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La stazione nascosta non deve essere necessariamente nascosta...
Un esempio molto valido della concezione moderna di plastico ferroviario è l'analogia con un teatro. La parte visibile del plastico è il palcoscenico, la scena; gli attori sono i convogli, che interpretano i personaggi, ovverosia i treni. Può capitare che un medesimo attore/convoglio interpreti più personaggi/treni, per varie ragioni. La (le) stazione nascosta rappresenta le quinte, la parte fuori scena, la connessione della nostra stazione con il mondo esterno, sia essa la stazione più vicina o una grande città, o addirittura una località estera. La trama è costituita dall'orario ferroviario; lo spettacolo è il susseguirsi dei convogli sulla scena, le manovre di composizione e scomposizione. Cosa succede, quindi? Si segue la vita della stazione nell'arco di un dato periodo di tempo, una giornata, o un turno di lavoro. Caliamoci ancora più nell'esempio. Il titolo dello spettacolo è: giornata in stazione a Rocca Salsiccia. Sinossi: Rocca Salsiccia è una placida cittadina di provincia che si trova su una linea non fondamentale, a binario unico. La linea è gestita in dirigenza locale*, ovvero tramite i vari capostazione. In città si trovano alcuni istituti superiori, un presidio ospedaliero, un mercato settimanale di grande richiamo, due grosse aziende che si servono della ferrovia, una presso lo scalo pubblico e una tramite raccordo, oltre ad altre realtà industriali che movimentano merci su ferro. Lo spettacolo inizia con il primo treno del mattino: è presto, prima dell'alba. Il treno è popolato e si carica di studenti e operai diretti nella grande città; qualche operaio scende diretto alla grande azienda di Rocca Salsiccia, tra un po' inizia il turno. Il treno deve attendere qui il treno incrociante, suo omologo. Una volta che i treni sono ripartiti si attendono i treni successivi: prima quello per gli studenti delle superiori, poi quelli per gli impiegati della grande città, il treno espresso che transita a tutta velocità, poi quelli di metà mattina, che si avvicendano incrociandosi, cedendo il passo a treni più veloci, o semplicemente fermandosi e ripartendo. A un certo punto entra in scena il merci raccoglitore: un merci che si ferma in ogni stazione ove vi sia la necessità di manovrare merci, prelevando e depositando carri. Questo solitamente ha una marcia molto lenta a causa delle lunghe e frequenti soste nelle stazioni; in quelle più piccole dove si movimentano meno carri solitamente la locomotiva titolare del treno si occupa direttamente delle manovre. Solo nelle stazioni più grandi, dove si movimentano molti carri, sono dislocate piccoli automotori che disimpegnano le operazioni di smistamento dei carri nei luoghi più consoni al loro carico e scarico. In certi casi può accadere che le aziende abbiano una rete di binari interna, molto piccola o anche molto estesa, in cui vengono portati i carri per il carico e scarico diretto; se i raccordi hanno una certa estensione può capitare spesso che siano dotati di un automotore da manovra privato. La giornata prosegue così, fino all'ultimo treno della sera, con la successione di treni locali, diretti, merci (che a loro volta possono essere raccoglitori o diretti!), ecc. Il divertimento, per l'operatore, sta nel seguire l'orario (qui va a gusti, alcuni adottano orologi velocizzati, altri preferiscono seguire semplicemente la successione dei convogli): e se capita un inconveniente (a volte lo si può far capitare!), risolvere la situazione senza creare troppi disservizi può diventare molto complicato! L'orario ferroviario è un complesso incastro e se salta un incrocio o un treno non rispetta la tabella di marcia, occorre ripensare a tutti gli incastri tra i vari treni, con ripercussioni che sovente non si estendono solo al treno ritardatario... E compilare l'orario ferroviario stesso è a sua volta divertente, se non si vuole usare un orario ferroviario vero: è come fare un gioco enigmistico. Per un esercizio del genere bastano pochi mezzi: qualche automotrice per rappresentare i convogli meno frequentati, un treno di locomotiva e carrozze per rappresentare i convogli più pesanti e magari anche i diretti (altrimenti si usa una seconda composizione con carrozze più adatte), qualche locomotiva e qualche carro per rappresentare i merci. I vari convogli entreranno di volta in volta in scena rappresentando treni diverse e anche composizioni che al vero sarebbero diverse, ma anche sè stessi. Se ci fai caso, una stessa composizione di solito può fare più volte avanti e indietro sulla stessa linea più volte al giorno, magari effettuando gli stessi treni con periodicità regolare: al vero i vari convogli operano secondo turni di vari giorni ***.
Quindi veniamo al discorso che le stazioni nascoste non devono essere forzatamente nascoste alla vista, specie se non intendiamo esporre in pubblico la nostra opera. Se dotiamo la parte scenica del nostro impianto di uno sfondo (un cielo dipinto di azzurro, o anche un dipinto paesaggistico o una rappresentazione fotorealistica) che la isoli dal contesto circostante (il top sono i moduli alla francese**), basterà lasciare i binari di servizio all'infuori della scena principale. Risultano più comodi, si può tenere sott'occhio comodamente la situazione od operare manualmente sulla composizione dei convogli.
* non preoccupiamoci troppo ora dei regimi di esercizio di una linea ferroviaria, tuo padre potrà sicuramente darti qualche informazione in merito se sei curioso, ma al momento eviterei di aggiungere troppi dettagli alla spiegazione.
** questi moduli si presentano come un vero e proprio teatro: una scatola con un solo lato aperto; ogni modulo incorpora sfondo e illuminazione dedicati. In Italia sono stati codificati come moduli a norma FIMF 3000 se non erro.
*** Ad esempio, sulla Bologna Brennero se non ricordo male fanno servizio ogni giorno 7 composizioni diverse di locomotiva + carrozze. Non so di quante giornate sia composto il turno, mettiamo due. Il primo giorno, per ipotesi, la composizione A fa il treno di prima mattina da Bologna a Brennero, quello di primo pomeriggio da Brennero a Bologna e poi quello della sera tardi da Bologna a Brennero. Il convoglio alla fine del primo giorno "riposa" quindi nella stazione altoatesina. Il secondo giorno la stessa composizione fa il treno della prima mattina da Brennero a Bologna, la corsa di primo pomeriggio da bologna al Brennero e quindi alla sera il treno da Brennero a Bologna. Alla fine il treno è tornato a Bologna, e il ciclo il giorno successivo potrà riprendere dalla prima giornata del turno partendo dalla città emiliana. Ovviamente di solito i turni, su tratte così estese, coinvolgono più giornate che comprendono anche le soste per manutenzione o per la riserva agli altri convogli in turno. Non necessariamente le corse devono svolgersi sempre sulla medesima linea: quel che importa è che alla fine del turno la composizione sia nella stessa località in cui si trovava all'inizio del turno. E poi, io ho parlato di composizioni, ma non è neppure del tutto vero, specie in passato: c'erano i turni per le locomotive e poi quelli per le carrozze che non necessariamente combaciavano o avevano la medesima periodicità. Insomma, le ferrovie sono un mondo complesso anche a livello organizzativo! E sui turni dei treni tuo padre saprà certo spiegarti per bene la faccenda, magari conserva ancora qualche documento sicuramente interessante. Detto questo, se io rappresento una stazione della Bologna-Brennero devo mettere in piedi 7 composizioni che circolano ogni giorno sulla linea per rappresentare i regionali veloci? Ovviamente no, ne basterà solo una o al massimo due se voglio rappresentare l'incrocio tra due RV, e di volta in volta il medesimo attore rappresenterà ruoli diversi seppur simili.
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