il bello della toscana, se confrontata con le altre regioni "sviluppate", stà nella sopravvivenza di numerose zone, anche a ridosso delle città, in cui il tempo è praticamente fermo alla ricostruzione del dopoguerra, e dove la supercolata cementizia degli anni 60'-90' tipica ad esempio della zona ligure e calabra, in cui si è costruito in ogni angolo disponibile, si dimostra praticamente inesistente.
anche il da mè citato tratto antignano-castiglioncello, appartenete alla livorno-vada, tratto di linea costruito ad inizio 1900', ed aperto solo nel 1910 (varianti a parte, è stato l'ultimo tratto della tirrenica ad essere aperto. la linea precedentemente passava via vada-collesalvetti-pisa-via vicarello/livorno-via guasticce), è stato ricostruito nel dopoguerra esattamente dov'erà e com'era, e l'unica modifica importante e stata la costruzione delle varianti all'aurelia, fatte passare su alti viadotti abbandonando i vecchi tracciati. tutto il resto, lungo la tratta citata, e fermo allo stato fine anni 50', con le alte scogliere a farla da padrone, e la tipica bassa macchia composta per lo più da cespugli e alberi a basso e medio fusto.
se parliamo della cecina-saline di volterra, parliamo di una linea che, fino all'attrezzaggio tecnologico coll'SSC, e all'automazione dei passaggi a livello, attuata ad inizio nuovo secolo, si poteva fregiare del titolo di "museo vivente", con ancora in opera le trasmissioni dei comandi a filo, gli scambi ad azionamento totalmente "manuale", i tipici passaggi a livello a cancelletto, i segnali ad ala, le stazioncine tanto piccole è graziose che sembrano fatte apposta per essere riprodotte sul plastico........
se poi uno non è ancora convinto, basta una girata a est/sud/sud-est di siena (indifferente la direzione, tanto è tutto bello

) per trovarsi in luoghi da togliere il fiato......... trenonatura docet!