008...

No, nessun problema, fidati, é un materiale fatto per essere incollato.

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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: mercoledì 30 gennaio 2013, 22:49 
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Iscritto il: venerdì 27 gennaio 2006, 13:12
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Ottimo lavoro, conosco la stazione di Varallo ed è veramente particolare, immagino che le finestre e le porte le realizzerai in fotoincisione? :)
ciao
Giancarlo


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: giovedì 31 gennaio 2013, 19:48 
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paolo1954 ha scritto:
Puoi dirci qualcosa in più sul metodo "Moinotte"?

L'edificio, per quanto complesso possa essere viene scomposto in elementi semplici, nelle quattro facciate nel caso più facile. Queste presentano, al vero come nel modello, delle aperture per porte o finestre o altro, che se realizzate dal pannello pieno col classico seghetto da traforo, avranno le linee di taglio con andamento piuttosto impreciso, come nell'esempio qui sotto. Andranno rifinite con limette, con un lavoro lungo e preciso.

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Con il metodo descritto da Le Plat che lui chiama "metodo Moniotte" dal modellista che per primo lo ha reso pubblico, consiste nel sezionare la facciata, ogni singola facciata, in mille pezzi secondo figure geometriche primarie, essenzialmente quadrati, rettangoli e triangoli, di facile realizzazione, andandoli poi a ricomporre mediante incoraggio.
Per garantire la perfetta planarità ed ortogonalità del lavoro mi sono costruito una semplice pressa, come dicevo più su, che garantisca anche la dovuta pressione per consentire alla colla vinilica di lavorare. Si tratta di una tavoletta di bilaminato con dei listelli di riscontro ben avvitati e perfettamente perpendicolari tra di loro.
Ho poi fatto dei regolini di compensazione per riempire tutto il piano di lavoro e due listelli a forma di triangolo isoscele con angolo al vertice molto acuto, che si vedono in alto nella foto, in modo che scorrendo uno sull'altro consentano di forzare la chiusura. Una pellicola trasparente per alimenti impedirà alla colla vinilica di trasbordare e incollare il tutto al fondo!

Qui i rettangolini che compongono una facciata sono disposti diciamo "allargati".

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Poi una volta segnati i vari pezzetti nella giusta posizione e passata la colla il torchietto viene chiuso con cura e si attende l'essiccazione.

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I lati possono essere rifilati in un secondo tempo, e se si lasciano delle "smorze" le pareti possono poi essere montate anche ad incastro, cosa che rende "antisismica" la costruzione...
Qui se ne può apprezzare il risultato.

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Ultima modifica di capolinea il giovedì 31 gennaio 2013, 21:57, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: giovedì 31 gennaio 2013, 20:56 
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Iscritto il: venerdì 9 novembre 2007, 19:21
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Località: Tremestieri Etneo (CT)
Un particolare ringraziamento a capolinea per i chiarimenti esaustivi, la tecnica e per il lavoro fatto al fine di rendere comprensibile, anche visivamente, l'elaborazione progressiva dei manufatti.

Grazie di vero cuore!

Paolo


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: giovedì 31 gennaio 2013, 21:25 
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gianca ha scritto:
immagino che le finestre e le porte le realizzerai in fotoincisione?


Beh, certo, ma questa é un'altra storia...

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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: venerdì 1 febbraio 2013, 10:58 
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Iscritto il: giovedì 9 novembre 2006, 17:14
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capolinea ha scritto:
La costruzione delle facciate é realizzata .... effettuando un sezionamento dell'intera superficie in rettangoli, facili da lavorare, e ricomponendo il tutto "come un gioco di incastri


Very good!


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: venerdì 1 febbraio 2013, 17:56 
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Bel lavoro !!
Per tagliare mdf usi un banchetto sega grande o piccolino tipo Proxxon ??


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: venerdì 1 febbraio 2013, 21:59 
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Località: piemonte
Macchine da falegnameria, professionali. Ho la fortuna di aver accesso, e anche di saperle usare, ad un gran numero di macchine. Questo non toglie che la sega circolare Proxxon é perfetta per questo genere di lavorazioni, anche se io uso macchinari ben più potenti.


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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: lunedì 4 febbraio 2013, 16:47 
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Località: piemonte
A proposito di macchine e di come usarle, andiamo avanti con qualche spiegazione.
Una macchina ovviamente fondamentale é una piccola sega a nastro da banco, che permette di effettuare qualsiasi operazione di taglio, sempre tenendo ben presente dove si hanno le dita.

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E poi c'é, altrettanto fondamentale, una carteggiatrice combinata a disco e a nastro, per operazioni più raffinate di finitura e/o di preparazione dei pezzi.

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entrambe sono dotate di piano di lavoro posizionabile secondo le angoalzioni volute e con la possibilità di motore squadre di riscontro.
La corteggiatrice permette di realizzare le falde dei tetti senza errori, soprattutto per quel che riguarda le difficili giunzioni tra le falde.

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Propongo qui di seguito la foto di una ciminiera a pianta ottagonale in cui si vedono bene gli angoli di giunzione, con accanto un elemento, uno degli otto di cui é costituita.

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Da ultimo, ma non meno importante, un piano che consente la perfetta levigazione di un intero fabbricato, soprattutto per quanto riguarda la sua congiunzione con il terreno.
E' realizzato con una spessa lastra di vetro con applicato, con biadesivo, un foglio di carta abrasiva, anzi io ne ho applicati due, uno per lato, con grane differenti, per sgrossare e per finitura.
Spesso si vedono anche pubblicate immagini di fabbricati molto ben realizzati che sembrano galleggiare sul terreno, lasciando una fessure dell'ordine del millimetro al minimo tra l'edificio stesso e il piano di campagna, e questo compromette tutto il lavoro!. Al vero gli edifici, essendo per altro piuttosto pesanti, sono ben piantati nel terreno.
Con questo piano tutti i piccoli, inevitabili errori di posizionamento durante l'incollaggio vengono corretti ottenendo un piano di posa dell'edificio perfettamente livellato.

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 Oggetto del messaggio: Re: PLASTICO: LA STAZIONE DI VARALLO
MessaggioInviato: lunedì 4 febbraio 2013, 20:39 
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Iscritto il: venerdì 20 gennaio 2006, 18:43
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Località: Milano
Beh, certamente dalla tua indubbia capacità unita all'uso di macchine professionali... non può che derivare un lavoro eccelso!


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