Posso dire? Il progetto che avevo fatto io lo vedo ancora come il più bello, e non perchè l'ho fatto io. Proprio perchè così il treno se ne sta bello comodo nella stazione, non ci sta stretto: al vero i treni sono molto più corti (in genere) delle stazioni, gli edifici di cui disponi sono tutti piuttosto imponenti e realizzare una stazione con un piano binari troppo compatto secondo me guasta l'atmosfera generale. Poi, vedendo così, puoi accorciare un po' il piano binari ancora di qualche decina di cm, specie i binari davanti alle rimesse che forse sono fin troppo lunghi.
I due binari di piena linea che corrono paralleli ma separati secondo me non sono nemmeno il massimo: o si separano subito e vanno in due direzioni diverse, o al vero se ne rimarrebbero affiancati (vicini, ovviamente!) per dividersi poi. La ragione è ovviamente economica: facendo così si risparmia. Negli espropri: una volta il terreno agricolo era un terreno di valore notevole, di solito di proprietà di gente piuttosto ricca e che aveva le entrature giuste per non farsi tagliare a pezzettini il terreno. Nella manutenzione e nella sorveglianza: c'è solo una sede da controllare e mantenere e non due, e questo include i fossi di scolo, le recinzioni, la pulizia, ecc. In terzo luogo, chi si costruisce una casa in mezzo a non una ma due ferrovie? Insomma, quella "terra di nessuno" tra i due binari delle due linee non sarebbe buona nè come terreno agricolo, nè come terreno edificabile: territorio perso, inutile, improduttivo. Poi, personalmente, sopporto molto molto pocoi tratti in cui c'è una curva in un verso, un tratto di binario parallelo al bordo del plastico e poi una curva nello stesso verso della precedente. E' una cosa che uccide letteralmente il realismo: al vero avrebbero fatto una curva unica, o al limite policentrica. Si capisce subito che è un plastico.
L'edificio a cavallo di due moduli in realtà è piuttosto utile: non c'è nulla di meglio per nascondere una giunzione dal profilo rettangolare di interromperla. Se tu ci piazzi un edificio, il segmento perfettamente rettilineo che separa i due moduli viene interrotto, imbrogliando la vista.
Nella mia soluzione, poi, il più grosso difetto (tra i tanti) dell'armamento Fleishmann, ovvero il suo angolo di deviata di 18°, viene mascherato. Almeno un po': fino a quando cioè un treno non impegna uno scambio, ma questa è una situazione transitoria, il treno generalmente se ne sta sui binari di ricevimento o di circolazione, non a cavallo di uno scambio!. Se tu ci piazzi un binario che esce dalla stazione in diagonale di 18°, con quello subito vicino che se ne continua bello bello rettilineo, tradisci subito uno dei difetti che invece vuoi celare. E questo difetto lo si nota sempre, anche quando non ci sono treni che ci passano sopra.
Altra cosa, in genere l'area della rimessa locomotive e quella dello scalo merci sono nettamente separate. Sarebbe come mettere il letto in cucina: a meno che tu non viva in un monolocale, è strano. Per come è stato posizionato il MM nella tua ultima versione del piano binari, i due ambiti sarebbero belli mischiati. Non ci sarebbe modo per i mezzi stradali (carri, camion o carretti che siano) di accedere direttamente ai carri ferroviari, e il carico e lo scarico a raso delle merci è forse una delle attività più comuni che si possono avere in uno scalo. E anche chi si serve del MM, in genere ha bisogno di molto spazio per manovrare e disporre il proprio mezzo nel modo più opportuno per essere caricato o scaricato. Con la presenza dell'asta di manovra della rimessa, avresti delle locomotive che se ne fanno continuamente avanti e indietro, in presenza di gente non esperta del settore che è lì per tutt'altro (e già ha poco spazio per lavorare). E' vero, siamo in un'epoca passata, la sicurezza non era un aspetto così sentito, però a tutto c'è un limite: avere gente tra i piedi mentre si lavora non è mai comodo, nè per chi deve portare in rimessa la propria locomotiva, nè per chi deve scaricare il suo carretto. E, come già dicevano altri, è necessaria una doppia inversione per accedere alla rimessa, cosa abbastanza improbabile per un impianto del genere, piuttosto piccolo. La sequenza poi di binari paralleli e simmetrici rende il tutto ancora più artificioso: al vero non farebbero così, i fasci non sarebbero così simmetrici. Nel mio progetto, invece, intorno al MM c'era spazio a volontà, e c'era l'accesso diretto per i mezzi stradali ai binari, in modo che possano accostarsi comodamente ai carri. E l'ambito di scalo era nettamente separato dall'ambito della rimessa. Quello che deve stare in camera da letto sta in camera da letto, quello che deve stare in cucina sta in cucina. E poi viene introdotta una asimmetria, i binari che accedono alla rimessa originano da una cesura nell'andamento lineare dell'impianto: il binario obliquo disturba l'ordine dei binari tutti paralleli tra loro e l'assenza di simmetria rende evidente la sua presenza.
Aggiungo poi che nel mio progetto, una radice scambi è in sgombera da ostacoli, e l'altra anche se ci si regola bene con la posizione degli edifici (e questo viene meglio fatto in 3D, dal vivo). In genere sono i punti più interessanti di una stazione, dove la monotona parallelità dei binari viene interrotta. Sono annche i punti dove più spesso occorre intervenire per manutenzione (pulizia, regolazioni), e dato che i motori degli scambi FLS sono in superficie, nasconderli (come nella tua configurazione attuale) non mi pare il caso. In questo modo l'osservatore della stazione vedrebbe: edificio imponente (RL), 6 binari tutti paralleli uno all'altro e al bordo del plastico, edificio imponente (MM). Poi, 2 binari che curvano senza un motivo apparente nella stessa direzione e nello stesso punto e terminano la curva nella stessa direzione e nello stesso punto (guardacaso in corrispondenza di una giunzione tra i moduli, che comunque si vedrà). Poi i binari hanno un andamento rettilineo perfettamente parallelo al bordo del plastico e ben distanziati tra loro, un altro stratagemma per evidenziare la loro parallelità con il bordo del plastico. Tutto a un tratto i nostri bravi binari riprendono a curvare, grossomodo nello stesso punto, grossomodo (guardacaso) in corrispondenza dell'ennesima giunzione. Tutto questo dice all'osservatore, qui c'è il trucco, sei in un mondo artificiale! Invece se tu, come ho fatto nel mio progetto, lasci che un binario, quello della linea principale, prosegua dritto in diretto prolungamento dei binari di stazione, non tradisci il tuo concetto iniziale: la stazione si trova al termine di un rettilineo, che -toh- è anche parallelo al bordo del plastico. Difficilmente nelle ferrovie vere si realizza una S perfetta, ovvero una curva e una controcurva che hanno uno sviluppo angolare identico. Generalmente i binari di ingresso e di uscita hanno un angolo diverso, non sono paralleli. Se tu piazzi una controcurva in mezzo al rettilineo, rompi l'idea stessa del rettilineo, e se poi realizzi una S perfetta denunci subito la necessità di non poter fare altro perchè sei costretto a fare così. Queste nozioni magari sono ignote al conscio dell'osservatore, ma il suo inconscio le riconosce bene, e l'artificio viene sgamato subito, proprio perchè non è naturale. Siamo abituati al fatto che le curve e le controcurve non hanno lo stesso angolo, anche se non ci abbiamo mai pensato. La mia S persegue questo scopo: idealmente la controcurva prosegue identica anche dopo la giunzione, quindi la controcurva non ha lo stesso angolo della curva iniziale, è molto maggiore. Rispetto al progetto, se usi il flessibile riuscirai ancora meglio a dare questa impressione. Nel progetto l'inizio della curva è posto subito dopo lo scambio, che fino a quel momento è parallelo col resto dei binari della stazione (si nasconde il ridicolo angolo di deviata). L'inizio della controcurva subito dopo lo scambio a cavallo della giunzione nasconde la presenza stessa della giunzione, l'occhio è più attratto dagli aghi, dal motore dello scambio, e non c'è nulla che gli suggerisce che proprio lì c'è la fessura. Anche la fine della controcurva finisce in corrispondenza dell'altra giunzione, ma la curva prosegue, e anche qui abbiamo mascherato la presenza artificiosa della fine di un modulo e dell'inizio dell'altro. Taaac! Se vuoi accorciare un po' la giunzione e avere più piena linea, lascia per qualche decina di centimetri i due binari delle due linee paralleli uno all'altro fino alla giunzione, la cosa più utile per dare l'illusione che la giunzione non ci sia è il proseguimento della curva oltre la giunzione, mentre non è raro che due linee corrano affiancate per qualche decina o centinaio di metri prima di divergere. Ci sono tonnellate di esempi. In questo modo allungheresti il tratto di "piena linea", accorceresti comunque la stazione che visti i tuoi treni forse è davvero troppo lunga. Rispetto al mio progetto secondo me puoi tagliare anche 40 o 60 cm (meglio 40 dei due) traslando semplicemente la radice destra, da lasciare così com'è e sostituendola con dei binari dritti per ambo le linee.
Insomma, quello che voglio dire è che la configurazione che hai adesso è tutta troppo "astratta", troppo schematica, troppo da plastico. E' il motivo principale per cui i FLS profi non mi piacciono, spingono a progettare così. Bisogna rompere la griglia, ma bisogna farlo nei punti giusti. Non si tratta solo di piazzare scambi e binari per riempire lo spazio o usare tutti i pezzi a disposizione, ma si tratta di pensare anche alla funzione di questi binari e di questi scambi. A cosa servono? E perchè assolvano al loro compito, cosa devono avere intorno? Come è meglio che siano collegati tra loro? E poi c'è da considerare la necessità di dare l'impressione che il nostro plastico sia un angolo di mondo che esiste davvero, che non è stato creato apposta per poter stare nei limiti dell'impianto o della griglia del sistema di binari. Se realizzare le congiunzioni tra i moduli con i binari in obliquo è per te troppo complicato, bisogna evitare in tutti i modi di esaltare questo aspetto. Uscire dalla griglia, anche quella dei moduli. Evitare i trabocchetti. Non è facile, e per farlo occorre ingannare l'occhio, distogliere l'attenzione dal fatto che le giunzioni ci sono. Sono finezze, ma finezze che fanno la differenza.
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