claudio78 ha scritto:
Ciao ragazzi,
ho anche io un locomotore E.626 della Roco affetto dal problema del deterioramento della zama. Come già segnalato i carrelli si trovano ancora a ricambio, ma lo chassis è terminato, ho contattato la Roco (direttamente, non tramite Gieffeci), e mi hanno detto che non ce ne sono più e che non hanno nemmeno i disegni originali del componente.
Poichè sono un ingegnere meccanico progettista e il reverse engineering è il mio mestiere, mi sono armato di calibro e pazienza e ho buttato giù un modello 3D dello chassis. Al momento me lo stanno realizzando in Rapid Prototyping, mediante Sinterizzazione al laser di polveri di nylon (o un altro materiale plastico, adesso non ricordo). Così fatto lo chassis non avrà più il peso dell'originale, e dunque la motricità se ne va un po' a farsi benedire, però sarà possibile montare il modello e averlo in esposizione senza vederlo giorno dopo giorno deformarsi e creparsi, e tornerà ad essere funzionante in tutto e per tutto.
Appena mi arriva il prototipo lo monto e verifico di non aver comesso errori. Purtroppo effettuare rilievi di precisione su un oggetto realizzato di fusione, deformato e crepato non è affatto semplice.
Se tutto va bene e il locomotore funziona, se siete interessati, posso metterlo a disposizione per l'acquisto su un sito che si occupa proprio di questo (un negozio online famoso per il rapid prototyping). Se non ho fatto male i conti, con una 50ina di euro tutto incluso si riesce ad avere. E' una cifra alta, ma per quanto mi riguarda ho preferito spendere quei soldi anzichè buttare un modello bellissimo.
Sempre se siete interessati, quando mi arriverà posso postare delle foto...
ciao Claudio, mi permetto di fare queste considerazioni: per quanto ne so io gli oggetti realizzati con prototipizzazione rapida non hanno una durata illimitata ma tendono nel tempo a diventare fragili; sono altresì abbastanza "ruvidi", nel senso che recano ben visibili ad occhio nudo le varie stratificazioni delle resine. Forse una soluzione sarebbe che a partire da un prototipo ben levigato a mano, per quanto possibile, si faccia eseguire una microfusione in ottone, ricuperando così la solidità dinamica e il peso necessari per la trazione. La microfusione ha inoltre il vantaggio di un costo limitato alla realizzazione dello stampo in gomma siliconica che inciderà al massimo per un centinaio di euro e forse un paio di euro per la fusione in ottone che potrà essere replicata in quantità industriale, mentre ogni prototipo in resina/nylon sarebbe un esemplare unico. Comunque bella iniziativa!