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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 18:49 
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Però l'1/80 era una scala "quadrata", cercate di capire, se prendeva piede era molto meglio della scala "decimale" dell'1/87, molto più complicata in tutti i sensi.
Inoltre.... vuoi mettere che a una certà età si poteva gustare meglio il modello senza dover mettere per forza i specchietti?!? :(


:wink: Cesare


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 19:26 
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Salve ragazzi,

dobbiamo ricordarci che sarebbe piu' corretto definire il fuoriscala di RR come scala RivaRossi, in quanto, in realta', non rispettava affatto la scala 1:80, ma spaziava da modello a modello dal circa 1:80 al circa 1:84.

Inoltre nello stesso modello di vaporiera potevano convivere scale diverse.

Era percio' un vero e proprio "papocchio".

A mio avviso la scala che e' il miglior compromesso per gli occhi e' la scala S (1:64), tipicamente americana, adatta pero', secondo me, almeno per l' utilizzo da plastico, per modelli il cui prototipo e' di dimensioni relativamente piccole (ad esempio rotabili a scartamento ridotto).

Per quanto riguarda il fatto che le scale canoniche non siano numeri tondi questo dipende dalla loro origine, che risale ai primi del 900, da parte di un Inglese, Sir Bassett Lowke, che, proprio per il fatto di essere Inglese, era avvezzo al sistema di misura anglosassone, che ha poco a che spartire col sistema metrico.

E questo vale anche per le altre branche del modellismo.
Ad esempio la scala del soldatino da collezione che equivale, come diffusione, alla scala HO del trenino e' il 54 mm., ossia la 1:32; neanche a farlo apposta questa scala era in origine la scala standard della William Britains, per l' appunto societa' inglese, che e' per il soldatino quello che e' Marklin per il trenino.

D' altro canto, anche lo scartamento standard ferroviario (1435 mm.), proprio perche' di origine anglosassone, non e' affatto un numero tondo.

Saluti "in perfetta scala"
Stefano.


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 20:11 
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Iscritto il: venerdì 25 aprile 2008, 12:15
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mdp ha scritto:
E' qui l'errore di fondo... gli stampi di una 691 in H0 NON ci sono!
Forse esistono stampi di una cosa che non è in scala, che ha riscaldato i cuori di tutti noi, ma che è definitivamente passata. Per i nostalgici ci sono altre vie che una riedizione fasulla e dagli esiti industriali certi: fallimentare!
La gente non compra perché c'è una chiodatura fuori posto e si spera nel successo di un modello completamente fuori scala?

E poi... capisco che la 691 è solo un esempio... ma sempre a parlare di AV! :shock:
Possibile che nessuno colga l'importanza di una 625 che con la sua presenza, modesta ma capillare, meglio si presta alla dimensione di un impianto casalingo che voglia rappresentare la ferrovia di una volta? :?:

Ciao a tutti
Mario

Carissimo Mario,
sono completamente d'accordo con quanto hai scritto. Forse senza saperlo, sia pure in maniera estremamente sintetica, hai espresso alcuni concetti di modellismo che molti forumisti non conoscono nemmeno lontanamente.
Finalmente uno che "ci capisce".
Saluti


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 20:47 
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Iscritto il: venerdì 13 gennaio 2006, 19:16
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Cita:
Carissimo Mario,
sono completamente d'accordo con quanto hai scritto. Forse senza saperlo, sia pure in maniera estremamente sintetica, hai espresso alcuni concetti di modellismo che molti forumisti non conoscono nemmeno lontanamente.
Finalmente uno che "ci capisce".

E certo! Perchè chi invece apprezza i vecchi modelli in 1/80 è uno che non ci capisce niente. Vero?
Questi sono gli interventi che mi fanno venire una forte ripulsa per una certa idea di fermodellismo ed i suoi cultori.
Ma andate a vedervi il plastico dei trecento treni fatto con rotaie fatte a mano e alte uno sproposito per i signori "concetti di modellismo", dove giravano i vecchi modelli RR in 1/80 con approssimazioni che oggi susciterebbero l'orrore di tanti fermodellisti bempensanti come il pantografo montato sulla 234 diesel.
Quella è la cosa più realistica che io abbia mai visto in vita mia. La vita di una stazione riprodotta perfettamente. Nessuno dei vostri bellissimi e perfettini diorami dove corrono riproduzioni esatte all'ultimo chiodo è in grado di rendere nemmeno alla lontana una cosa del genere. La vecchia RR aveva capito bene che quello che è importante non è l'avere riprodotto esattamente fino all'ultimo chiodo ma rendere, anche attraverso forti compromessi, la sensazione del reale. Per questo la vecchia 691, per chi è cresciuto con quei modelli, avrà sempre un valore, perchè renderà sempre la sensazione di trovarsi di fronte alla macchina vera, cosa che un modello nuovo anche riprodotto identico al cento per cento alla macchina reale potrebbe non dare. I vostri occhi, fissati a cercare particolari effimeri, sono diventati ciechi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 22:10 
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Iscritto il: domenica 3 gennaio 2010, 20:36
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Località: la citta' della 3 t: torri, tortellini e ...
Miura ha scritto:
Cita:
Carissimo Mario,
sono completamente d'accordo con quanto hai scritto. Forse senza saperlo, sia pure in maniera estremamente sintetica, hai espresso alcuni concetti di modellismo che molti forumisti non conoscono nemmeno lontanamente.
Finalmente uno che "ci capisce".

E certo! Perchè chi invece apprezza i vecchi modelli in 1/80 è uno che non ci capisce niente. Vero?
Questi sono gli interventi che mi fanno venire una forte ripulsa per una certa idea di fermodellismo ed i suoi cultori.
Ma andate a vedervi il plastico dei trecento treni fatto con rotaie fatte a mano e alte uno sproposito per i signori "concetti di modellismo", dove giravano i vecchi modelli RR in 1/80 con approssimazioni che oggi susciterebbero l'orrore di tanti fermodellisti bempensanti come il pantografo montato sulla 234 diesel.
Quella è la cosa più realistica che io abbia mai visto in vita mia. La vita di una stazione riprodotta perfettamente. Nessuno dei vostri bellissimi e perfettini diorami dove corrono riproduzioni esatte all'ultimo chiodo è in grado di rendere nemmeno alla lontana una cosa del genere. La vecchia RR aveva capito bene che quello che è importante non è l'avere riprodotto esattamente fino all'ultimo chiodo ma rendere, anche attraverso forti compromessi, la sensazione del reale. Per questo la vecchia 691, per chi è cresciuto con quei modelli, avrà sempre un valore, perchè renderà sempre la sensazione di trovarsi di fronte alla macchina vera, cosa che un modello nuovo anche riprodotto identico al cento per cento alla macchina reale potrebbe non dare. I vostri occhi, fissati a cercare particolari effimeri, sono diventati ciechi.


Ciao (permettimi la confidenza) Miura,

hai espresso esattamente il mio pensiero: io, da studente universitario ventunenne, appena sposato, nel lontano 1981, comprai, a caro prezzo per me all' epoca (10.000 Lire) , il Manuale dei Tracciati della RivaRossi.

Gli eventi della vita a breve fecero sì che andasse perso. Alcuni anni fa' ebbi l' occassione di ritrovarne una copia e lo comprai. Lo conservo gelosamente.

Quello che era la vecchia RR non sara' mai piu'; e così deve continuare ad essere,
per chi, come me, l' ha conosciuta ed amata.

Ora i trenini sono diversi, in scala perfetta, digitali, ma senza il cuore che avevano i vecchi trenini della RR. A me piace ricordarli così: trenini fatti in un' epoca lontana, in cui quelli che li pensavano e li producevano amavano quello che facevano.

Come a me piace ricordare le Alfa quando erano Alfa: la Giulia, l' Alfetta, coi loro pregi ed i loro difetti, ma con dentro l' anima di chi le aveva progettate e costruite.

Ora e' tutto meravigliosamente perfetto, ed imperfetto al contempo.
Ma il solo pensare che il mio nuovo, meraviglioso trenino e' stato prodotto da un operaio cinese che non sa neanche cosa e', mi da solo fastidio.

A costo che costi di piu' ( scusate il gioco di parole) vorrei tanto che il mio trenino lo producesse un operio italiano, o tedesco, o austriaco, a cui importa ancora qualcosa di quello che fa'.

Ma il mondo va' così.

Onore alla vecchia, indimenticabile, RivaRossi, ma ora non c' e' piu'.

Benvenuti freddi, perfetti, trenini fatti in Cina, ma non sostituirete mai nel mio cuore i trenini "giocattolo" fatti a Como.

Saluti "un po' molto nostalgici"
Stefano.


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 22:21 
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Iscritto il: giovedì 5 novembre 2009, 9:31
Messaggi: 22
E’ venerdì sera, sono a casa e non ho nulla da fare, quindi senza polemizzare provo a intervenire sulla questione dell’immorale fuoriscala di RR .
L’H0 nasce negli anni ’30, ma l’ H0 esatta (almeno in Europa) è un’invenzione “recente”, probabilmente il primo grande produttore che si è posto il problema è stata la Roco a cavallo del 1980, fino ad allora tutti ripeto tutti i grandi produttori europei partendo dallo 00 degli anni ’30-‘40 andavano verso un H0 indicativo, alzando, allargando, modificando i modelli per farci stare motori. Diciamo che fino alla fine degli anni ’70 la scala esatta non era un problema per nessuno.
Quindi il fatto che la malvagia RR ci abbia "fatto subire" la scala 1:80 è una forzatura, per altro molto cara a noi italiani che amiamo disprezzare le cose di casa nostra.
Buonanotte
Giorgio

Ps. da appassionato RR ritengo una corbelleria assoluta la riproposizone di modelli fatti ex-novo con stampi di 50 anni fa, fossero anche in scala esatta!!! Credo che nessuno ci abbia mai realmente pensato.


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 22:41 
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Iscritto il: domenica 21 marzo 2010, 9:09
Messaggi: 853
Località: ROMA
posacchio bis ha scritto:
E’ venerdì sera, sono a casa e non ho nulla da fare, quindi senza polemizzare provo a intervenire sulla questione dell’immorale fuoriscala di RR .
L’H0 nasce negli anni ’30, ma l’ H0 esatta (almeno in Europa) è un’invenzione “recente”, probabilmente il primo grande produttore che si è posto il problema è stata la Roco a cavallo del 1980, fino ad allora tutti ripeto tutti i grandi produttori europei partendo dallo 00 degli anni ’30-‘40 andavano verso un H0 indicativo, alzando, allargando, modificando i modelli per farci stare motori. Diciamo che fino alla fine degli anni ’70 la scala esatta non era un problema per nessuno.
Quindi il fatto che la malvagia RR ci abbia "fatto subire" la scala 1:80 è una forzatura, per altro molto cara a noi italiani che amiamo disprezzare le cose di casa nostra.
Buonanotte
Giorgio

Ps. da appassionato RR ritengo una corbelleria assoluta la riproposizone di modelli fatti ex-novo con stampi di 50 anni fa, fossero anche in
scala esatta!!! Credo che nessuno ci abbia mai realmente pensato.



Ogni cosa ha il suo tempo. I modelli Rivarossi per quegli anni potevano rappresentare il top. E così anche lo era per me che come primo treno ho avuto un 626/v, tre vagoncini a due assi e il trasformatore nero con il galletto.
Ho avuto quasi tutti i modelli Rivarossi, anche quelli americani. Ma poi me ne sono disfatto perché non rispondevano più al mio gusto che si era evoluto.
Del resto la Rivarossi ha sofferto di immobilismo non adattandosi alle nuove realtà. Critiche in tal senso le arrivavano quasi quarant'anni orsono dal compianto Enrico Milan, che cercava di smuovere le acque stagnanti del modellismo italiano dell'epoca. :x


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: venerdì 28 maggio 2010, 23:31 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 16:20
Messaggi: 897
bigboy60 ha scritto:
D' altro canto, anche lo scartamento standard ferroviario (1435 mm.), proprio perche' di origine anglosassone, non e' affatto un numero tondo.

Mamma mia!!! che rabbia che mi fanno questi perfidi albionici!!! copiano e poi qualcuno gli attribuisce anche il merito!!! :lol:
1435 mm. sono la misura di due culoni di cavallo da tiro romano... :wink:

Cita:
Quando si vede uno Space Shuttle sulla rampa di lancio, si notano i due booster attaccati al serbatoio principale; questi due propulsori sono due razzi a combustibile solido o SRB. Gli SRB sono stati costruiti dalla Thiokol nei propri stabilimenti situati in Utah. Gli ingegneri che li hanno progettati avrebbero voluto farli un po' più grossi, ma gli SRB dovevano essere trasportati in treno dalla fabbrica alla rampa di lancio. Visto che la linea ferroviaria che collega lo Utah alla base di lancio attraversa nel suo percorso alcune gallerie, i razzi dovevano essere costruiti in modo da passarci dentro. I tunnel ferroviari sono poco più larghi di una carrozza ferroviaria, la cui larghezza è a sua volta dettata dallo scartamento dei binari (distanza tra le due rotaie). Lo scartamento standard degli Stati Uniti è di 4 piedi e 8,5 pollici. (E' la stessa misura europea solo che noi la esprimiamo in millimetri). A prima vista questa misura sembra alquanto strana.
Perché è stata scelta? Perché questa era la misura utilizzata in Inghilterra, e perché le ferrovie americane sono state costruite da progettisti inglesi.
Ma perché gli Inglesi le costruivano in questo modo? Perché le prime ferrovie furono costruite dalle stesse persone che, prima dell'avvento delle strade ferrate, costruivano le linee tranviarie usando lo stesso scartamento.
Ma perché i costruttori inglesi usavano questo scartamento? Perché quelli che costruivano le carrozze dei tram utilizzavano gli stessi componenti e gli stessi strumenti che venivano usati dai costruttori di carrozze stradali, e quindi gli assi avevano la stessa larghezza e lo stesso scartamento.
Bene! Ma allora perché le carrozze utilizzavano questa curiosa misura per la larghezza dell'asse? Perché, se avessero usato un'altra distanza, le ruote delle carrozze si sarebbero spezzate percorrendo alcune vecchie e consunte strade inglesi, in quanto questa era la misura dei solchi scavati dalle ruote sul fondo stradale.
Ma chi aveva provocato questi solchi sulle vecchie strade dell'Inghilterra? Le prime strade di collegamento costruite in Europa (e Inghilterra) furono quelle costruite dall'Impero Romano per le proprie legioni. Prima di allora non vi erano strade che percorrevano lunghe distanze.
E i solchi sulle strade? I carri da guerra romani produssero i primi solchi sulle strade, solchi a cui poi tutti gli altri veicoli dovettero adeguarsi per evitare di rompere le ruote. Essendo i carri da guerra costruiti tutti per conto dell'esercito dell'Impero Romano, essi avevano tutti la stessa distanza tra le ruote.
In conclusione, lo scartamento standard di 4 piedi e 8,5 pollici deriva dalle specifiche originarie dei carri da guerra dell'Impero Romano ed è la misura necessaria a contenere i sederi di due cavalli da guerra.
MORALE
1. la prossima volta che ti capitano in mano delle specifiche tecniche e ti stupisci per il fatto che le misure sembrano stabilite con il culo, magari stai facendo proprio la giusta congettura;
2. la misura standard utilizzata nel più avanzato mezzo di trasporto mai progettato in questo secolo (i booster dello Shuttle) è stata determinata oltre due millenni or sono prendendo a modello due culi di cavallo!!!


È una bufala ma ha dei fondamenti di verità... vedi i solchi nelle strade di Pompei...


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: sabato 29 maggio 2010, 11:32 
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Nome: Armando Pappalardo
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Località: San Germano Vi/Cropani Marina Cz
Big Miura! :D

Armando


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: sabato 29 maggio 2010, 15:05 
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Iscritto il: sabato 6 maggio 2006, 15:55
Messaggi: 1617
Località: bologna
Carmelo non è una bufala,lo scartamento non è mai cambiato,i carri dei longobardi,e quelli dei franchi ecc ecc,se pensi a vari barbari che arrivarono a cavallo senza praticamente salmerie, e chi erano gli artigiani? sempre gli stessi!
Del resto a 2 secoli esatti gli effetti dell impero(che duro' pochissimo con Napoleone a sant' elena subito)durano ancora,anche se non se ne accorge nessuno.
PS ad un eventuale incredulo consiglio di fare la prova di ordinare dicendo solo 2 per la quantità di affettato fuori dall impero, per esempio in austria,non capiranno pensando a 20 grammi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: martedì 1 giugno 2010, 13:46 
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Nome: Maurizio
Iscritto il: martedì 27 giugno 2006, 12:27
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Località: Roma
Cita:
D' altro canto, anche lo scartamento standard ferroviario (1435 mm.), proprio perche' di origine anglosassone, non e' affatto un numero tondo.

è così tondo la che sono 4 piedi, 8 pollici e mezzo :lol: :lol: :lol:
Per il topic, io ho svariati modelli in 1/80 e me li tengo volentieri per ragioni soprattutto affettive. non credo che la riedizione sia possibile per una serie di fattori di mercato e di tempi che sono passati, anche se io mi farei incetta di 740 e 940 per abbinarle a quelle che ho già. ... e fare compagnia alla 691 con l'Orient Express :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

Per la forza di trazione, quando ero teenager certe cose le provavo dal vivo: i vincitori delle prove sono sempre stati gli RR 1/80 (632 e 691), hanno battuto anche la 345 ROCO col motorone.
Come facevo a provare? Alla fine, dopo aver finito i vagoni (al ventesimo circa), invertivo la polarità delle ruote ed andavano in due sensi opposti: davo corrente e la 691/632 si tirava dietro il 345 con le ruote che slittavano.

Saluti rivarossiani rigorosamente fuori scala

Maurizio


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: martedì 1 giugno 2010, 19:27 
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Iscritto il: venerdì 27 gennaio 2006, 0:24
Messaggi: 1582
sportwagon ha scritto:
Cita:
D' altro canto, anche lo scartamento standard ferroviario (1435 mm.), proprio perche' di origine anglosassone, non e' affatto un numero tondo.

è così tondo la che sono 4 piedi, 8 pollici e mezzo :lol: :lol: :lol:

Infatti è lo scartamento delle ruote dei carri romani. Al tempo, in inghilterra, si trovò una strada romana che aveva appunto il solco delle ruote dei carri di tali dimensioni, quindi gli inglesi decisero che se era comodo per i carri romani sarebbe stato comodo anche per i treni. :D
Gli inglesi propsero anche uno scartamento "largo" per aumentare la grandezza del forno delle loco, ma non ebbe successo.

mmmh sono OT? si okkei nn dico + niente, tranne che adoro l'estetica decadente e rara della scala rivarossiana, la trovo ...wagneriana da crepuscolo degli dei... aahhh i lottile erotismo wagneriano :mrgreen:


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: martedì 1 giugno 2010, 20:25 
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Iscritto il: sabato 14 gennaio 2006, 16:20
Messaggi: 897
@ gmg20:
è una bufala la storia nel suo complesso... ma l'origine dello scartamento è quantomeno verosimile: vedi appunto gli attraversamenti pedonali a Pompei.
Un'altro esempio della "creatività" britannica è il sistema monetario predecimale: £sd (non la droga!) Pounds/Shillings/Pence non combacia... ma Libra/Solidus/Denarius... oh!

@ Mr.Sanders:
Great Western Railway: 7' 1/4" - 2140 mm


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: mercoledì 15 aprile 2020, 22:12 
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Iscritto il: sabato 3 maggio 2014, 18:54
Messaggi: 1676
Cercando notizie sugli scartamenti modellistici ho trovato questo thread piuttosto abbandonato e mi ci intrufolo postando il frutto di mie vecchie ricerche:
Nel 1859, a Norimberga, in Germania, il lattoniere di 42 anni Theodor Friedrick Wilhelm Marklin e sua moglie Caroline iniziano con una cucina per case di bambole quella che sarà una delle più longeve e fortunate produzioni di giocattoli del mondo intero. Nel 1888 la Gebruder Marklin (Fratelli Marklin) sforna i suoi i primi trenini a molla. Ai primi del Novecento - accanto ad un fantastico assortimento di giostre, navi, carrozze con e senza cavalli, macchine a vapore e accessori per case di bambole - la Marklin ha già in catalogo dei raffinati modelli ferroviari azionati da motori ad orologeria e a vapore che riscuotono un crescente successo.
Risalgono a questo periodo i primi tentativi di standardizzazione: spronati dalla Marklin i vari produttori tedeschi (sono attivi nomi come Doll, Issmayer, Bing, Carette e diversi altri) si mettono d’accordo per realizzare dei binari con misure prefissate di scartamento, in modo che siano compatibili con i treni giocattolo dei diversi marchi. Si giunge così a definire gli scartamenti I = 45 mm, II = 60 mm e III = 75 mm.
Visti con l’ottica odierna sono enormi. E giganteschi erano infatti i treni di latta che correvano su questi binari (foto 4): una locomotiva a scartamento I è lunga mediamente mezzo metro, figuriamoci una a scartamento III! Si tratta di ferrovie adatte alle abitazioni dell’alta borghesia della Bella Epoque, dove lo spazio non era risicato.
Per allargare il mercato a clienti un po’ meno ricchi, fin dagli anni ’20 nascono delle ferrovie giocattolo (ancora non si può parlare di modelli, anche se esistono riproduzioni accuratissime, che però hanno costi proibitivi) realizzate per uno scartamento più piccolo dell’I (45 mm). Cosa c’è di più piccolo di 1? Con uno sforzo di fantasia, il nuovo scartamento viene chiamato 0 (Zero, Null in tedesco). La Marklin, ovviamente, è fra le prime a fabbricare trenini a scartamento 0, con motori a molla, a vapore o elettrici. E in Gran Bretagna trova un imitatore in Frank Hornby, l’uomo che nel 1908 ha fondato a Liverpool la Meccano Ltd per produrre le costruzioni metalliche di sua invenzione.
Nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, le importazioni di giocattoli tedeschi si interrompono bruscamente e Hornby, per supplire alla mancanza, comincia a produrre treni giocattolo. Nel 1925 appaiono i primi trenini elettrici Hornby a scartamento 0, che presto riscuotono un successo quasi paragonabile all’ormai già celebre Meccano.
Non pago, all’inizio degli anni Trenta il vulcanico Hornby decide di produrre elementi in scala che integrino i suoi treni e completino i plastici ferroviari a scartamento zero rendendoli il più verosimile possibile: è così che nascono i Dinky Toys, in scala 1/43 perché i 32 mm dello scartamento 0 sono (quasi) 43 volte più piccoli dello scartamento standard delle ferrovie reali, che è di 1.435 mm. (foto 5)
Ma perché proprio 1.435? Per rispondere a questa domanda, il passo indietro che dobbiamo fare è stavolta parecchio lungo: andiamo nell’antica Roma. I romani, si sa, erano dei tipi pragmatici, così, quando si trattò di costruire le grandi vie consolari (Flaminia, Salaria, Appia, Cassia ecc) ne calcolarono la larghezza in modo tale da permettere a due carri di incrociarsi agevolmente. Quindi, considerata la misura di una pariglia di cavalli o di buoi, stabilirono una conseguente regola (oggi diremmo uno standard) per la carreggiata, ovvero la distanza fra le due ruote di uno stesso asse, dei veicoli che le percorrevano.
La carreggiata imposta era di 5 piedi romani. Lo si può constatare dai solchi che ancora oggi sono visibili sul basolato delle strade consolari.
Molti secoli dopo, ai confini estremi dell’ex impero romano, qualcuno pensò a come si potesse rendere più agevole l’attività di estrazione del carbone nelle miniere inglesi. Ed ebbe l’idea di fare scorrere le ruote dei carretti pieni di carbone su due file di travi di legno allineate parallelamente lungo i tunnel delle miniere (foto 6). Nacquero così le tram-ways (dall’antico termine anglosassone “traam”, che significa appunto trave).
Quando le prime locomotive a vapore, inventate proprio a tale scopo, cominciarono ad essere usate per trainare (ecco la parola train, che in italiano dovrebbe essere traino, e non treno) i vagoncini minerari, fu logico costruirle nello scartamento delle tramways, che altro non era se non lo stesso usato fin per i primi carretti, ovvero quello tradizionale di 5 piedi romani, pari a 1435 mm.
Ecco quindi il filo che lega indissolubilmente i nostri trenini in H0 e i nostri automodelli in scala 1/43 ai carri degli antichi romani.
Grazie per l'ospitalità.


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 Oggetto del messaggio: Re: Linea Vintage Rivarossi:possibile?
MessaggioInviato: giovedì 16 aprile 2020, 11:00 
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Iscritto il: sabato 3 luglio 2010, 20:25
Messaggi: 258
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Carmelo Ferrante ha scritto:
@ gmg20:
è una bufala la storia nel suo complesso... ma l'origine dello scartamento è quantomeno verosimile: vedi appunto gli attraversamenti pedonali a Pompei.


Ci sono un po' di imprecisioni. Ma l'origine antico romana è corretta.
Per iniziare l'esercito romano non utilizzava carri, dato che spesso operava in zone dove non c'erano strade. Le loro salmerie viaggiavano someggiate (su muli o asini) e, con il loro robusto senso pratico, le chiamavano "impedimenta".

Lo stesso senso pratico lo mettevano nella progettazione e realizzazione delle strade: le facevano della larghezza standardizzata di 2 passi romani doppi, appena meno di 3 metri. Per poter permettere l'incrocio dei carri questi dovevano avere la carreggiata un po' più stretta e la hanno defnita di 1 passo doppio meno 1/6 di piede romano.
Considerando che un passo doppio è circa 1482mm e 1/6 di piede romano circa 47mm, esce circa 1435mm! :shock:

Dato che le strade romane sono rimaste in uso per secoli non valeva la pena fare carri più larghi, e neanche più stretti ... perdevi carico trasportabile! E quindi la misura è rimasta sostanzialmente quella.

Nel corso del 1700 poi vennero in uso dei convogli composti da gruppi di 2/3/4 carri (come i camion a rimorchio), per risparmiare su animali e conducenti, ma per tenerli allineati (specie nelle discese) si posarono delle canalette ad U in legno in cui tenere le ruote, naturalmente della carreggiata dei carri. Dal legno si passò a canalette in ferro, ben più resistenti, ma sempre col difetto che tendevano a riempirsi di terra e sporco e andavano continuamente ripuliti, finchè qualcuno si rese conto che rialzare la barra sul terreno e munire le ruote dei carri di bordini interni risolveva il problema della ripulitura e manteneva lo stesso i carri allineati. Era nato il binario!

Quando si è passati ai treni, considerando che i vagoni inzialmente erano poco più che carri riadattati, si è mantenuta la carreggiata, ora chiamata scartamento.


Cita:
Un'altro esempio della "creatività" britannica è il sistema monetario predecimale: £sd (non la droga!) Pounds/Shillings/Pence non combacia... ma Libra/Solidus/Denarius... oh!


Anche qui è impreciso.
La suddivisione nasce dal sistema monetario carolingio (creato da Carlo Magno a fine 700), che prevedeva che una libbra d'argento venisse suddivisa in 240 denari d'argento, poi si introdusse il soldo per avere concentrato in una singola moneta un maggior valore.
La suddivisione era 1 libbra = 20 soldi, 1 soldo = 12 denari.
Il sistema è stato sostanzialmente in vigore in molti paesi europei fino alla rivoluzione francese, che introdusse il sistema metrico DECIMALE.
Il Regno Unito è stato solo l'ultimo ad associarsi al SMD nel 71.

Ma perché quella suddivisione? Per iniziare 12 è un numero molto flessibile: può essere diviso per 1/2/3/4/6!

Ma secondo me c'è un'altro motivo: all'epoca non c'erano le calcolatrici e solo chi operava abitualmente con i numeri (commercianti, banchieri, amministratori, contabili) usava l'abaco, gli altri dovevano arrangiarsi e, se ci fai caso, contando con il pollice le falangi delle altre 4 dita della mano, vedrai che sono proprio 12, 3 per ognuna delle 4 dita!
Inoltre contando tutte le dita di mani e piedi si ottiene 20, come i soldi che formavano la libbra!

Dopo questa escursione archeologica/carrareccia/monetaria ... chiudo qui l'off-topic! :D

Gully


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