ste.klausen21 ha scritto:
1. quando il cielo è nuvoloso ( ma noi vediamo ancora bene), il fotovoltaico produce 0.
Questo significa che, quando una perturbazione tiene nuvole su tutta l' Italia per 2 giorni, l' energia deve essere fornita dalle solite centrali. Delle quali non si potrebbe dismettere neanche 1 MW.
Io ho sentito opinioni differenti... Hai presente che anche con le nuvole al mare ci si abbronza ? Bene, che cali ci può stare, ma di fotoni ne arrivano lo stesso, altimenti col piverle dorato che vi vedi...
ste.klausen21 ha scritto:
2. quando arriva il fronte della nuvola, l' energia prodotta và a 0 in meno di 1 sec. Il pannello, in sè, ha tempi di reazione di microsecondi.
Gli impianti di generazione attuali non sono progettati per tempi di reazione simili. La valvola di una centrale idroelettrica non può certo aprirsi in un secondo. E se lo facesse, il flusso d' acqua nella condotta forzata non potrebbe certo regimarsi in un secondo.
Quindi non tutte le centrali sarebbero disponibili per compensare immediatamente la variabilità del solare.
Questo scenario non considera buffer locali (i.e. gli accumulatori che fanno parte di ogni impianto) che possono sopperire. E con piccoli impianti questi buffer possono essere piccoli.
Peraltro, non credo proprio che il controllo sull'energia prodotta in una centrale idroelettrica si faccia sul flusso d'acqua. Bravissimo a considerare l'inerzia del flusso d'acqua, ma quella delle turbine ? No, il controllo lo fai sulla parte elettrica, questo lo so per un aneddoto dei tempi di "Controlli automatici", dell'omino che doveva "inseguire" il movimento di un ago con una leva... Stranamente la cosa ricorda un fatto analogo riferito al transitorio delle trifasi nell'ultimo libro di Mascherpa, quello sulle 471. Kàndò aveva pensato ad un (costoso) cognegno automatico, Bianchi proponeva il consiglio di un addetto di un deposito di un indicatore ed una leva da manovrarsi a cura del macchinista (e la condotta del treno, segnali in primis ?)
ste.klausen21 ha scritto:
Non sò se le centrali a combustibile siano più pronte. Ma un secondo mi sembra veramente corto.
Risultato : buco nella potenza disponibile. Sovraccarico delle centrali più sveglie. Scatto a catena delle protezioni. Tutta l' Italia al buio. Una giornata per ripartire.
No, hanno inerzie termiche tali che i guasti si manifestano dopo giorni. Il controllo di nuovo non lo fai sulla parte meccanica.
ste.klausen21 ha scritto:
3. il non poter prevedere a priori chi sarà il generatore e chi l' utilizzatore (generazione diffusa e volano di rete), richiederebbe un aumento generalizzato della sezione dei cavi e dei sistemi di regolazione sui trasformatori.
Gli impianti fotovoltaici domestici RARAMENTE forniscono corrente alla rete, nella maggior parte del tempo fanno si che non se ne richieda. L'elettricità prodotta in loco non è fatta per essere trasportata. Anzi, meno la si trasporta e meglio è.
E' il generatore rinnovabile "domestico" che integra una rete di generazione dell'energia che non è detto debba per forza prevedere megacentrali a combustibile fossile. Eolico - chi ci lavora e tira l'acqua al suo mulino parla di un 20% - idroeletrico, combustione di biomasse e biogas, ma quest'ultime non in megacentrali, ma in un sistema più distribuito.
Mettendo la centrale vicino alla "fonte di carburante" si eliminano i costi (anche energetici) di spostare tale carburante.
ste.klausen21 ha scritto:
Con tanti microimpianti a 230 V, il punto che mi sembra tecnicamente più difficile da risolvere sono i vari trasformatori in linea, che potrebbero necessitare di prese intermedie aggiuntive. Ovvero : li si dovrebbe sostituire tutti, assieme ai relativi sistemi di regolazione.
Non sono un elettrotecnico. Ma sono più propenso a pensare che statisticamente ci possa essere un bisogno di corrente "vicino" al surplus. Ma ci vorrebbero dati affidabili.
ste.klausen21 ha scritto:
4. d' inverno la produzione cala del 70% rispetto a quella estiva. Di notte non produce mai.
Tralasciamo che di notte non produce mai, lo diamo per ovvio. Ma le cifre sull'inverno ? Focus o una pubblicazione scientifica ?
ste.klausen21 ha scritto:
Il fotovoltaico potrebbe essere limitato a qualche percento, dando soldi alla ricerca. Soldi che, comunque, sborsa la finanza pubblica e che potrebbero anche essere assegnati con altri criteri.
La ricerca, qualsiasi essa sia, viene finanziata con denaro pubblico, sopratutto in Italia - ma direi in Europa. Lo vedo da MOLTO vicino come funziona, e ti dico anche che ci sono multinazionali nordamericane che mungono la 'vacca europea'. Non aspettare i privati.
Detto questo, la ricerca sul fotovoltaico è dannatamente appetibile, in quanto ci sono una marea di applicazioni oltre alla produzione domestica - vedi applicazioni consumer, applicazioni per luoghi non raggiungibili da linee elettriche: migliorare le prestazioni delle cellule fotovoltaiche può ad esempio ridurre la dipendenza di apparecchiature come questa

- boa di un sistema allerta tsunami - da certi tipi di batterie che non vorresti vicino alle gonadi.
ste.klausen21 ha scritto:
Potrebbe avere utilità per impieghi limitati (p.es. alimentazione di condizionatori d' aria in loco).
Ma per quanto esposto sopra, il fotovoltaico non può sostituirsi o integrare massicciamente l' attuale sistema di produzione dell' energia elettrica.
Ma cavoli, matematica niente eh ? Sommatorie ?
Tanti piccoli contributi sommati insieme fanno un grosso contributo. Già ad avere un contributo che in percentuale si scrive con una cifra sul 100% della richiesta di energia non è un risultato disprezzabile. Arrivare a 2 cifre non sarebbe male.
Nessuno parla di soppiantare. Ma il miglioramento dell'efficenza energetica deve passare per ogni punto. Esattamente come passando per ogni pezzo della locomotiva a vapore, studiandolo e (ri)progettandolo analiticamente, Porta ha portato le vaporiere ad avere efficenze termodinamiche paragonabili ai diesel. Magari bruciando combustibili disponibili in loco...