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Non c'entrano le colline o meno. Un progetto del genere risulta essere di difficile gestione: addossato ad un muro basso, con una profondità giocoforza elevata, la parte posteriore è sostanzialmente irraggiungibile a meno di contorsionismi o di fare il Godzilla della situazione.
Anche il tracciato non mi pare il massimo. Abbiamo la fortuna di poter riprodurre qualcosa che già esiste e di doverla soltanto adattare (compito non banale, è vero, ma in certi casi è più semplice che partire da 0), prendiamo ispirazione. Abbiamo la comodità di avere le immagini aeree, addirittura anche di anni addietro, sfruttiamola.
Tu ipotizzavi la zona posta sotto al lago di Como. Ora, quella è una delle aree più dense di binari, tante piccole linee a binario singolo, doppio, a te o td, fs e fnm che si incrociano e intersecano: trovare l'ispirazione è facilissimo. Adesso sono da cellulare e non riesco, ma ho scovato il link con le ortofoto della Lombardia del 1975, sono nitidissime, si vedono benissimo i dettagli. Se ti piazzi su Molteno vedi come era strutturata la stazione, vedi i binari di scalo, quelli di circolazione, come erano disposti gli scambi, ecc. Non dico che la devi copiare, anche se credo faccia proprio al caso tuo, ma a quella ti puoi ispirare, aggiungendo un binario, modificando lo scalo, aggiungendo una piccola rimessa. Con questo intendo documentarsi, conoscere meglio quello che si vuole riprodurre per farlo al meglio: alla fine vogliamo tutti divertirci e giocare, ma vogliamo anche ottenere un plastico appagante per l'occhio, credo. Il trucco per appagare l'occhio è aggiungere quei piccoli dettagli, quei particolari, che magari non si notano subito, ma che se mancano percepiamo che qualcosa non va. E non mi riferisco alle scenette, non solo a quelle: i piccoli casottini dei manovratori (non FV-MM-cessi), i magazzinetti, gli apparecchi di binario (basta pensare a quanto aggiungono al realismo le cassette e i cavi dei CdB ove presenti, o le scaldiglie), i cavi appesi fuori, i piccoli arredi di stazione (cartelli, panchine, cianfrusaglie) spesso abbandonati, la generale trascuratezza che associamo all'ambiente ferroviario. Se non ce lì mettiamo non dico che il plastico venga fuori brutto, ma avrà sempre qualcosa che ci risulta essere artefatto, perché nella realtà c'è e siamo abituati a vederlo (ma non ce lo ricordiamo). La stessa cosa accade anche con il disegno dei tracciati: se realizziamo qualcosa di astratto, finto, che non ha una logica al vero, al nostro occhio ci appare subito come incongruente. E dato che il disegno del tracciato ha un impatto diretto ed immediato sulla giocabilità del plastico, è bene perderci un po' di tempo per studiarlo al meglio, documentandosi e prendendo ispirazione dal vero. Con tutti gli adattamenti necessari per ficcare qualcosa che anche ridotto in scala è sempre molto grande in un ambiente domestico e riprodurre il funzionamento di una rete che si estende su un continente dentro ad una stanza, o a parte di essa.
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