Negli ultimi quattro mesi del 2006, oltre 370 casi, 2660 treni coinvolti per oltre 900 ore di ritardo
Negli ultimi quattro mesi del 2006 le Ferrovie dello Stato hanno registrato 370 casi di furti di rame, che hanno coinvolto 2.660 treni e comportato oltre 900 ore di ritardo. Il fenomeno, che ha interessato tutta la rete nazionale, ha raggiunto la punta massima a dicembre con oltre 100 furti e 700 treni rallentati, per un totale di circa 200 ore.
I furti, per la gran parte compiuti nelle ore notturne, hanno coinvolto soprattutto i treni del mattino - quindi i maggiori disagi li hanno sopportati i treni dei pendolari.
Per cercare di arginare il fenomeno, Rete Ferroviaria Italiana - oltre ad una più stretta collaborazione con la Polfer- ha incremento i sopralluoghi dal personale tecnico lungo le linee più colpite e, soprattutto, sta sostituendo, sugli oltre 16mila chilometri di rete nazionale (ove tecnicamente possibile) il rame con alluminio, alluminio-acciaio e altri materiali alternativi, metalli meno pregiati e quindi meno appetibili per la criminalità.
Poiché l'operazione di sostituzione totale dei cavi richiede circa due anni di tempo, in alcuni casi si è scelto di isolare il rame con "gabbie" di cemento, in particolare nelle regioni e nei siti maggiormente colpiti.
La sottrazione di rame, comunque, non comporta alcun problema alla sicurezza della circolazione ferroviaria. L'asportazione di materiale utilizzato sulla rete ferroviaria, infatti, provoca immediata attivazione dei sistemi di sicurezza che governano la gestione della circolazione ferroviaria (sistemi di distanziamento in sicurezza dei treni) con il conseguente immediato arresto dei treni.
Se la linea non è protetta da sistemi automatici, si adotta un particolare protocollo che prevede innanzitutto lo stop dei treni ai segnali di linea o stazione, quindi - dopo gli accertamenti del caso - la ripartenza con la cosiddetta "marcia a vista" (il macchinista cioè deve essere in grado di fermare il treno in qualsiasi momento e in brevissimo tempo).
In ogni caso, la circolazione è rallentata e i ritardi inevitabili.
Tra il 2005 e il 2006 il Gruppo Ferrovie dello Stato ha stimato un danno economico derivato dai furti del rame - su tutto il territorio nazionale - di circa 12 milioni di euro.
La cifra comprende: il valore del rame e i costi per gli interventi di manutenzione delle squadre tecniche.
I furti (sia materiale in esercizio sia stoccato nei magazzini) sono passati da circa 560 nel 2005 ad oltre 1.400 nel 2006. Ad oggi le Ferrovie italiane hanno subito furti per circa duemila tonnellate di rame, pari a più di 2.000 chilometri di trecce, cioè la distanza tra Firenze e Lisbona.
Le regioni più colpite sono: Piemonte, Lazio, Campania e Calabria.
Oltre al danno economico andrebbe quantificato anche quello d'immagine provocato alle Ferrovie a causa dei ritardi sulla circolazione dei treni. Un danno tutt'altro che trascurabile.
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