Intervento in doppia trazione e soggetto a prescrizoni, a causa del peso e della lunghezza ...
Taurus484 ha scritto:
Raga , ... per fare ste cose , basta un arduino
Non si può SEMPRE guardare all'indietro.
Certo che si può fare con un microprocessore. Costerebbe meno e sarebbe più semplice da assemblare.
Oppure si potrebbe fare una App che simuli tutto questo, senza necessità di neanche un filo.
Ma, cosa vuoi, io mi sono preso una moglie e non una bambola gonfiabile. Noi vecchi apprezziamo ancora la differenza.
E poi, vedi, Taurus, è bene informarsi su chi abbiamo di fronte.
Quando mi si parla di Arduino, è come andare da un architetto a parlare di Lego.
Massimo rispetto per Lego e per Arduino, ognuno dei quali ha la sua validità nel proprio contesto, ma storco il naso quando vedo portare Arduino come la soluzione per evitare di pensare e di capire.
Citare Arduino senza sapere fare a programmarlo, non è una soluzione. Arduino ha, comunque, un livello di difficoltà non certo alla portata di tutti.
Altri ti faranno il loro, ma io ti faccio il mio caso. Ho programmato in Assembler, in Visual Basic, in C, in linguaggio PLC OMRON, con ARDUINO.
Per mangiare la pagnotta faccio il progettista di strumenti di misura elettronici, occupandomi sia della parte analogica, sia di quella digitale.
Perchè, allora, dovrei rimettere in funzione un catenaccio di quasi cento anni ?
Per il fatto che far funzionare un plastico con un apparato vero è un' opera apprezzabile di oggi, non del passato.
Un giorno spiegavo al pubblico come operava un DU (Dirigente Unico). A fine spiegazione, uno di essi apprezzò il nostro lavoro, e poi disse che lui aveva fatto il DU !
Un sistema del genere mantiene, sì, la memoria del passato, ma dà anche occasione di raccontare brevemente la storia dei sistemi di sicurezza e dei concetti appurati 100 anni fà, ma validi ed utilizzati ancora oggi.
Ed il pubblico che ci viene a vedere, apprezza.
Se passi da queste parti, fammi un fischio in MP !
DOZ ha scritto:
Ovviamente, ma meglio precisarlo, era un sincero complimento ...
Ancora grazie.
Anche se tu, di ferrovia, da raccontare, ne hai sicuramente più di mè.
Ricordo non molto tempo fà, quando citavi il caso in cui andavi col treno socorso a prendere sù un qualche deragliato.
E' sempre il fatto che su un forum, dalle sole parole, è difficile sapere con chi abbiamo a che fare, ma dietro alcune tastiere ci sono pezzi da 90 che a noi appassionati hanno molto da insegnare.
wolf05 ha scritto:
Bellissimo il lavoro svolto da Stefano, peccato che abbia un' esperienza molto basica su questi argomenti e di non poter apprezzare fino in fondo!

Tra il serio e il faceto proporrei a Stefano, Marcello e Marco_58 di fare una serie di mini corsi su elettronica ed elettrotecnica, tipo i corsi radio elettra..... Per i meno addetti ai lavori.
Un corso per imparare un po' di cose elettriche di base, può essere utile per capire meglio di cosa si stà discutendo.
Però, malgrado la semplicità concettuale, un sistema come questo, presenta le seguenti difficoltà :
- numero elevato di collegamenti da fare, quindi tempo di costruzione impiegato non breve
- un errore, nella massa dei collegamenti, richiede una diagnosi nel dettaglio con misure e verifiche. Non alla portata di chi non ha pazienza
Però, con qualcosa si può iniziare :
L' ELETTROMAGNETE
E' un apparecchio nato ben prima dell' elettronica. Si basa sull' elettromagnetismo :
- un avvolgimento, ovvero un filo avvolto più volte su sè stesso (a mo' di molla, ma che non fà da molla), se percorso da corrente continua genera un campo magnetico, quindi è come se diventasse una calamita
- e, come la calamita, attrae parti metalliche (se percorso da corrente)
- quindi, una prima proprietà notevole dell' elettromagnete è di essere una calamita a comando :
***** passa corrente = effetto calamita
***** non passa corrente = nessun effetto calamita
Nei banchi a leve l' elettomagnete è usato per sbloccare una leva : se percorso da corrente attrae una parte metallica che, quindi, si sposta. Lo spostamento và a modificare meccanicamente i vincoli della leva che può, così, superare un punto di stop e proseguire la sua corsa.
IL RELE'
L' elettromagnete può muovere parti metalliche attirandole.
Tramite un leveraggio a bilanciere si può fare in modo che la forza dell' elettromagnete vada a spingere sulla parte mobile di un contatto, facendolo commutare.
Quando cessa la corrente nella bobina, una molla si incarica di riportare i contatti nella posizione originaria.
Questo è il relè ! Ha la bobina, l' ancora (la parte metallica mobile) ed uno o più gruppi di contatti.
Azionando la bobina, ci sono contatti che si aprono e contatti che si chiudono.
Questo consente di usare il relè in molte situazioni, ed anche di creare un funzionamento di logica, ovvero un comportamento che segue regole determinate e fisse.
Dicevo che il relè ha la molla. Ma se si rompesse la molla, i contatti resterebbero commutati ! Per questo motivo, i relè in uso nei sistemi di segnalamento non hanno la molla. Sono costruiti in modo che sia la forza di gravità, ovvero il peso proprio, a riportare i contatti in posizione di riposo, una volta cessata la corrente nella bobina. Quando un relè viene disalimentato, si dice in gergo ferroviario, che "cade", perchè è effettivamente quello che succede alla parte mobile dei contatti.
Quindi il relè è un dispositivo in grado di commutare un circuito elettrico una volta alimentata la sua bobina.
Il circuito della bobina è separato elettricamente da quello dei contatti. Ovvero, non è necessario che abbiano collegamenti in comune.
LA LOGICA
La logica più elementare consiste nel collegare i contatti di due relè in serie o in parallelo.
Nel primo caso (in serie), il carico sarà alimentato solo se eccitati entrambi i relè.
Nel secondo caso (in parallelo), il carico sarà alimentato quando eccitato almeno uno dei relè.
L' AUTOAGGANCIO
La separazione frà circuito di bobina e circuiti dei contatti è un vantaggio del relè, ma non è un obbligo.
Così, lo si può collegare in modo che il contatto del relè porti alimentazione alla sua bobina.
L' effetto è chiamato autoritenuta. E' la parte cerchiata in azzurro dello schema sopra :
- supponiamo che uno dei contatti 2a o 2i sia chiuso. Ancora non succede nulla, e la bobina del relè non è alimentata
- quando viene chiuso il contatto Ped, la tensione arriva alla bobina del relè PB
- il relè PB si attiva (in gergo si dice che si eccita) e chiude il proprio contatto PB (tutti i contatti chiamati PB nello schema, commutano)
- poi il contatto Ped si apre, ma la bobina resta alimentata tramite il contatto PB del relè stesso
- il relè PB ha anche altri contatti, usati nello schema, che vanno a fare altre cose
- abbiamo ottenuto che, comandando un relè, questo ha "memorizzato" il comando, rimanendo in stato attivo
- quando poi verrà aperto il contatto 2 che supponevamo chiuso, la bobina non riceverà più alimentazione ed il relè tornerà non alimentato
- i contatti torneranno in posizione di riposo, ovvero come li vediamo disegnati sullo schema
- siamo tornati alla condizione di prima di partire
Questa configurazione di autoritenuta è utilizzata in molti quadri elettrici ed in molti campi. Negli impianti di sicurezza è usato, non solo negli ADM e negli ACE, ma anche negli ACEI ed in varie funzioni diverse.
Oh, è arrivato il dottore. Dice chè si è fatto un po' freddo e che mi mette quella camicia con tutti quei laccetti.
Stefano Minghetti