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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: domenica 14 ottobre 2018, 23:12 
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DOZ ha scritto:
Ragazzi … Voi state male ….
(ma ho un immenso rispetto, per chi è riuscito/riesce a fare tutto ciò)
Stupefatti saluti

Ma, forse non capisco bene cosa vuoi dire.
Comunque, ha detto il dottore che stò migliorando.
Ora mi porta la pastiglia.
Mi fà bene, sai, con quella ho smesso di urlare, ansimando, "relè, transistors, ... lampadine ... ".
Al massimo parlo da solo coi miei circuiti (questo davvero).

Comunque ... grazie per l' apprezzamento. Anche da parte degli amici che hanno partecipato (all' ADM). E se passi da Forlì, mandami un MP (vale per tutti).

marco_58 ha scritto:
E non pensare di mandarli a prendere il tester ...

Nello studiare i circuiti per far funzionare il banco ADM che citavo, sono rimasto ammirato per l' ingegnosità dei nostri avi.
In particolare, la serratura meccanica, che è fatta di barre e leveraggi fatti negli anni 30, manualmente o con le prime macchine, ma che hanno una precisione stupefacente.
Poi, si vede anche la progressione di concetti e di conquiste esaminando in sequenza i concetti di serratura meccanica, ADM, ACE, ACEI, ACC.

E poi...
Nel frattempo ho apportato alcune correzioni al secondo schema pubblicato. Ho inserito dei relè ausiliari alle leve 3 e 4 per avere contatti chiusi quando le leve sono a riposo.
Questo è il problema degli interruttori a zero centrale, sia quelli a levetta commerciali, sia quelli che aveva rimasto Marcello.
Ne esistono, comunque, anche con contatti chiusi quando sono in posizione centrale, ma poi dovrebbero avere una valanga di contatti.
Queste modifiche hanno aumentato fili e contatti. Non che il vero ne abbiapochi, ma ...
Con interruttori a levetta assistiti da relè ad almeno 4 contatti, si potrebbe fare un circuito stampato per eliminare il tempo del cablaggio. Ma si spenderebbe qualche centinaio di Euro frà master e PCB (il master lo si può anche fare da soli).

Ecco, infine, uno schema che mostra i circuiti alimentati una volta formato un itinerario e posti a via libera i segnali :
Allegato:
Funzionamento apparato stazione due binari e relè H - 1.JPG
Funzionamento apparato stazione due binari e relè H - 1.JPG [ 119.59 KiB | Osservato 5504 volte ]

La sequenza di operazioni è la seguente :
- azionamento della leva dell' itinerario desiderato. Nel gruppo verde dello schema si eccita il relè "H" e viene anche alimentata la spia "OCC" della leva di segnale
- azionamento della leva di segnale. Nel gruppo verde il relè "H" resta autoeccitato per mezzo del proprio contatto posto in parallelo a quello della leva di segnale. Questa è la condizione mostrata nello schema, in vari itinerari diversi
- il transito del treno occupa il circuito di binario "CB" ed aziona il pedale "Ped"
- l' occupazione del circuito di binario "CB" provoca, nel gruppo verde dello schema, la disalimentazione di tutta la colonna e la diseccitazione (caduta, in gergo) del relè "H". Quest' ultimo porta a via impedita i segnali
- la chiusura del contatto "Ped", nel gruppo blu dello schema, eccita il relè "PB" che resta autoeccitato
- l' eccitazione del relè "PB", assieme alla diseccitazione del relè "H", provoca nel gruppo verde l' alimentazione della spia "LIB" della leva. Nell' impianto vero eccita anche l' elettromagnete per riportare a riposo la leva di segnale
- a circuito di binario libero e a pedale libero, si possono riportare a posto le leve. L' impianto vero consente di riportare a riposo le leve solo nella sequenza "Avviso", "Segnale", "Itinerario"

Il circuito di binario può essere, in digitale, un normale circuito rivelatore di presenza ad assorbimento.
Il pedale io lo ho fatto creando un segnale ritardato di circa 1 secondo rispetto al circuito di binario.

Adesso vado, perche il dottore mi ha detto che stò assumendo la faccia col mezzo sorriso compiaciuto e gli occhi sgranati, come quando mi mettevo ad urlare, ansimando, "relè, transistors, ... lampadine ... ".


Stefano Minghetti


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: lunedì 15 ottobre 2018, 8:09 
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Cita:
Ragazzi … Voi state male …


E' un mondo difficile, stress da ogni parte, paura del futuro, inquietezza, irascibilità, panico, e molte altre prelibatezze simili.

Chi vuol star meglio si concentri su una cosa che gli piace, che gli riesce bene e gli dà soddisfazione. Quanto più tempo gli dedicheremo, sfoltendo la mente da tutto il resto, tanta più salute rimedieremo; tanto il mondo va dove vuole (o dove lo mandiamo), l'importante è che non ci porti pure noi. :D :D


Io faccio: modellismo ferroviario, teologia, elettronica, audio, fotografia, viaggi e forse mi scordo qualcosa.


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: lunedì 15 ottobre 2018, 8:34 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 13:02
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Intanto un eccellente a tutti gli intenditori.........
Il circuito a relè mi affascina molto....interessantissimo.
Sto applicando qualcosa al mio plastico...anche se sono un po' scarso in materia.


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: lunedì 15 ottobre 2018, 9:37 
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Località: Pavia-Bologna-Pietra Ligure
Sono affascinato dalla bravura di Stefano nel presentare gli schemi, io non ne avrei la pazienza.

Ho visto la luce quando negli schemi è apparso il relè H :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

Mettetemi nella categoria contafili.... :lol: :lol:


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: lunedì 15 ottobre 2018, 10:34 
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Iscritto il: martedì 13 marzo 2007, 13:40
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Località: Ostia
Bellissimo il lavoro svolto da Stefano, peccato che abbia un' esperienza molto basica su questi argomenti e di non poter apprezzare fino in fondo! :-(
Tra il serio e il faceto proporrei a Stefano, Marcello e Marco_58 di fare una serie di mini corsi su elettronica ed elettrotecnica, tipo i corsi radio elettra..... Per i meno addetti ai lavori.

Ciao
Luca


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: lunedì 15 ottobre 2018, 16:36 
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ste.klausen21 ha scritto:
Comunque ... grazie per l' apprezzamento. Anche da parte degli amici che hanno partecipato (all' ADM). E se passi da Forlì, mandami un MP (vale per tutti).

Ovviamente, ma meglio precisarlo, era un sincero complimento,
fatto a chi secondo me, mescola un po' di sana "follia" ad una passione "sfegatata"
e, fatto da chi può solo mirare al ruolo "di osservatore anziano da cantiere" con braccia raccolte dietro la schiena ed un infinità di consigli (inutili) :D

Continuo nel ruolo di osservatore, sempre più stupefatto
Buon lavoro :shock:


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: lunedì 15 ottobre 2018, 16:41 
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Un "umarell" modellista... :lol:


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: martedì 16 ottobre 2018, 11:27 
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Iscritto il: giovedì 21 giugno 2012, 14:23
Messaggi: 3791
Località: Massa Finalese (MO)
Cita:
Gli elettronici non sanno manco cos'è un transistor.

Quello lo so benissimo (se mi sforzo un po' la memoria ti potrei illustrare tutta la fisica che ci sta dietro (no, non è utile per nulla saperlo, a meno che tu non sia nel campo del disegno di circuiti integrati)), non so una cippa o quasi di relè e cose del genere.
Ma da questo punto di vista ho più a che fare con software e cose del genere.

Rimane comunque interessantissimo leggere queste cose.


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: martedì 16 ottobre 2018, 13:38 
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Messaggi: 842
Località: TS, nel mitico nord-est :-)
Raga , oggi con un cippino si fà di tutto e magari di più ....................
infatti per fare ste cose , basta un arduino nano o per chì lo sà programmare , un atmel o un pic e ci fai magari il caffè .......

Non si può SEMPRE guardare all'indietro.

ML


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: martedì 16 ottobre 2018, 13:55 
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Messaggi: 4980
Località: Pistoia
Non si tratta di guardare né avanti né dietro, ma di un gioco. E beato chi riesce a giocare. :D


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: martedì 16 ottobre 2018, 13:56 
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Località: Sorbolo di Sorbolo Mezzani (PR)
Quello che stà postando ste.klausen21 (al secolo Stefano Minghetti), compreso quello che intendo io, e magri anche altri, con arduino te le scordi: non ha proprio la capacità di gestirle tutte assieme.
Ci vuole roba ben diversa, ad esempio quello che usano in ferrovia: un hardware che supporti codesys :wink:


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: martedì 16 ottobre 2018, 20:42 
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Località: Faenza
Intervento in doppia trazione e soggetto a prescrizoni, a causa del peso e della lunghezza ...

Taurus484 ha scritto:
Raga , ... per fare ste cose , basta un arduino
Non si può SEMPRE guardare all'indietro.

Certo che si può fare con un microprocessore. Costerebbe meno e sarebbe più semplice da assemblare.
Oppure si potrebbe fare una App che simuli tutto questo, senza necessità di neanche un filo.
Ma, cosa vuoi, io mi sono preso una moglie e non una bambola gonfiabile. Noi vecchi apprezziamo ancora la differenza.
E poi, vedi, Taurus, è bene informarsi su chi abbiamo di fronte.
Quando mi si parla di Arduino, è come andare da un architetto a parlare di Lego.
Massimo rispetto per Lego e per Arduino, ognuno dei quali ha la sua validità nel proprio contesto, ma storco il naso quando vedo portare Arduino come la soluzione per evitare di pensare e di capire.
Citare Arduino senza sapere fare a programmarlo, non è una soluzione. Arduino ha, comunque, un livello di difficoltà non certo alla portata di tutti.

Altri ti faranno il loro, ma io ti faccio il mio caso. Ho programmato in Assembler, in Visual Basic, in C, in linguaggio PLC OMRON, con ARDUINO.
Per mangiare la pagnotta faccio il progettista di strumenti di misura elettronici, occupandomi sia della parte analogica, sia di quella digitale.

Perchè, allora, dovrei rimettere in funzione un catenaccio di quasi cento anni ?

Per il fatto che far funzionare un plastico con un apparato vero è un' opera apprezzabile di oggi, non del passato.
Un giorno spiegavo al pubblico come operava un DU (Dirigente Unico). A fine spiegazione, uno di essi apprezzò il nostro lavoro, e poi disse che lui aveva fatto il DU !
Un sistema del genere mantiene, sì, la memoria del passato, ma dà anche occasione di raccontare brevemente la storia dei sistemi di sicurezza e dei concetti appurati 100 anni fà, ma validi ed utilizzati ancora oggi.
Ed il pubblico che ci viene a vedere, apprezza.
Se passi da queste parti, fammi un fischio in MP !


DOZ ha scritto:
Ovviamente, ma meglio precisarlo, era un sincero complimento ...

Ancora grazie.

Anche se tu, di ferrovia, da raccontare, ne hai sicuramente più di mè.
Ricordo non molto tempo fà, quando citavi il caso in cui andavi col treno socorso a prendere sù un qualche deragliato.

E' sempre il fatto che su un forum, dalle sole parole, è difficile sapere con chi abbiamo a che fare, ma dietro alcune tastiere ci sono pezzi da 90 che a noi appassionati hanno molto da insegnare.


wolf05 ha scritto:
Bellissimo il lavoro svolto da Stefano, peccato che abbia un' esperienza molto basica su questi argomenti e di non poter apprezzare fino in fondo! :-(
Tra il serio e il faceto proporrei a Stefano, Marcello e Marco_58 di fare una serie di mini corsi su elettronica ed elettrotecnica, tipo i corsi radio elettra..... Per i meno addetti ai lavori.


Un corso per imparare un po' di cose elettriche di base, può essere utile per capire meglio di cosa si stà discutendo.
Però, malgrado la semplicità concettuale, un sistema come questo, presenta le seguenti difficoltà :
- numero elevato di collegamenti da fare, quindi tempo di costruzione impiegato non breve
- un errore, nella massa dei collegamenti, richiede una diagnosi nel dettaglio con misure e verifiche. Non alla portata di chi non ha pazienza

Però, con qualcosa si può iniziare :

L' ELETTROMAGNETE
E' un apparecchio nato ben prima dell' elettronica. Si basa sull' elettromagnetismo :
- un avvolgimento, ovvero un filo avvolto più volte su sè stesso (a mo' di molla, ma che non fà da molla), se percorso da corrente continua genera un campo magnetico, quindi è come se diventasse una calamita
- e, come la calamita, attrae parti metalliche (se percorso da corrente)
- quindi, una prima proprietà notevole dell' elettromagnete è di essere una calamita a comando :
***** passa corrente = effetto calamita
***** non passa corrente = nessun effetto calamita

Nei banchi a leve l' elettomagnete è usato per sbloccare una leva : se percorso da corrente attrae una parte metallica che, quindi, si sposta. Lo spostamento và a modificare meccanicamente i vincoli della leva che può, così, superare un punto di stop e proseguire la sua corsa.

IL RELE'
L' elettromagnete può muovere parti metalliche attirandole.
Tramite un leveraggio a bilanciere si può fare in modo che la forza dell' elettromagnete vada a spingere sulla parte mobile di un contatto, facendolo commutare.
Quando cessa la corrente nella bobina, una molla si incarica di riportare i contatti nella posizione originaria.
Questo è il relè ! Ha la bobina, l' ancora (la parte metallica mobile) ed uno o più gruppi di contatti.
Azionando la bobina, ci sono contatti che si aprono e contatti che si chiudono.
Questo consente di usare il relè in molte situazioni, ed anche di creare un funzionamento di logica, ovvero un comportamento che segue regole determinate e fisse.

Dicevo che il relè ha la molla. Ma se si rompesse la molla, i contatti resterebbero commutati ! Per questo motivo, i relè in uso nei sistemi di segnalamento non hanno la molla. Sono costruiti in modo che sia la forza di gravità, ovvero il peso proprio, a riportare i contatti in posizione di riposo, una volta cessata la corrente nella bobina. Quando un relè viene disalimentato, si dice in gergo ferroviario, che "cade", perchè è effettivamente quello che succede alla parte mobile dei contatti.

Quindi il relè è un dispositivo in grado di commutare un circuito elettrico una volta alimentata la sua bobina.
Il circuito della bobina è separato elettricamente da quello dei contatti. Ovvero, non è necessario che abbiano collegamenti in comune.

LA LOGICA
La logica più elementare consiste nel collegare i contatti di due relè in serie o in parallelo.
Nel primo caso (in serie), il carico sarà alimentato solo se eccitati entrambi i relè.
Nel secondo caso (in parallelo), il carico sarà alimentato quando eccitato almeno uno dei relè.

L' AUTOAGGANCIO
La separazione frà circuito di bobina e circuiti dei contatti è un vantaggio del relè, ma non è un obbligo.
Così, lo si può collegare in modo che il contatto del relè porti alimentazione alla sua bobina.
L' effetto è chiamato autoritenuta. E' la parte cerchiata in azzurro dello schema sopra :
- supponiamo che uno dei contatti 2a o 2i sia chiuso. Ancora non succede nulla, e la bobina del relè non è alimentata
- quando viene chiuso il contatto Ped, la tensione arriva alla bobina del relè PB
- il relè PB si attiva (in gergo si dice che si eccita) e chiude il proprio contatto PB (tutti i contatti chiamati PB nello schema, commutano)
- poi il contatto Ped si apre, ma la bobina resta alimentata tramite il contatto PB del relè stesso
- il relè PB ha anche altri contatti, usati nello schema, che vanno a fare altre cose
- abbiamo ottenuto che, comandando un relè, questo ha "memorizzato" il comando, rimanendo in stato attivo
- quando poi verrà aperto il contatto 2 che supponevamo chiuso, la bobina non riceverà più alimentazione ed il relè tornerà non alimentato
- i contatti torneranno in posizione di riposo, ovvero come li vediamo disegnati sullo schema
- siamo tornati alla condizione di prima di partire

Questa configurazione di autoritenuta è utilizzata in molti quadri elettrici ed in molti campi. Negli impianti di sicurezza è usato, non solo negli ADM e negli ACE, ma anche negli ACEI ed in varie funzioni diverse.

Oh, è arrivato il dottore. Dice chè si è fatto un po' freddo e che mi mette quella camicia con tutti quei laccetti.


Stefano Minghetti


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: martedì 16 ottobre 2018, 22:40 
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ste.klausen21 ha scritto:
...
Oh, è arrivato il dottore. Dice chè si è fatto un po' freddo e che mi mette quella camicia con tutti quei laccetti.
Stefano Minghetti



Si, si vengo ad aiutarli a stringere i nodi :mrgreen:

Io son fuori ... ma anche te non scherzi :lol: :lol: :lol:

P.S.
Quando vuoi (volete) venire a trovare altri elettrici e elettronici "posseduti dal fermodellismo" (pure macchinisti :roll: peggio di così :? ) fai un fischio. Dopo la visita alla sede Safre di solito mettiamo le gambe sotto un tavolo. :oops:


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: mercoledì 17 ottobre 2018, 12:04 
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ste.klausen21 ha scritto:
Intervento in doppia trazione e soggetto a prescrizoni, a causa del peso e della lunghezza ...

Taurus484 ha scritto:
Raga , ... per fare ste cose , basta un arduino
Non si può SEMPRE guardare all'indietro.

Certo che si può fare con un microprocessore. Costerebbe meno e sarebbe più semplice da assemblare.
Oppure si potrebbe fare una App che simuli tutto questo, senza necessità di neanche un filo.
Ma, cosa vuoi, io mi sono preso una moglie e non una bambola gonfiabile. Noi vecchi apprezziamo ancora la differenza.
E poi, vedi, Taurus, è bene informarsi su chi abbiamo di fronte.
Quando mi si parla di Arduino, è come andare da un architetto a parlare di Lego.
Massimo rispetto per Lego e per Arduino, ognuno dei quali ha la sua validità nel proprio contesto, ma storco il naso quando vedo portare Arduino come la soluzione per evitare di pensare e di capire.
Citare Arduino senza sapere fare a programmarlo, non è una soluzione. Arduino ha, comunque, un livello di difficoltà non certo alla portata di tutti.

Altri ti faranno il loro, ma io ti faccio il mio caso. Ho programmato in Assembler, in Visual Basic, in C, in linguaggio PLC OMRON, con ARDUINO.
Per mangiare la pagnotta faccio il progettista di strumenti di misura elettronici, occupandomi sia della parte analogica, sia di quella digitale.

Perchè, allora, dovrei rimettere in funzione un catenaccio di quasi cento anni ?

Per il fatto che far funzionare un plastico con un apparato vero è un' opera apprezzabile di oggi, non del passato.
Un giorno spiegavo al pubblico come operava un DU (Dirigente Unico). A fine spiegazione, uno di essi apprezzò il nostro lavoro, e poi disse che lui aveva fatto il DU !
Un sistema del genere mantiene, sì, la memoria del passato, ma dà anche occasione di raccontare brevemente la storia dei sistemi di sicurezza e dei concetti appurati 100 anni fà, ma validi ed utilizzati ancora oggi.
Ed il pubblico che ci viene a vedere, apprezza.
Se passi da queste parti, fammi un fischio in MP !


DOZ ha scritto:
Ovviamente, ma meglio precisarlo, era un sincero complimento ...

Ancora grazie.

Anche se tu, di ferrovia, da raccontare, ne hai sicuramente più di mè.
Ricordo non molto tempo fà, quando citavi il caso in cui andavi col treno socorso a prendere sù un qualche deragliato.

E' sempre il fatto che su un forum, dalle sole parole, è difficile sapere con chi abbiamo a che fare, ma dietro alcune tastiere ci sono pezzi da 90 che a noi appassionati hanno molto da insegnare.


wolf05 ha scritto:
Bellissimo il lavoro svolto da Stefano, peccato che abbia un' esperienza molto basica su questi argomenti e di non poter apprezzare fino in fondo! :-(
Tra il serio e il faceto proporrei a Stefano, Marcello e Marco_58 di fare una serie di mini corsi su elettronica ed elettrotecnica, tipo i corsi radio elettra..... Per i meno addetti ai lavori.


Un corso per imparare un po' di cose elettriche di base, può essere utile per capire meglio di cosa si stà discutendo.
Però, malgrado la semplicità concettuale, un sistema come questo, presenta le seguenti difficoltà :
- numero elevato di collegamenti da fare, quindi tempo di costruzione impiegato non breve
- un errore, nella massa dei collegamenti, richiede una diagnosi nel dettaglio con misure e verifiche. Non alla portata di chi non ha pazienza

Però, con qualcosa si può iniziare :

L' ELETTROMAGNETE
E' un apparecchio nato ben prima dell' elettronica. Si basa sull' elettromagnetismo :
- un avvolgimento, ovvero un filo avvolto più volte su sè stesso (a mo' di molla, ma che non fà da molla), se percorso da corrente continua genera un campo magnetico, quindi è come se diventasse una calamita
- e, come la calamita, attrae parti metalliche (se percorso da corrente)
- quindi, una prima proprietà notevole dell' elettromagnete è di essere una calamita a comando :
***** passa corrente = effetto calamita
***** non passa corrente = nessun effetto calamita

Nei banchi a leve l' elettomagnete è usato per sbloccare una leva : se percorso da corrente attrae una parte metallica che, quindi, si sposta. Lo spostamento và a modificare meccanicamente i vincoli della leva che può, così, superare un punto di stop e proseguire la sua corsa.

IL RELE'
L' elettromagnete può muovere parti metalliche attirandole.
Tramite un leveraggio a bilanciere si può fare in modo che la forza dell' elettromagnete vada a spingere sulla parte mobile di un contatto, facendolo commutare.
Quando cessa la corrente nella bobina, una molla si incarica di riportare i contatti nella posizione originaria.
Questo è il relè ! Ha la bobina, l' ancora (la parte metallica mobile) ed uno o più gruppi di contatti.
Azionando la bobina, ci sono contatti che si aprono e contatti che si chiudono.
Questo consente di usare il relè in molte situazioni, ed anche di creare un funzionamento di logica, ovvero un comportamento che segue regole determinate e fisse.

Dicevo che il relè ha la molla. Ma se si rompesse la molla, i contatti resterebbero commutati ! Per questo motivo, i relè in uso nei sistemi di segnalamento non hanno la molla. Sono costruiti in modo che sia la forza di gravità, ovvero il peso proprio, a riportare i contatti in posizione di riposo, una volta cessata la corrente nella bobina. Quando un relè viene disalimentato, si dice in gergo ferroviario, che "cade", perchè è effettivamente quello che succede alla parte mobile dei contatti.

Quindi il relè è un dispositivo in grado di commutare un circuito elettrico una volta alimentata la sua bobina.
Il circuito della bobina è separato elettricamente da quello dei contatti. Ovvero, non è necessario che abbiano collegamenti in comune.

LA LOGICA
La logica più elementare consiste nel collegare i contatti di due relè in serie o in parallelo.
Nel primo caso (in serie), il carico sarà alimentato solo se eccitati entrambi i relè.
Nel secondo caso (in parallelo), il carico sarà alimentato quando eccitato almeno uno dei relè.

L' AUTOAGGANCIO
La separazione frà circuito di bobina e circuiti dei contatti è un vantaggio del relè, ma non è un obbligo.
Così, lo si può collegare in modo che il contatto del relè porti alimentazione alla sua bobina.
L' effetto è chiamato autoritenuta. E' la parte cerchiata in azzurro dello schema sopra :
- supponiamo che uno dei contatti 2a o 2i sia chiuso. Ancora non succede nulla, e la bobina del relè non è alimentata
- quando viene chiuso il contatto Ped, la tensione arriva alla bobina del relè PB
- il relè PB si attiva (in gergo si dice che si eccita) e chiude il proprio contatto PB (tutti i contatti chiamati PB nello schema, commutano)
- poi il contatto Ped si apre, ma la bobina resta alimentata tramite il contatto PB del relè stesso
- il relè PB ha anche altri contatti, usati nello schema, che vanno a fare altre cose
- abbiamo ottenuto che, comandando un relè, questo ha "memorizzato" il comando, rimanendo in stato attivo
- quando poi verrà aperto il contatto 2 che supponevamo chiuso, la bobina non riceverà più alimentazione ed il relè tornerà non alimentato
- i contatti torneranno in posizione di riposo, ovvero come li vediamo disegnati sullo schema
- siamo tornati alla condizione di prima di partire

Questa configurazione di autoritenuta è utilizzata in molti quadri elettrici ed in molti campi. Negli impianti di sicurezza è usato, non solo negli ADM e negli ACE, ma anche negli ACEI ed in varie funzioni diverse.

Oh, è arrivato il dottore. Dice chè si è fatto un po' freddo e che mi mette quella camicia con tutti quei laccetti.


Stefano Minghetti


Grazie Stefano,
innanzitutto per la tua cortese, come sempre, risposta
e per le indicazioni sul funzionamento di base sugli elementi di base.
Ne farò tesoro.
Saluti

Luca


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 Oggetto del messaggio: Re: Banchi ACE.
MessaggioInviato: mercoledì 17 ottobre 2018, 12:05 
Non connesso

Iscritto il: martedì 13 marzo 2007, 13:40
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Località: Ostia
ste.klausen21 ha scritto:
Intervento in doppia trazione e soggetto a prescrizoni, a causa del peso e della lunghezza ...

Taurus484 ha scritto:
Raga , ... per fare ste cose , basta un arduino
Non si può SEMPRE guardare all'indietro.

Certo che si può fare con un microprocessore. Costerebbe meno e sarebbe più semplice da assemblare.
Oppure si potrebbe fare una App che simuli tutto questo, senza necessità di neanche un filo.
Ma, cosa vuoi, io mi sono preso una moglie e non una bambola gonfiabile. Noi vecchi apprezziamo ancora la differenza.
E poi, vedi, Taurus, è bene informarsi su chi abbiamo di fronte.
Quando mi si parla di Arduino, è come andare da un architetto a parlare di Lego.
Massimo rispetto per Lego e per Arduino, ognuno dei quali ha la sua validità nel proprio contesto, ma storco il naso quando vedo portare Arduino come la soluzione per evitare di pensare e di capire.
Citare Arduino senza sapere fare a programmarlo, non è una soluzione. Arduino ha, comunque, un livello di difficoltà non certo alla portata di tutti.

Altri ti faranno il loro, ma io ti faccio il mio caso. Ho programmato in Assembler, in Visual Basic, in C, in linguaggio PLC OMRON, con ARDUINO.
Per mangiare la pagnotta faccio il progettista di strumenti di misura elettronici, occupandomi sia della parte analogica, sia di quella digitale.

Perchè, allora, dovrei rimettere in funzione un catenaccio di quasi cento anni ?

Per il fatto che far funzionare un plastico con un apparato vero è un' opera apprezzabile di oggi, non del passato.
Un giorno spiegavo al pubblico come operava un DU (Dirigente Unico). A fine spiegazione, uno di essi apprezzò il nostro lavoro, e poi disse che lui aveva fatto il DU !
Un sistema del genere mantiene, sì, la memoria del passato, ma dà anche occasione di raccontare brevemente la storia dei sistemi di sicurezza e dei concetti appurati 100 anni fà, ma validi ed utilizzati ancora oggi.
Ed il pubblico che ci viene a vedere, apprezza.
Se passi da queste parti, fammi un fischio in MP !


DOZ ha scritto:
Ovviamente, ma meglio precisarlo, era un sincero complimento ...

Ancora grazie.

Anche se tu, di ferrovia, da raccontare, ne hai sicuramente più di mè.
Ricordo non molto tempo fà, quando citavi il caso in cui andavi col treno socorso a prendere sù un qualche deragliato.

E' sempre il fatto che su un forum, dalle sole parole, è difficile sapere con chi abbiamo a che fare, ma dietro alcune tastiere ci sono pezzi da 90 che a noi appassionati hanno molto da insegnare.


wolf05 ha scritto:
Bellissimo il lavoro svolto da Stefano, peccato che abbia un' esperienza molto basica su questi argomenti e di non poter apprezzare fino in fondo! :-(
Tra il serio e il faceto proporrei a Stefano, Marcello e Marco_58 di fare una serie di mini corsi su elettronica ed elettrotecnica, tipo i corsi radio elettra..... Per i meno addetti ai lavori.


Un corso per imparare un po' di cose elettriche di base, può essere utile per capire meglio di cosa si stà discutendo.
Però, malgrado la semplicità concettuale, un sistema come questo, presenta le seguenti difficoltà :
- numero elevato di collegamenti da fare, quindi tempo di costruzione impiegato non breve
- un errore, nella massa dei collegamenti, richiede una diagnosi nel dettaglio con misure e verifiche. Non alla portata di chi non ha pazienza

Però, con qualcosa si può iniziare :

L' ELETTROMAGNETE
E' un apparecchio nato ben prima dell' elettronica. Si basa sull' elettromagnetismo :
- un avvolgimento, ovvero un filo avvolto più volte su sè stesso (a mo' di molla, ma che non fà da molla), se percorso da corrente continua genera un campo magnetico, quindi è come se diventasse una calamita
- e, come la calamita, attrae parti metalliche (se percorso da corrente)
- quindi, una prima proprietà notevole dell' elettromagnete è di essere una calamita a comando :
***** passa corrente = effetto calamita
***** non passa corrente = nessun effetto calamita

Nei banchi a leve l' elettomagnete è usato per sbloccare una leva : se percorso da corrente attrae una parte metallica che, quindi, si sposta. Lo spostamento và a modificare meccanicamente i vincoli della leva che può, così, superare un punto di stop e proseguire la sua corsa.

IL RELE'
L' elettromagnete può muovere parti metalliche attirandole.
Tramite un leveraggio a bilanciere si può fare in modo che la forza dell' elettromagnete vada a spingere sulla parte mobile di un contatto, facendolo commutare.
Quando cessa la corrente nella bobina, una molla si incarica di riportare i contatti nella posizione originaria.
Questo è il relè ! Ha la bobina, l' ancora (la parte metallica mobile) ed uno o più gruppi di contatti.
Azionando la bobina, ci sono contatti che si aprono e contatti che si chiudono.
Questo consente di usare il relè in molte situazioni, ed anche di creare un funzionamento di logica, ovvero un comportamento che segue regole determinate e fisse.

Dicevo che il relè ha la molla. Ma se si rompesse la molla, i contatti resterebbero commutati ! Per questo motivo, i relè in uso nei sistemi di segnalamento non hanno la molla. Sono costruiti in modo che sia la forza di gravità, ovvero il peso proprio, a riportare i contatti in posizione di riposo, una volta cessata la corrente nella bobina. Quando un relè viene disalimentato, si dice in gergo ferroviario, che "cade", perchè è effettivamente quello che succede alla parte mobile dei contatti.

Quindi il relè è un dispositivo in grado di commutare un circuito elettrico una volta alimentata la sua bobina.
Il circuito della bobina è separato elettricamente da quello dei contatti. Ovvero, non è necessario che abbiano collegamenti in comune.

LA LOGICA
La logica più elementare consiste nel collegare i contatti di due relè in serie o in parallelo.
Nel primo caso (in serie), il carico sarà alimentato solo se eccitati entrambi i relè.
Nel secondo caso (in parallelo), il carico sarà alimentato quando eccitato almeno uno dei relè.

L' AUTOAGGANCIO
La separazione frà circuito di bobina e circuiti dei contatti è un vantaggio del relè, ma non è un obbligo.
Così, lo si può collegare in modo che il contatto del relè porti alimentazione alla sua bobina.
L' effetto è chiamato autoritenuta. E' la parte cerchiata in azzurro dello schema sopra :
- supponiamo che uno dei contatti 2a o 2i sia chiuso. Ancora non succede nulla, e la bobina del relè non è alimentata
- quando viene chiuso il contatto Ped, la tensione arriva alla bobina del relè PB
- il relè PB si attiva (in gergo si dice che si eccita) e chiude il proprio contatto PB (tutti i contatti chiamati PB nello schema, commutano)
- poi il contatto Ped si apre, ma la bobina resta alimentata tramite il contatto PB del relè stesso
- il relè PB ha anche altri contatti, usati nello schema, che vanno a fare altre cose
- abbiamo ottenuto che, comandando un relè, questo ha "memorizzato" il comando, rimanendo in stato attivo
- quando poi verrà aperto il contatto 2 che supponevamo chiuso, la bobina non riceverà più alimentazione ed il relè tornerà non alimentato
- i contatti torneranno in posizione di riposo, ovvero come li vediamo disegnati sullo schema
- siamo tornati alla condizione di prima di partire

Questa configurazione di autoritenuta è utilizzata in molti quadri elettrici ed in molti campi. Negli impianti di sicurezza è usato, non solo negli ADM e negli ACE, ma anche negli ACEI ed in varie funzioni diverse.

Oh, è arrivato il dottore. Dice chè si è fatto un po' freddo e che mi mette quella camicia con tutti quei laccetti.


Stefano Minghetti


Grazie Stefano,
innanzitutto per la tua cortese, come sempre, risposta
e per le indicazioni sul funzionamento di alcuni componenti.
Ne farò tesoro.
Saluti

Luca


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