riporto integralmente un articolo-lettera comparso sul settimanale Il Vomere (è il più antico settimanale di Sicilia, fondato il 12 luglio 1896) n 1 dell'anno 111°, data 13 gennaio 2007.
Mezzo secolo fa, ad ingegneria (industriale meccanica), miei insigni docenti quasi scienziati, giudicavano il Ponte come cosa fra le più utili da fare. Negli stessi anni o poco dopo, anche la rivista di automobilismo “Quattro Ruote”, milanese e ancora attuale, ne giustificava il parlarne e ne auspicava la realizzazione. Ma soprattutto ne parlavano, con dati di fatto, le più importanti riviste di trasporti. Poi c’è stata, purtroppo necessariamente, l’intromissione della politica con i suoi rabbiosi e reiterati lanci di suggestioni e slogan sia pro che contro, a seconda solo dei colori, senza attenersi a valutazioni obbiettive matematicamente fondate.
Essendo io più che un apolitico un antipolitico, così come i politici sono antimatematici, presumerei di capire le origini di tali schieramenti a cui si accompagna una buona dose di autolesionismo di noi siciliani. Ma restiamo in tema e incominciamo a rivedere la questione.
Difesa ambientale: io la sento come un istinto, ma non l’accetto come un’ideologia o un fanatismo religioso, come quello che rifiuta anche ogni tipo di medicina. Non ho mai sentito condannare la bruttezza di nessun grande ponte o grande opera: a parte che anche della Tour Eiffel ne hanno detto male prima che la facessero. Così come i pesci, ho più di una volta attraversato lo Stretto senza motore, certo non a nuoto ma in barca a vela, insieme ad amici. Non so se anche ai pesci, ma a noi quell’ ambiente pieno di traghetti da scansare, scarichi di motori e di gabinetti, scie tumultuose ecc. ci ha dato proprio fastidio. E poi, francamente, non è leale rappresentare il ponte in un mostruoso primo piano che sembra dovesse sovrastare ogni cosa, Etna compreso. Visto dall’alto, invece, sarebbe come guardare un metro fatto di legno, di cui soltanto l’ultimo centimetro è diversamente decorato. Ciò se si vuole rispettare la stessa proporzione matematica che c’è fra i tre chilometri del ponte e i trecento della nostra bella isola.
Terremoti: se non si crede ai calcoli, o si va solo a piedi o, al massimo, in triciclo, perché già la bicicletta modernamente viene calcolata prima di costruirla e, in caso di terremoto, c'è da rifugiarsi per tempo, dove capita, ma non certo in casa. Infatti, sopra 7.5 gradi Richter, obiettivo minimo per il ponte, pochissime cose resistono.
Lunghezza: certo sarebbe il più lungo, io direi anche il più bello. Ma anche la nave più lunga o l’aereo più grande prima non c’erano. E quanta paura e quanti dubbi per passare dal tronco scavato al transatlantico ! Ma quanto più pericoloso era il tronco scavato?
Mafia: la conosco, l’ho rifiutata, mi è costato. Non accetto che la si debba pagare all’infinito e che sia l’unico ritornello per cantare la Sicilia. In atto pare che investa in grandi opere in Germania o altrove che ho sentito dire. Però conosco anche un altro tipo di mafia in base alla quale, tutte le volte che si parla del ponte, si dimostra con slogan, visto che in Italia i calcoli o non si fanno o si travisano, che il ponte è inutile e dannoso mentre è più necessario un traforo alpino, un’autostrada o una linea Tav da fare al nord e che in questo caso però si fanno davvero. Perché quando si parla della politica italiana, e cioè praticamente solo di lotta di classe, bisogna dire che entrambe le classi, molto corteggiate dai politici, sono quasi interamente ubicate al nord e le “LEGA” una comune volontà di restarci al meglio con tutti i mezzi e tutti i media, bravissimi a distinguere con altri slogan quali sono le opere più urgenti, necessarie e remunerative.
Posto ciò, è inevitabile che effettivamente prima o poi, previo acquisto di ampi consensi mediatici, con mezzi illimitati e materiali avveniristici, tipo fibre di basalto, il ponte lo facciano la mafia o le ultime nazioni liberate da ferree politiche di fame e quindi pronte alla più smodata ricchezza. Sarà a loro che noi, con le nostre merci, insieme alle Ferrovie dello Stato, pagheremo i nostri più che remunerativi pedaggi.
Priorità: mercoledì 22/11/06 un siciliano, un uomo, è morto per mancanza di un posto di terapia intensiva a Palermo. Sono un cardiopatico e so che significa. Costa non più di una buona automobile. E’ una attrezzatura perfettamente commerciale e la si poteva comprare con gli spiccioli del ponte già l’indomani di quando l’hanno bocciato. In atto non abbiamo al governo nemmeno uno ministro siciliano; non è prevista nessuna opera per la Sicilia, né piccola né grande, con cui si possa giustificare questa enorme presa in giro delle priorità. Speriamo almeno che ciò faccia anche inaridire e cessare la mafia e non alimenti semplicemente di più disoccupazione ed emigrazione che della mafia sono la letizia (da laetamen = concime).
Giustificazione economica: bastano le quattro operazioni dell’aritmetica e un po’ di storia.
Io non so quali grandi opere siano state fatte sulla base della convenienza economica. Penso alle grandi strade romane, ponti, acquedotti e ultimamente la stessa famosa Tav. Per il ponte, che pure aveva tutto un suo piano di finanziamenti, pare che invece sarebbe occorso una ulteriore giustificazione economica per non rischiare che lo Stato avesse dovuto rimettere un’eventuale differenza. Per questo si parla di altre urgenze e priorità ormai da circa quaranta anni inutilmente, visto che quello che mancava in Sicilia manca sempre. Certo, avevano fatto di più i Borboni. Ora, invece, forse è più conveniente che noi si rimanga terra di prelievo di un nuovo tipo di schiavi, già istruiti e spesati, dotati pure magari di risorse ereditate, che in ragione di diecimila siciliani all’anno, fanno in tutto almeno cinque miliardi di euro all’anno. Quindi meglio spendere altrove quelli che erano già nostri soldi.
Sicurezza nello Stretto via mare: è di appena alcuni giorni la tragica collissione tra l'aliscafo Segesta Jet delle Ferrovie dello Stato e il mercantile Susan Borchard. E' lecito prevedere che, con il progressivo, inarrestabile incremento del traffico di natanti di piccola, media ed enorme stazza, la sicurezza non potrà che subire proporzionalmente l'alea del rischio.
Ma se dobbiamo lo stesso giustificare il ponte, vediamo un po’. Come se il ponte si potesse fare in un solo giorno, poco tempo fa è stato detto da un politico che “a farlo ora il ponte servirebbe solo a portare una capra di qua e una pecora di là”. Eppure, chi l’ha detto è un individuo che, magari sarebbe bravo a contare le pecore, ma ha avuto e ha tante responsabilità anche per istituto e non dovrebbe confondere i Siciliani con delle pecore. Non ho dati ufficiali e quindi accetto ogni smentita purché documentata e non a colori. Così, a memoria mi risulterebbero 10 milioni/anno di persone traghettate dalle FS. Poi ci sarebbero traghetti privati, auto, camions, TIR ecc.. Considerando le spese per l’esercizio, la manutenzione e necessariamente il ricambio a nuovo, mettiamo entro25 anni, dei traghetti FS e di tutti gli altri mezzi di manovra, scommetterei certamente su un rientro economico in meno di 25 anni. Questo è già più di quello che spera chi compra un’ appartamento da affittare. Il vantaggio per la Sicilia, che poi non è affatto la più piccola regione d’Italia, sarebbe solo un di più senza costo.
Giuseppe Milazzo
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