pippo48 ha scritto:
... La ricerca assoluta della realtà può diventa un ossessione e sempre a mio modo di pensare anche quasi una malattia mentale (escludendo
naturalmente il collezionismo).
Anch' io sono uno di quelli che hanno "quasi una malattia mentale".
pippo48 ha scritto:
... chi movimenta su di un plastico i treni e quindi è più orientato
al funzionamento e alla robustezza e chi facendo collezionismo esige riproduzioni esattamente in scala rispetto al reale.
Ritengo che queste due esigenze non possano mai coesistere essendo espresse o nel dinamico o nello statico (come
d'altra parte si riscontra nelle altre forme di modellismo quali aerei,navi,auto mezzi militari ecc..)
Penso comunque che anche nel primo caso non si possa definire tale plasticista un non fermodellista denigrandolo
come uno che non capisce niente , non si documenta e accettando tutto quello che gli viene proposto butta via
soldi (allora il consiglio è di rivolgersi ai trenini della Lego o simili) perchè ...
Nel plastico Klausen21 faccio circolare treni che cercano di riprodurre quelli che realmente avevano circolato nel 1921, pur con tutte le limitazioni dovute alla scarsità di documenti d' epoca, alla scarsità di rotabili H0 in epoca II e alle mie scarse capacità.
I convogli sono stati ricercati assieme allo scomparso amico Piero, che aveva messo modelli anche dalla sua collezione di locomotive !
La differenza frà modelli da plastico e modelli da vetrina non è dovuta a vincoli tecnici, meccanici o tecnologici, ma è una distinzione culturale.
Si ha, infatti, il paradosso per cui da una parte ci sono in vetrina modelli con approssimazioni anche grossolane, ma che vengono tenuti come reliquie, mentre d' altra parte ci sono modelli H0 Fine Scale che, invece, circolano in plastici con anche binari e scambi riprodotti con criteri modellistici.
Il criterio di giudizio per verosimiglianza e fedeltà del modello è indissolubilmente legato al paragone col vero. E' un punto ineludibile.
La mia prima locomotiva, avevo 6 anni, fù la classica Rivarossi a due assi. Poi capii che era una Gr 835 accorciata a due assi, mai esistita nella realtà.
Ma di questi esempi ce ne sono anche altri. Dagli E636 Rivarossi coi carrelli dei 646, ovvero carrelli nati 20 anni dopo, fino agli attuali modelli creati con ricoloriture di modelli simili ma non uguali.
Stabilire chi o cosa sia fermodellismo mi pare una discussione che assomiglia a quella sul sesso degli angeli.
Una valutazione pratica è, invece, capire quanta differenza ci sia frà un modello ed il rispettivo reale.
Nel tempo le differenze si sono sempre più ridotte, anche se ogni Casa ha livelli che di volta in volta si alzano o si abbassano.
Se, invece, la collezione è l' insieme dei codici di articolo prodotti da una Casa, quello sì che non è più fermodellismo, semmai passione per una Casa costruttrice. Che rischia di essere seguita fideisticamente anche se la casa mette in commercio una Gr835 a 2 assi, o che trova il suo massimo nell' acquisto di una E444 in livrea SBB CFF solo perchè qualcuno la ha fatta.
pippo48 ha scritto:
... a mio modo di pensare questa passione riportata su di un plastico non può essere solo rappresentazione della realtà ma è anche sentimento,creatività gusto per i rotabili scelti soddisfazione per composizioni anche coscientemente irrealistiche.
In ogni caso, pur essendo questa mia una obiezione a chi acquista modelli senza alcuna conoscenza dei rotabili veri, non vuole assolutamente essere aspra. Vorrei solo ribadire che se si scollegasse il nesso con la realtà, per le case sarebbe più semplice costruire modelli, e ne potrebbero proporre infiniti tipi, specie ricorrendo a ricoloriture. Ma sicuramente non sarebbe fermodellismo.
Stefano Minghetti