centu ha scritto:
ok è lontana anni luce nella concezione...
la zillertalbahn è una ferrovia pura
la ferrovia delle dolomiti è nata come feldbahn per la guerra
però... se non fosse stata soppressa e negli anni modernizzata ora avremo qui una bellissima linea al servizio della mobilità della zona ed in estate al servizio di turisti che affollano i paesi ed i dintorni (...)
Piccola precisazione, sempre tratta da quel pozzo d'informazioni che è il libro di Evaldo Gasperi.
La Dobbiaco-Cortina è, sì, il risultato del completamento di due linee da campo (la Feldbahn austriaca a scartamento 0,70 e quella italiana da 0,75), ma la linea effettivamente portata a termine nel 1921 con lo scartamento 0,95 aveva ben poco delle due ferroviette iniziali. Già gli austriaci, dopo la ritirata italiana conseguente a Caporetto, avendo acquisito anche il territorio della valle del Boite, iniziarono a rifare di sana pianta la ferrovia, prevedendo opere d'arte durature, in muratura, e un percorso su sede propria, indipendente dalla strada d'Alemagna; per la parte Dobbiaco - Cortina esisteva già un progetto del 1905, proprio perché se ne comprendeva l'importanza turistica.
Gli italiani, dopo l'armistizio del 1918, completarono le opere d'arte iniziate dagli austriaci e scelsero uno scartamento da ferrovia economica (come venivano chiamate allora); non mantennero quello delle ferrovie da campo, di cui già si comprendevano i limiti per un esercizio regolare.
E non finisce qui: per tutta la sua vita, la SFD fu effettivamente migliorata, specie in due particolari occasioni: la prima volta con l'elettrificazione, a soli 8 anni dall'inaugurazione (non ci si limitò a stenedere pali e catenaria, ma furono sostituiti vari km di armamento con rotaie più pesanti), la seconda in occasione delle Olimpiadi, con revisione del tracciato in alcuni punti critici, installazione dei paravalanghe in cemento armato alla galleria Pezovico, acquisto di materiale rotabile moderno (non solo gli elettrotreni, ma anche nuovi spazzaneve), automatizzazione dei P.L.
Oltre a questi due interventi maggiori, ce ne furono molti altri, comunque importanti anche se di minore entità (basti pensare alla variante Pezovico o all'acquisto delle Mallet).
Tutto lascia pensare che, se non fosse arrivata la motorizzazione privata di massa a rompere le uova nel paniere, come dice giustamente Centu la SFD avrebbe superato l'impasse di una crisi finanziaria che poteva essere del tutto transitoria e avrebbe continuato sulla strada della modernizzazione e dell'efficienza.
Ciao
Andy