alx7473 ha scritto:
Io voglio sapere perchè quando si parla di infrastrutture al di sopra del Volturno sono bene accette, sacrosante, e quando invece sono al di sotto saltano fuori discorsi da far venire il volta stomaco.Me lo devono spiegare sti quattro buffoni.
Ovviamente rispondo solo per quanto ho scritto io.
Non ho assolutamente nulla contro le infrastrutture siciliane rispetto a quelle del Piemonte, del Veneto, della Toscana o della Puglia, sono d'accordo su nuove infrastrutture ferroviarie, un po' meno (a seconda dei casi) per quelle stradali. Detto questo, segnalo che le Regioni ricevono i trasferimenti dal governo centrale sulla base del principio di sussidiarietà tra le aree più sviluppate del Paese e quelle meno sviluppate. In cambio lo Stato (da poco, tutto sommato) ha iniziato a chiedere conto dei bilanci regionali, chiedendo risparmi e riforme strutturali: in modi diversi, con storture e limiti più o meno grossi, tutti i governi regionali hanno risanato i bilanci, a partire soprattutto dalla sanità, che rappresenta il principale capitolo di spesa regionale. Lo si è fatto, ripeto, in Emilia come in Lombardia, nella Puglia di Fitto come in quella di Vendola, in Basilicata.
La Sicilia non ha
mai tentato una cosa simile e tutti gli anni lo Stato ripiana i debiti, tutti gli anni il bilancio della Regione Sicilia è peggiore. Dire che non arrivano soldi nella tasca delle infrastrutture dopo che si ha la tasca della sanità e delle altre spese regionali piena, è una ipocrisia.
Questo dovrebbe interessare in primo luogo i siciliani, mai capaci di essere autonomi, sempre bisognosi dell'aiuto altrui...
Evidentemente è meglio continuare ad accettare posti di lavoro fasulli (come gli ennesimi trovati da Cuffaro prima delle elezioni), clientelismo e viadotti che finiscono nel nulla e rassegnarsi poi, per un qualsiasi esame clinico o per una visita specialistica (sempre per restare in tema sanità), a farsi 300, 600 o 800 chilometri per venire in continente. Mentre i baroni e i professori della sanità privata guadagnano miliardi, a spese dei siciliani e, soprattutto, dello Stato.
Au revoir
Roberto