peterpanico ha scritto:
Principe Anchisi ha scritto:
Per caso qualcuno ha il libro di cui sotto e il tracciato del bel plastico di cui alla foto di copertina?
ma davvero ti piacerebbe un "obbrobrio" così...??
Beh allora non ti posso aiutare.....

A me sembra una bellissima stazione di testa......
Comunque penso sia giunto il momento di esporre qui alcune mie considerazioni - ovviamente discutibili ed opinabili - sulla "filosofia" dei plastici. Spero che mi scuserete per l'eventuale eccesso di "filiosofia" (appunto) che forse ci sarà mel mio ragionamento, ma si sà,... da sempre i "principi" hanno avuto molto tempo per "filosofeggiare"!
Mi sono - credo - abbastanza documentato, ho visto esempi di tracciati, plastici su plastici, ho esplorato il web e quei testi ai quali sono potuto accedere. Inutile dire che se prima avevo una pallida idea di cosa volessi fare ... adesso "l'ho persa per strada"
Il punto secondo me è questo: mi sembra che oggi si sia affermato anche da noi il "concetto" - e sarebbe più corretto chiamarla "filosofia" - del plastico "all'americana", multisezione, multipiano, magari del tipo "mushroom - a fungo" con i piani opposti l'uno all'altro etc. etc... Insomma, quel sistema di plastico che - banalizzando - possiamo dire che è fatto in modo che lo spettatore - o "giocatore" - vi si muove in mezzo.
Bene: a me questo sistema "all'americana", tanto in voga anche da noi, a quanto pare, non piace per nulla!
Perché?
Per una serie di considerazioni che appunto definirei "filosofiche". Sarà perché, come ho scritto qui nel presentarmi nel forum, sono un fermodellista "di ritorno", che viene palesemente da una "formazione" datata quasi trent'anni orsono, quando costruivo plastici anche molto grandi, da ragazzino.
Io però sono sempre stato abituato - e continuo a farlo - ad "immaginare" il plastico come una rappresentazione in miniatiua di una realtà, di uno "spazio geografico", magari ideale, ma comunque "finito".
Mi spiego: per me il plastico deve "far finta" di essere un "pezzo" di "geografia" riprodotto in in miniatura. Una sorta di "area geografica" in miniatura, mi spego ancora meglio, un "fetta" di territorio, riportata in miniatura.
Quindi - ne deriva in questa concezione del plastico - che per essere "realistico" il plastico deve essere costruito "senza soluzione di continuità", in un pezzo unico insomma!
Cosa può esserci di realistico in un plastico "all'americana, dove magari lo spettatore guarda un piano largo 30 cm (!) tutto bello ricostruito perfettamente, ad altezza occhio (e questo è bello) ma che però ha sopra una speccie di "tettuccio" di compensato, dove sopra passa "un'altro pezzo di plastico" ? (!!): che "senso del verosimile può esserci in questo sistema?
A me sembra che il concetto di "plastico all'americana" sia piuttosto un concetto che invece di un plastico "finito, nel senso di "delimitato", cpmpleto, sia invece in realtà un "insieme di mini-diorami attaccati tra loro"!
Quindi, se questo è il concetto che hanno gli americani della riproduzione in miniatura della realtà ... beh, a me non piace proprio!
Continuo a preferire il vecchio, classico "plasticone" "intero" di 3x4 , 6x5 10x8 , metri (a seconda dello spazio che si ha a disposizione), che nel guardarlo, magari dall'alto, mi dà l'impressione di trovarmi "tra le nuvole" ad osservare giù la Terra, e di essere io il piccolo Creatore (con la c maiuscola in questo caso) di quell'universo ipotetico, irreale e astratto quanto si vuole, ma INTERO.