Dal Corriere del Mezzogiorno
Ferrovia Foggia-Benevento, Puglia indietro di 150 anni Era la linea di Garibaldi quand'era «dittatore del Sud». La regione delle «grandi opere» è solo un ricordo
Ci vorrebbe il «dittatore», lui sì che si intendeva di treni. Non Benito Mussolini, accreditato da fonti «di parte» come l’unico che sia mai riuscito a far viaggiare puntualmente i treni in Italia. Ma Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi ma anche « dittatore pro-tempore del Sud» (carica che assunse nel 1860 dopo la vittoria sul Garigliano). Perché Garibaldi 150 anni fa, con grande lungimiranza, fu tra i primi a prendere a cuore il collegamento ferroviario tra l’Adriatico e il Tirreno facendo in modo che la Benevento-Foggia diventasse la prima linea elettrificata del Regno d’Italia. Un collegamento ferroviario rimasto «d’avanguardia» per almeno i primi 50 anni di vita: nel 1928 la Foggia-Benevento fu infatti anche la prima linea in Italia ad adottare il sistema di elettrificazione a 3mila volt, lo stesso attualmente in funzione sulle rete nazionale.
All’epoca l’elettrificazione della tratta Foggia-Benevento, successivamente Foggia-Napoli, provocò una riduzione dei tempi di percorrenza da oltre cinque a tre ore e mezza. Più o meno quanto si impiega adesso dal Tavoliere al Vesuvio, con cambio a Caserta o Benevento. O, meglio, quanto ci si impiegava la scorsa settimana. Perché ora con la frana di Montaguto che ha interrotto il trasporto ferroviario proprio tra Foggia e Benevento, la durata del percorso (in bus tra i capoluoghi dauno e sannita) si è ovviamente ampliata.
E così la Puglia è tornata indietro di un secolo e mezzo. La tratta Foggia-Benevento— per la quale lavorarono 5mila uomini per un costo complessivo dell’opera di 29 milioni di lire, come ricorda il libro «Le strade ferrate in Capitanata» di Mariano Tosques (Utopia Edizioni) —— che di fatto collegò l’Adriatico con il Tirreno venne inaugurata nel marzo del 1871 con l’apertura della galleria Cristina, l’ultima delle tre previste per complessivi 16 chilometri (le altre erano Ariano e Starza). Ma già prima dell’inaugurazione — quindi nel 1870, 140 anni fa — la strada ferrata tra Foggia e Benevento era utilizzata grazie a carri e diligenze che si sostituivano al treno prima dell’imbocco delle gallerie. Come adesso, quindi, che all’Eurostar si sostituisce l’autobus.
Fa rabbia pensare che ciò che 100-150 anni fa era tra i tratti ferroviari più all’avanguardia d’Europa oggi sia il più dimenticato d’Italia. E che la Puglia «grandi opere» — non solo per la tratta tirrenica ma anche per quella adriatica — di fine ’800 e inizio ’900 sia adesso solo un ricordo dei libri (e neanche di quelli di scuola): i lavori per la tratta Pescara-Foggia cominciarono il 21 ottobre del 1861; il 15 settembre del 1863 fu aperto all’esercizio il primo tronco di 22 chilometri da Pescara a Ortona; e l’8 novembre del 1863 due treni con a bordo il re Vittorio Emanuele e i suoi invitati partirono dalla stazione di Torino in direzione Foggia. Altri tempi e altri capitali: l’opera fu portata a termine dai privati della Società per le Strade Ferrate Meridionali del conte Pietro Bastogi. Poi, nel 1905, arrivarono le Ferrovie dello Stato. E il treno si è fermato. Un esempio su tutti: sul finire del ventennio fascista fu realizzata la linea di raccordo Bivio Cervaro-Bivio Incoronata che restò in esercizio fino al 1964: per oltre 60 anni dalla sua attivazione è stata l’ultima opera realizzata in provincia di Foggia, sebbene un programma di lavori, approvato il 4 aprile del 1940 dal Consiglio dei ministri, comprendesse interventi importanti come il raddoppio della San Severo-Termoli (unico tratto da Londra a Brindisi ancora a binario unico) della quale soltanto nel 2003 è stata attivata la prima tratta in variante di tracciato (attualmente sono ancora a binario unico i 42 chilometri da Poggio Imperiale a Termoli).
E anche il raddoppio della Foggia-Benevento— che con parole altisonanti i politici chiamano da una decina d’anni Alta capacità ferroviaria sperando che qualcuno si confonda con l’Alta velocità dimenticandosi così che il Sud-Est è la nuova periferia d’Italia — è tutto da fare come dimostrano le peripezie dei viaggiatori degli ultimi giorni. Ad oggi sono stati finanziati 550 milioni di euro di lavori (Bovino-Cervaro per 230 e Orsara-Bovino per 320 con Contratti di programma Rfi 2007/09), potrebbero esserne finanziati altri 1.353 milioni (con il Contratto di programma tra Stato e Ferrovie dello Stato al prossimo Cipe per le tratte Napoli-Cancello, Cancello -Frasso Telesino-Dugenta) ma mancherebbero ancora 3.358 milioni, di cui 2.210 solo per la tratta Apice-Orsara di Puglia per raggiungere i complessivi 5.261 neccessari. Insomma, se tutto va bene potrebbe essere finanziata la metà dell’opera che prevede il raddoppio dei binari. «Presto», secondo i più ottimisti. E comunque 150 anni dopo Garibaldi.
Michelangelo Borrillo
|